Il maestrino
C'era qualcosa di calloso e duro nella sua mano,
cui la souplesse del mio passo non seppe mai supplire.
Qualcosa di tenace e duro nella sua voce, qualcosa di non invocato,
che le mie schivate giovanili mal seppero evitare.
Eppure, quando infine mi disse di smettere di parare i colpi della sua spada
e di cominciare la danza del fiore,
i suoi occhi erano cieli stellati,
la sua voce il soffio che crea
e le sue mani, sí le sue mani, strumenti di chirurgica bellezza.
E fu perché seppi assitere a questa trasformazione
che potei dirmi allievo,
e mai Maestro.
Mi chiamò però da allora petit maitre, maestrino.
I miei occhi non furono stelle ma lune,
la mia voce un dolce soffio sulle candeline di ricordi d'infanzia,
e le mie mani, già le mie mani, divennero allora mani di padre.
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