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(Redazione) - Dissolvenze - 44 - To baa or not to baa

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  di Arianna Bonino James Ensor , Squelettes se disputant un hareng saur , 1891.  Bruxelles, Musées royaux des Beaux Arts de Belgique  (lo trovate a questo  link ) To baa or not to baa Chissà il poeta in casa come vive, se prima di parlare sceglie il verbo tra gli aulici vocaboli e superbo si vanta per le dette iniziative. Nel traffico al mattino le invettive sono volgari termini col nerbo di chi bestemmia senza alcun riserbo o suonan come liriche missive? Ragiona in rima mentre fa la doccia? Magari quella goccia si fa stilla e terge – mica asciuga – gambe e braccia! Ma forse è solo quando lui barcolla dopo i bagordi, passata la bisboccia, che l’animo suo puro viene a galla: lo spirito o l’ingrulla e allora s’odon barbari belati o svela infine nobili i suoi afflati. ( di Arianna Bonino )

(Redazione) - Fisiologia dei significati in poesia - 14 - Può il poeta vivere di sola parola?

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di Giansalvo Pio Fortunato   Può il poeta vivere di sola parola? È questa, presumibilmente, la domanda più astrusa ed ancestrale per una fisiologia dei significanti in poesia. Ed è la domanda più difficile da collocare, perché pone essenzialmente in essere due presupposti, che non sono così immediati in una considerazione complessiva attorno alla poesia. nella poesia è la parola a trionfare; non la lingua. ogni ontologia, in poesia, è composta nel e dal linguaggio. Questi due essenziali nuclei tematici guideranno, per diverso tempo, la riflessione su un’analitica in poesia. Un’analitica che, nel dettaglio, non è né terminologica, né linguistica, né proposizionale. Si sofferma, piuttosto, sul sapersi insediare nel corpo poetico per sviscerarlo, pur tenendo conto delle disambiguazioni di fondo che se ne generano. Perché il campo poetico, in fondo, è campo ambiguo: è sterrato viscido che, continuamente, dà parvenza di aver raggiunto un’orma pulita e pura, quando in realtà ha se...

(Redazione) - Amerinda - 03 - Domingo Alfonso, il poeta dell’uomo comune

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di Antonio Nazzaro Negli anni 50 la Cuba pre-rivoluzionaria vede apparire sulla scena poetica un personaggio che, probabilmente senza volerlo, si trova a costruire un ponte tra l’isola considerata una colonia nordamericana e l’isola che diventerà il simbolo della libertà non solo in America ma in tutto il mondo. Si tratta di Domingo Alfonso, decano della poesia cubana. In un momento di cambiamento epocale Domingo Alfonso sceglie di essere il cantore dell’uomo comune. Domingo, di colore e giovane architetto. Dopo un esordio con una silloge di poesie in rima, già nel 1959 annuncia la sua “sospensione di giudizio” e -allo stesso tempo- un sentire poetico carico di sentimenti profondamente semplici. È un negro: sa chiaramente a che mondo appartiene e, per la sua epoca, è quasi una rarità, frequenta l’università diventa architetto, professione che eserciterà per tutta la vita. (1) I fiumi sono lunghi e tremendi, come frustate, o come serpenti senza fine, o come le pene della razza negra, o ...

La colpa di Dedalo

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Ti avevo avvisato: il centro non sempre è caldo. Ciò che è certo è che pulsa sotto lo stimolo d'intenzioni e linfe collose. Sono trame, orditi antichi e intrecci che parlano  la lingua incomprensibile della fascinazione. E non ci resta che cullarci alla nenia, al suono consolatorio di un flauto che svapora e poi riemerge nelle memorie dei midolli, nelle stasi improvvise – quali brividi dona a un occhio bambino lo stupore dell'ovvio. Ti avevo avvisato, ma tu non ascoltavi, la mente persa nelle colle che avrebbero dovuto tenerti salde le ali nel volo. Dice il Mito che fu Sole a provocare la tua caduta – per altri la mia incapacità a trasmetter cautela – ma io non lo credo – non lo credo davvero – è sempre un'assenza la causa  delle nostre rovine.  La tua verso l'astro non fu attrazione; fu una fuga, un disincanto.  Fu la privazione d'amore per la penombra e il regno dell'evanescenza a spingerti in un  alto-basso , alla ricerca di rifugio alle tue paure, dove ri...

(Redazione) - Anfratti - 05 - Soldati

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  di Alessandra Brisotto I soldati hanno braccia e gambe lunghissime, trattenute da un elmo di forma rotonda da cui si irradiano i fili di comando. Questi ultimi sono sottesi e controllati a loro volta da una o più mani, che dall’alto, scuotendoli, li fa sussultare ed agire in una qualche direzione. Se un soldato osa disubbidire agli ordini si macchia di un atto abominevole: la diserzione, le cui conseguenze possono essere mortali. Proprio nel momento del trancio dei fili il povero soldato si rende conto che da essi provengono tre canali fondamentali: quello dell’aria, del nutrimento e della comunicazione. Il quarto, e l’unico che rimane attivo anche in conseguenza di una diserzione, è il canale dell’amore, in quanto impossibile da eliminare. Per risolvere questo vergognoso problema, un errore tutto umano, si stanno svolgendo ricerche costosissime e, si spera, fruttuose. Comunque, pare che si sia sulla buona strada, soprattutto grazie alla collaborazione dell’intelligenza arti...

(Redazione) - Walter Benjamin: L’Angelus Novus - di Donato Di Poce

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«La critica cerca il contenuto di verità di un’opera d’arte, il commentario il suo contenuto reale» Walter Benjamin, « Le affinità elettive » di Goethe, Scritti 1919-1922, tr. it. Torino, Einaudi, 1982, p. 179. Angelus Novus, Paul Klee, 1920 Premessa: W. Benjamin, (Berlino, 15 Luglio 1892 – Port Bou, 26 Settembre 1940), écrivain-critique , filosofo, nomade, solitario, anticonformista e antiaccademico, rabdomante di cultura viva, sensibile a tutto ciò che nell’arte richiama la realtà e reclama una definizione, figlio della cultura ebraica, amico di Sholem e appassionato di Kabbalà e di Scrittura (nonché lettore di Platone), sente l’esigenza di aprire un varco, nell’arte e nella storia, per proiettare l’opera creativa e la vicenda umana al di là del proprio orizzonte. Benjamin era Filosofo, saggista e critico letterario tedesco di famiglia ebraica. L’uomo che osò uno stile nuovo, caldo come il sangue ed evanescente come il ricordo, presente come la realtà e visionario come il sogno, l’...