Post

(Redazione) - Specchi e labirinti - 31 - Piccola indagine poliziesca a partire da “Osicran o dell'Antinarciso" di Saverio Bafaro (Convivo ed., 2024)

Immagine
  di Paola Deplano Spesso molti esseri dotati di apparato fonatorio si sentono in diritto di usarlo per dire la loro su qualsivoglia argomento, pur non avendone contezza. Tali argomenti sono, di solito, quelli alla moda, dal cambiamento climatico, ai vaccini, all’insulto politico, alla guerra, al calcio, al narcisismo. Quest’ultimo topic viene spesso tirato fuori tra lacrime e recriminazioni tutte le volte che qualcuno si trasforma dal Principe Azzurro (o dalla Principessa dei Sogni) in un banale ex.  L’azzurro sbiadisce, i sogni diventano incubi e viene fuori, immancabilmente, il narcisismo perverso della persona che ci aveva fatto battere il cuore. Per carità, a volte è vero, a volte abbiamo veramente avuto a che fare con questa maschera demoniaca, ma non penso sempre sempre. Anche perché essa, a detta delle nostre lacrime e delle nostre recriminazioni, non inficia solo gli amori, ma può oscurare il volto di genitori invadenti, fratelli-coltelli, parenti fino al ventesimo grado, ami

L'ombre de l'Automne (L'ombra dell'Autunno)

Immagine
Dans le silence des nuits sans fin,   L'ombre de l'Automne se faufile,   Elle murmure des souvenirs lointains,   Des promesses brisées, des rêves bleus. Les étoiles pleurent des larmes sans couleur,   Sur les chemins désertés de l'âme,   Chaque pas résonne comme un chant,   Mélodie triste, douce flamme. Les arbres nus se dressent dans le froid,   Témoins d'amours passés,   Ils racontent l'histoire d'autrefois,   Cœur solitaire, rêve effacé. Nel silenzio di notti senza fine,   L'ombra dell'Autunno si insinua,   sussurra ricordi lontani,   promesse infrante, sogni blu. Le stelle piangono lacrime senza colore,   sui sentieri deserti dell'anima,   ogni passo risuona come un canto,   melodia triste, dolce fiamma. Alberi nudi si ergono nel freddo,   testimoni di amori passati,   raccontano la storia di un tempo,   cuore solitario, sogno svanito. In the silence of endless nights,   autumn's shadow sneaks in,   whispering distant memories,   broken promi

Kafkiana

Immagine
  Ho camminato  troppo a lungo per incontrare, alla fine del percorso, paludi di catrame e gli sguardi  di un giudice  dalla pupilla nazista. Al cancelliere  dalle liste facili mancava un piatto  sulla bilancia; ci avrei posato  le mie gemme ma muoio. Davanti a un orizzonte che mostra  l'eterna battaglia lo spettacolo circense tra l'indaco  e il blu di Prussia, sottraggo il mio sguardo e muoio;  senza drammi muoio e tolgo a questa farsa  giudiziaria l'imputato,  per l'Assise già colpevole all'atto della nascita. Io muoio e lascio il verbale incompleto, e mentre soffio  l'ultimo respiro colgo il vostro sdegno per dover scrivere: "L'imputato,  in sfregio alla Corte, si siede in meditazione  e muore   prima della lettura  della sentenza. Obtorto collo,  se ne dichiara  l'assoluzione, benché il fatto sussista, per pervenuto  colpevole decesso". Video lettura di Sergio Daniele Donati  ______ Testo - inedito 2024 - ed elaborazione dell'immagine c

Dialoghi Poetici coi Maestri - 76 - Francesco De Gregori (PEZZI DI VETRO)

