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Sei poesie inedite di Alba Toni - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  Siamo lieti di poter pubblicare sei poesie inedite della poeta Alba Toni , già apparsa su queste pagine.  La poeta ci presenta una scrittura che fa della assenza di struttura prefissata il suo cardine, quasi a voler instaurare con il lettore un rapporto monologico.  Leggerla, a parere di chi qui ora vi scrive, crea la sensazione di essere di fronte ad una narrazione che, pur rispettando ogni canone della contemporanea poesia, porta con sé dei tratti narrativi tipici del monologo; un dirsi per permettere al lettore di ricordarsi di sé . Per il lettore l'effetto di trascinamento risulta del tutto evidente e si trova rivivere nelle esperienze, nel mondo psicologico che la poeta gli descrive, tratti della sua propria esperienza e vissuto che, in quanto universali, per ognuno di noi si colorano di "nuances" differenti. E proprio le incursioni di terminologie della lingua d'oltralpe rende le composizioni dense di richiami a mondi limitrofi al nostro, eppure diversi.  In a

Due poeti allo specchio (Daniela Stasi e Sergio Daniele Donati)

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  MI DISSIMULO   Mi dissimulo, in voi; che ─ di me ─ conservate ─ la vostra ─ presenza.   ( DANIELA STASI - INEDITO 2024) COPRO I VOLTI   Copro i volti che dicono miei di parole di latta in cui è custodita la fatica ─ e la gioia ─  dell'infanzia del mondo.   ( SERGIO DANIELE DONATI - INEDITO 2024)   Video-lettura Musica: "Spiegel Im Spiegel" di Arvo Part

(Redazione) - Cinque poesie di Mauro Barbetti tratte dalla raccolta inedita "Poligrafiche di stati" con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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    Quando un autore ci affida dei suoi inediti ciò rappresenta per noi un grande onore ed onere , ché affidare la propria neonata parola ad altrui cure, crea sempre un legame d i delicata fattura. Il senso di responsabilità aumenta se il poeta ci fa dono di componimenti destinati a far parte di una raccolta non ancora edita, perchè chi ne dovrà parlare e farne commento, deve saper entrare nel "corpus" di un'Opera con il passo lento del cercatore di tracce animali d'inverno, sotto una coltre di neve.  Quelli che vi presentiamo oggi, di Mauro Barbetti , sono dunque componimenti destinati a far parte della raccolta "Poligrafiche di stati" di prossima edizione e della quale vi lasciamo, in fondo all'articolo una sinossi predisposta dallo stesso autore.   Ci troviamo di fronte ad una scrittura dai forti richiami a suggestioni scientifiche o (fanta)scientifiche  che servono alla descrizione di un umano cui mai è estranea la coscienza del corpo che, tuttavia,

La parole est une piqûre de guêpe (La parola è una puntura di vespa)

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____ La parole est une piqûre de guêpe. Elle traverse ton épiderme et laisse des rougeurs que tu cherches à gratter, lacérant des pellicules sacrées du silence précieux, sur ton corps distrait. ______ ____ La parola è una puntura di vespa. Attraversa il tuo epitelio e lascia rossori che tu cerchi di grattare, lacerando pellicole sacre di prezioso silenzio, sul tuo corpo distratto. ______ Testo - inedito 2024 - e traduzione dal francese di Sergio Daniele Donati 

Poeti allo specchio (Viola Bruno e Sergio Daniele Donati)

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    _______ Accommodez de l’arrêt du touche impermanent oubliez la racine la fente dans la terre confiez-vous au ciel habituez les pupilles à l'écoulement des vents à l’assolement des nuages convertissez-vous à l’Air, au vol sans résistence.   Viola Bruno -  inedito 2024 -     _______ Ci si accontenti della sosta dello sfioro impermanente si dimentichi la radice l'affondo nella terra ci si confidi al cielo abituando le pupille al volgere dei venti l'avvicendarsi delle nubi ci si converta all'Aria, al volo senza opporre resistenza.   Traduzione dal francese di Viola Bruno   _______ Éphémère est mon regard sur ce qui reste; une pierre de témoignage. L'obsidienne au centre de mes yeux reflète des vides d'intention  tandis que je tacite le chant du vent,  chaque nuit pour capturer les sons  de l'assoupissement de mes angoisses.  Mais la racine, non,  ne se tait jamais.  Elle murmure  dans la langue ancienne  le devoir de rester  ancrée à une parole  encore

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 37 - Su una poesia inedita di Gianfranco Isetta

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    di Sergio Daniele Donati   Gianfranco Isetta IL TESTO IL SASSO Il sasso si contorce nel dolore che accoglie senza darlo a vedere forse è il mio corpo che non riesce a sentirne il diverso soffrire Servirà un nuovo sguardo; si volga alla terra sfuggendo anche dai nomi acqua, foglie, fiore alberi, cespi e pietre e qualche volta uomo.   Il testo di questa poesia inedita di Gianfranco Isetta mi ha portato ad alcune riflessione inter ed extratestuali per me molto stimolanti. La poesia pare accogliere, in ossimorico esordio, un movimento nel simbolo stesso dell'inerzia e della stasi: la pietra.  Il poeta ne coglie le contorsioni, gli spasmi di dolore e non tanto per empatica sovrapposizione dell'umano all'inanimato, quanto per l'esatto contrario.  Il non dare a vedere il dolore di un sasso, diviene discettazione, con richiami che più avanti cercherò di delineare al limite della percezione umana. È come se il poeta assumesse come impossibile una certa soffere