Piangi
J.S. Bach, The Well-Tempered Clavier, Book 1 / Sviatoslav Richter
Piangi? Piangi? Piangi? E non ti chiedo perché, no non te lo chiedopiangi e non ti chiedo perché, piangi e non ti chiedo perché
e leva e appoggia e senti il polpastrello sul tasto
e piangi e io non ti chiedo perché
sono solo suoni le emozioni, solo suoni
e piangi, piangi, piangi e non ti chiedo perché,
atterra, atterra e sentirai il cielo
tra le palpebre che vibrano umide
piangi, piangi, piangi e non ti chiedo perché
lascia che sia, tempera il tuo clavicembalo,
piangi, piangi, piangi non ti chiederò perché
e starò qui o lì o altrove, ma starò
mentre tu piangi, piangi, piangi e io non ti chiedo perché
sono note che si rincorrono le lacrime, mentre piangi
e io non ti chiedo perché
sono fulmini, luci che abbagliano in un cielo grigio
e tu piangi, tuona, tuona, e io non ti chiederò perché
lo senti il canto della sirena che lento avanza e non hai un palo a cui legarti e la nave
va di porto in porto solitaria senza timoniere e
scendi dalla nave e chiedi è passata di qui l'anima mia?
e piangi, piangi, piangi,
io non ti chiederò perché
e libera, libera libera il vento tra lo sterno e l'addome
e piangi piangi piangi
io non ti chiederò perché
Richter suona come un Dio tra orecchie mortali
e non c'è nessuno che presti ascolto alle sue pause e
anche lui piange, piange, piange e nessuno gli chiede perché
trilla, suona e trilla e la mia anima segue il verbo unico,
no non è teologia, è il verbo dell'urgenza
respira, l'unico comandamento che conosco, vivi
e lascia che sia
e tu, piangi, piangi, piangi e io non ti chiedo perché
sottraggo parole all'indicibile che stizzito tace
ma cosa vuoi che possa dirmi l'indicibile?
restano solo occhi di bimbo spalancati su un abisso di miele
e io sottraggo, sottraggo, levo, levo, levo
e tu piangi, piangi, piangi,
e io non ti chiedo perché.
Fuori della finestra, barrata, un giardino, dove colsi le mie piante
rimasugli di vita quasi morenti
li raccolsi e li misi in acqua sulla scrivania e diedi loro la vita
farò lo stesso con le tue lacrime,
piangi, piangi, piangi, io non ti chiederò perché
prenderò ciò che resta della loro agonia e gli ridarò vita, con
l'unico strumento che conosco, la penna, il foglio, l'inchiostro
io conosco le formule,
le ho lette in un libro vecchio riposto nel più nascosto degli scaffali della mia mente
tolta la polvere l'ho aperto e so cosa dire e cosa tacere mentre tu
piangi, piangi e io non ti chiedo perché
e non chiedermi la mia età, vengo dal non tempo e canto nelle tue orecchie
filastrocche di bambini che ridono ridono e nessuno chiede loro perché.
Ma che bellissime bellissime righe
RispondiEliminaGrazie, davvero.
EliminaDavvero toccante
RispondiEliminaGrazie davvero
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