El m'è mestee (il mio lavoro)
Se c'è una cosa che del mio lavoro adoro è il suo essere barriera contro le visioni assolute del mondo.
Sempre più spesso si leggono interventi di sociologi che spiegano il mondo "solo" in chiave sociologica, di psicoanalisti che lo fanno solo in chiave psicoanalitica, di pedagoghi che lo fanno solo in chiave pedagogica; per non parlare del mondo della religione, della meditazione (che pure pratico e insegno) e delle nuove discipline olistiche da guru.
Persino i linguisti sembrano ridurre spesso tutto a linguaggio. Che poi tutto sia linguaggio è altra questione, che qui non vorrei affrontare.
Noto, in altre parole, una certa difficoltà a passare da un registro interpretativo all'altro; si ricerca una risposta unica, sempre valida, inconfutabile.
Il diritto, pur avendo un evidente anelito all'assoluto, sia esso il senso di giustizia o la percezione della sacralità della difesa, o latro, insegna al contrario a valutare sempre ciò che è "l'altro dal diritto".
Un buon giurista sa ad esempio che il diritto è sia causa che effetto dei movimenti sociali e epocali in cui si manifesta.
Chi lavora in ambito giuridico con coscienza non ignora, in altre parole, altri linguaggi, altre chiavi interpretative del mondo.
Beninteso ciò avviene anche per altre professioni ma il giurista in particolare è cosciente di questo; se non lo è, di sicuro svolge male il suo mestiere.
Questo avviene non perché sia l'avvocato sia di per sé er mejo der quartiere.
Deriva proprio dalla dialettica giuridica, dal modus cogitandi del giurista. La pratica forense insegna proprio questo: saper porre l'assoluto nel particolare e il relativo nell'assoluto.
Si apprende con l'esperienza il valore immenso del caso particolare che potenzialmente è in grado di scardinare le categorie assolute che il diritto stesso impone per esigenze di chiarezza e prevedibilità delle conseguenze di un agire umano.
In diritto è l'assoluto che si adegua sempre al particolare e non il contrario. Per questo in particolare adoro il mio lavoro. Quello che molti chiamano trucchetti da legulei, da azzeccagarbugli, in realtà hanno un valore etico altissimo. O la norma giuridica si adegua alla perfezione al caso singolo o non si applica ad esso. Anche la norma che pare più corrispondente al caso può non esserlo. Non c'è forzatura che tenga. Adoro il mio lavoro perché esalta il valore etico del saper imporre un relativo ad ogni assoluto, e non il contrario.
I legulei, gli azzeccagarbugli, sono roba da film di Hollywood o Alberto Sordi. I miei colleghi e io, invece, siamo barriere contro un pensiero unico e mono disciplinare e, forse per questo, si sente la necessità di ridurci a quelle macchiette da filmettino anni sessanta che tanto fa ridere.
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