Kaddish della parola #2

Abbiamo costruito un mausoleo attorno al nòcciolo di parola, costretto all'implosione mattutina le intuizioni della notte — la parola copre la parola, a evitare l'ansia di doversi ricostruire; nel silenzio. Abbiamo escluso, costretto in asfittiche particelle d'ambra, il germoglio di un pensiero neonato e ancora puro, e moltiplicato i vocabolari della disappartenenza e del vuoto — parole profughe, desertiche, profane e acuminate, sotto la pianta dei piedi; incapaci di darci il volo o di assicurarci la profondità di un pensiero ancora nascente. Eppure là, nella devastazione del linguaggio, tra i mattoni di quella nuova Babele, stava una bambina ipovedente, il corpo proteso al canto dell'assenza — raccoglieva scheggie e ossidiane e le porgeva in dono al vento distraente — e distratto — perché ne facesse polveri nere a fecondare le terre antiche e speranze fragili; tele di ragno. Il disegno era chiaro — il Mandala dello zitt...