Padre
Ispirato alla musica di “El Hatzipor” di Avishai Cohen
Li ho visti ardere,
potenti e lontani,
i fuochi, padre;
e il fumo saliva, obliquo.
E ho sentito cori antichi
montare come schiuma
dai muschi del bosco.
Tu non c'eri, padre.
O forse mi percepivi
dal vento.
E chissà se per un istante
sei stato fiero
dello sguardo di tuo figlio,
posato sull'orizzonte;
se hai osservato
la mia schiena dritta;
e chissà cos'hai pensato
delle mie mani,
capaci di comprensione, padre.
Ho visto il cielo come fiamma,
nell'ora che precede il sogno;
il nostro sogno, padre.
Da dove viene la mia parola
se non dai tuoi silenzi, padre?
Da dove viene la mia domanda
soffiata lontano, alle stelle,
se non dalla tua assenza, padre?
Ho raccolto poi nella via
amori e speranze.
E chissà se hai sentito
il tamburo del mio cuore
battere un ritmo tribale.
Da dove viene il richiamo dell'abbraccio,
se non dai tuoi slanci
trattenuti, padre?
E ho spostato col soffio
d'un respiro nuovo
cuscini di vitali ansie
dal mio cammino, padre.
E chissà da dove viene
il mio bacio al futuro,
se non dai tuoi passi incerti
di profugo, padre.
Un canto nostalgico. Complimenti
RispondiEliminaGrazie. La nostalgia, alle volte, è il metronomo delle nostre emozioni
EliminaIncredibile come l'assenza generi presenza e intensità
RispondiEliminaGrazie davvero dal profondo Anna Rita
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