Immagine
    PEZZI DI VETRO   L'uomo che cammina sui pezzi di vetro Dicono ha due anime e un sesso, di ramo duro il cuore E una luna e dei fuochi alle spalle, mentre balla e balla Sotto l'angolo retto di una stella Niente a che vedere col circo Né acrobata, né mangiatore di fuoco Piuttosto un santo a piedi nudi Quando vedi che non si taglia, già lo sai Ti potresti innamorare di lui Forse sei già innamorata di lui Cosa importa se ha vent'anni E nelle pieghe della mano Una linea che gira e lui risponde serio, "È mia" Sottintende la vita E la fine del discorso la conosci già Era acqua corrente un po' di tempo fa E ora si è fermata qua Non conosce paura, l'uomo che salta E vince sui vetri e spezza bottiglie, ride e sorride Perché ferirsi non è possibile Morire meno che mai e poi mai Insieme visitate la notte che dicono è due anime E un letto e un tetto di capanna utile e dolce Come ombrello teso tra la terra e il cielo Lui ti offre la sua ultima carta Il suo ultimo pr

Nei dintorni della "chiamata" in poesia - riflessioni

Immagine
      Non c'è nulla di mistico nel voler partecipare ad una delle essenze del linguaggio: la sua capacità di chiamata. Sia nella sua declinazione passiva, essere  chiamati da Daimon, Voci, Divinità, Flusso poetico millenario a scrivere, che nella sua declinazione attiva ( la parola che chiama altre parole ), siamo di fronte a un fenomeno che è presente nella storia della poesia dalle sue origini, ed è solo una certa teoria poetica nemmeno ben formulata contemporanea che ne nega i contorni, cercando di riportare tutto al ventre basso dell'autore/poeta.  L'immaginario misticheggiante, che in alcune sue espressioni arriva a parlare di finzione in chi lo sostiene , che un assunto simile ha preso negli ultimi tempi deriva  solamente da un'ignoranza di fondo sulla struttura della parola, specie se poetica, e, ancor prima, della lettera.  Sostenere come poeti il proprio ruolo di attraversati dalla parola non ha in nessun modo a che vedere con l'idea magico-formulistica,

Donna - Eppure #2 (microracconto)

Immagine
  Foto di Sara Groblechner su Unsplash "Eppure questo dialogo con un'assenza eterna nella mia mente non ha mai fine. Mi spezza il respiro al risveglio e mi accompagna la notte nel sogno.  E mi fingo fragile per nascondere la mia forza e poi guerriera per poter celare al mondo le mie crepe. Cammino con un sorriso che ammalia lungo le sponde della vita ma quella voce - quella voce - non tace e mi chiede un ascolto che non posso darle senza la presenza di chi qui non è più."    Questo pensava mentre i suoi passi, ritmati dal colpo secco sull'asfalto di un tacco basso , sembravano celare danze di Tango dietro lacrime inespresse.  "Il mare, il mare sì, potrebbe accogliere quella voce ed ascoltarla e darle pace e risposta, non io.  La mia vita: un susseguirsi di battaglie e risurrezioni, la tenacia del morso che non molla il polpaccio, non sa donare risposta, ma pianti.  Il mare, il mare sì, potrebbe depositare sulla rena conchiglie rare e darmi pace, perchè io di q

(Redazione) - Figuracce retoriche - 21 - Iperbole

Immagine
      di Annalisa Mercurio Morivo dalla voglia di parlarvi di questa figura retorica. Come dite? Sto esagerando? Esatto. Esagerare è esattamente quello che faremo oggi. Parliamo infatti di iperbole, dal greco  ὑπερβολή, hyperbolé eccesso, da hypér sopra, oltre e bállō io lancio, pongo. Detto ciò, penso che questa sia una delle figure retoriche maggiormente usate nel gergo quotidiano e, og ni volta che usiamo un’iperbole ci auguriamo che il nostro interlocutore sia abbastanza perspicace da non prenderci alla lettera. Immaginate di entrare in un ristorante e dire al cameriere che avete talmente fame che mangereste un elefante, ecco, inconsciamente sperate che il suddetto cameriere non sia così zelante da servirvi il pachiderma. Gli elefanti, grazie alla loro mole, vengono nominati spesso anche quando si tratta di far notare l’indelicatezza di qualcuno: “ è come un elefante in un negozio di cristalli ”, come dite? È una metafora ( lo trovate a questo link )? Esatto, ma in questa metafora