Le vesti (la scrittura che strappa)
Foto di Sergio Daniele Donati |
scrittura esile/scrittura esule
Due anni.
Per due anni
parole, lettere, segni
mi hanno lacerato
le vesti.
Che al corpo che sanguina,
all'anima che declina,
si devono togliere
(presto)
le vesti.
Erano turbini
(benevoli e violenti)
e prendevano a schiaffi
volti coperti d'oblio.
Cercavano altro,
dentro la ferita.
E strappavano
(svelte e violente)
le vesti.
Due anni per carpire
il valore sacro
del vento
freddo
sul volto.
Brezza gelida
che squaglia la pelle,
e entra dagli occhi
e toglie le vesti
a un corpo
che sanguina,
a un'anima
che declina,
a un'anima
che fibrilla,
e lancia in cielo
S.O.S a forma d'uncino.
Due anni per togliermi
le vesti
e stendere balsami e unguenti
su un corpo che sanguina
e un'anima che declina.
Parole e lettere e segni
(violenti e benevoli)
mi hanno stesso sul tavolo
chirurgico
(presto, presto, lo stiamo
perdendo).
E mi tagliavano
(violente, veloci e benevole)
le vesti
macchiate del sangue
di un corpo che langue
e un'anima che declina.
Mani sapienti, lettere antiche
per due anni
hanno steso filtri e bende
su un corpo nudo
che cicatrizza
e un'anima che riposa
e lancia in cielo
S.O.S.
a forma di fiamma.
E cantano
in cielo
anime risvegliate
neutre
declinate
sul piano obliquo
di un cuore che batte
e di un'anima
che risorge.
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