Hopper's style in Milano
E cammina, cammina forte, a passo deciso.
Finché l'immagine non svanisce.
Non è quel tuo volto, quella maschera di caucciù, che avrei voluto fissare negli occhi per ultimo, papà.
Cammina, pompa forte il cuore, il mio, che ancora non si è fermato.
E parlami ancora, parlami di Modena, delle tue montagne, parlane a me, figlio distratto, che a quei racconti ho sempre dato troppa poca importanza.
Parlane a me, figlio incapace di non fuggire, fallo ora.
Ma dal caucciù la voce si strozza. Ed io cammino veloce, per non ricordarla la tua voce acuta, molto più acuta della mia; cammino veloce come un razzo appuntito per tagliare lo strazio denso e proiettarmi altrove, fuori dalle galassie dei non detti, ormai impossibili a dirsi, fuori dagli sguardi abbassati da entrambi, dai "ti voglio bene" reciproci che ci si bloccavano in gola.
Due maschi, troppo maschi per cedersi reciprocamente il passo.
Che pena, che strazio, il silenzio ottuso, l'incapacità di dire, quando si scontra ormai con la sua impossibilità.
Cammina, Sergio, cammina veloce, fino al dolore dei tendini, fino al gonfiore dei muscoli, e dimentica di aver coperto il suo volto, dimentica l'urlo nel vedere, dimentica il silenzio di quei monti, ed il pianto di tua madre e quello di tua sorella, e lo sguardo di quella volpe dritto nei tuoi occhi velati, lungo e persistente, prima di andar via. Cammina, corri, pompa sangue nelle autostrade delle tue vene, ancora sane. Milano è grigia, prepara un temporale. E temporale sia. Dentro e fuori di te.
E ci sbatti quasi contro a quel piccolo bar, che sembra tratto da un quadro di Hopper. E vorresti entrare. Ma no, non puoi, non vuoi portare la tua tempesta in quell'armonia.
E Milano tace, prepara la pioggia, densa come solo a Milano può essere.
E tu ti fermi a guardare da fuori quel bar, quel mondo di armonia, calda confidenza, tranquillo rapporto umano, che ora non ti può appartenere.
Dentro te si agita il vortice, il ciclone e sempre più denso sale, sale, sale, il groppo, perché a quell'armonia hai sempre anelato.
E finalmente piove fuori e da dentro di te. E i muscoli si rilassano. E tu ti siedi sul marciapiede, fradicio di pioggia e lacrime a guardare l'armonia di Hopper e giuri a te stesso: presto sarà di nuovo mia.
Un ritmo e una intensità incalzanti
RispondiEliminaBel racconto
Grazie. 🤗
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