Kaddish
a lungo
quella nota sospesa.
Non può che tenere
a lungo quel filo,
di lino, colore argento.
Ricordi e strazio.
Ma non è strazio
anche il violino che
suona e suona, e suona
incurante del desiderio
di non ascoltare più?
E si tendono mani, bambine.
Perché è del bimbo
la spontanea elevazione.
Plurale e collettiva.
Si tendono mani
verso ciuffi d'erba di ricordi
mentre la cantilena sostiene.
Energie d'insieme.
Linfe vitali.
Dieci anime,
per innalzare un Nome.
Dieci Iod per dieci Iod
per nominare e santificare
lo sguardo
arrossato di chi ricorda.
Sono dieci mani sulle spalle.
Affaticate.
E carezze e sguardi ritrosi
e volti stretti,
in quella serie infinita
di elevazioni, congiunte
dalla stanghetta santa della Vav.
Ricorda l'altro e l'Altro.
Dieci anime a sostegno di un cuore
che lacrima stille di perdita
su un suolo fertile, sapendo
che nulla sarà più lo stesso.
Dieci anime che planano
sui volti delle acque
di lacrime mal trattenute
e ricordano nel pianto
la capacità di trasformare
lame fredde in
Lamed di trasmissione.
Kaddish.
La parola sacra, che dice il bene.
Dieci anime cantilenano e si chinano
a sostegno, a supporto,
a elevazione di un cuore
che deve trovare
la sua nuova forma.
Un cuore nuovo
che possa contenere
tutte le benedizioni
che gli sono donate.
Sotto il Talled di un padre
il mondo si fa
piccolo, caldo, intenso,
i respiri sono forti,
l'umanità si manifesta
nei corpi e negli aneliti.
Fuori dal Talled, ci vogliono
dieci anime
per innalzare un Nome,
dieci su dieci milioni di anime
per innalzarne un Altro.
Sia benedetto il tuo Nome,
sia santificato il tuo Nome,
sia elevato il tuo Nome.
E ora, che il violino
tace, sia la mia voce
spezzata
a dire quel nome,
piccolo.
Commenti
Posta un commento