Lettere a una persona speciale (31-40)
Foto di Francesca Woodman
31 Woodman
Un anno fa circa scrissi su questa immagine qualche piccola parola. Erano altri momenti e le intuizioni di allora erano guidate dalla necessità di risorgere.
Ora, dopo più di un anno, posso dire di essere altrove.
E mi guardo indietro e sorrido perché in questa magnifica foto di Francesca Woodman era già scritto tutto.
Il percorso, il petalo che lo avrebbe guidato e pure la necessità di spoliazione da inutili strutture linguistiche e relazionali.
È bello, petalo, a volte girarsi indietro per vedere il percorso che si è svolto senza temere di trasformarsi in statue di sale.
La vetta è ancora lontana ma mi fermo un attimo a bere acqua fresca felice dei passi svolti sin ora, cercando la tua delicata ombra.
32 Aikido e la via della delicatezza
Era il 1997.
Il grande maestro di aikido André Cognard venne a Milano per la presentazione del suo libro e per un seminario di pratica di tre giorni.
Fu un po' un evento.
Durante il seminario passava a correggere i praticanti con pazienza.
Lui era il Maestro del mio Maestro, ai tempi.
Era il maestro di colui che in parte cambiò il corso della mia vita.
Spesso Maitre Cognard passava vicino a me, mi guardava praticare concentrato.
Sembrava volermi dire qualcosa ma taceva.
Mi guardava e taceva.
Io avrei voluto mi dicesse come migliorare o almeno mi desse una indicazione interna, energetica, ma, niente, guardava e taceva, concentrato, con un piccolo sorriso.
La sera ci fu la presentazione del libro con intervista del maestro.
E poi buffet e vino a fiumi.
Si sa che i francesi e il vino...
A un certo punto vidi arrivare il maestro verso di me con un copia del suo libro in mano.
Me ne fece dono, mi sorrise e mi disse in in italiano dal buffo accento: continuà cosí Sergió (doveva aver chiesto il mio nome al mio maestro).
E se ne andò.
Aprii emozionato il libro e vi trovai una dedica molto potente:
A Sergio,
Niente di più delicato che il pensiero della donna che amiamo, cosa c'è di più delicato che pensare all'amore?!
Ora capisci in che via ero, che via ho perso, e che via sto ritrovando, anche grazie a te, petalo?
33 Asfalti milanesi
Cercavo con la mia mente bambina, forse anche per lasciar cadere le tracce di malinconia che incontrare mia mamma mi ha dato oggi, di dipingere un tuo ritratto.
Io non so disegnare davvero ma i colori li immagino portatori di simboli e allo stesso tempo di stimoli sensoriali che ci guidano in direzioni diverse.
E ti ho vista, sai, con un vestito azzurro cielo camminare sull'erba sotto un cielo dello stesso colore. Sorridente, bella e donna come solo tu sei.
E mi sono visto guardarti di lontano.
Ma non era il Sergio che ti scrive a guardarti.
Era il bambino sognante che fui. Ti guardava e sorrideva e mi strizzava l'occhio come a dire: ehi Sergio hai visto che petalo?
Poi sono tornato a casa e mi sono ricordato che c'è un quadro impressionista che descrive bene quel mio sogno ad occhi aperti. Non ne ricordavo l'autore e allora ho scritto su Google: impressionismo abito azzurro.
Subito come primo risultato è comparso il mio sogno. La stessa atmosfera. Lo stesso mio sorriso interiore.
Sei comparsa tu. E io dietro, bambino, spettatore della tua bellezza.
È pazzia la mia?
Forse ma è una pazzia che mi porta lontano e mi rende capace di preparare il nostro incontro, come il maschio di merlo prepara il nido a primavera, prima che lei arrivi.
34 Scrivevo di Moabite
Oggi, petalo, scrivevo di Moabite, di canti, di ricerche del proprio nome, di cecità, mutismi e sordità, sanati per miracolo da una discesa sacra.
Scrivevo, nel mio primo giorno di vacanza e assenza dal lavoro, di sabbia e polpacci, di sale e mani, e poi di danze e montagne scalate come se fossero amplessi, con donne amate e rispettate.
Con donne ai cui segreti chiedere l'accesso con timore, perché l'abisso è lì, pronto a sedurti con voce di sirena.
Non so, petalo, se hai letto ciò che oggi ho scritto e recitato.
Ma so per certo che tu eri e sei lì.
In ogni passaggio della mia scrittura e lettura e recitazione di oggi.
Sei stata il filo di lino che ha tenuto tesa oggi la tenda della mia narrazione di oggi; il basso continuo leggero e delicato su cui i miei tentativi di composizione armonica hanno cercato di fare i loro trilli.
Non so se leggerai o ascolterai ciò che ho composto oggi, ma so che se lo farai, coi tuoi magnifici occhi chiusi, tra i miei borbottii sentirai anche la tua voce.
Cristallina.
35 Nonni
Oggi ti dico poche parole.
Tornando dallo studio ho visto un nonno che teneva per mano il suo piccolo nipote.
È stato strano, petalo, voler essere entrambi.
Questo trovarsi nel mezzo della trasmissione commuove.
Questo non essere né nonni né nipoti lascia una traccia di colore in una mia giornata un po' pesante.
Ma io ho un alleato.
Il timbro della tua voce.
E anche della mia, che ha il suo perché; anche quando tace.
36 Il ritiro
Lo sai petalo perché mi ritiro? Sono voci, migliaia di voci,sottili, che sussurrano: "Torna".
Mi ritiro per trovare l'unica che sappia intonare il canto a te dedicato.
Mi ritiro felice perché so che è nella delicatezza del petalo saper aspettare.
E mi cospargo il cranio di umidi muschi e poso i piedi su terre e pietre bagnate nel silenzio.
Mi ritiro per un solo motivo, petalo.
Per poter tornare.
37 Astigmatismi
Il vantaggio dell'astigmatismo è di perdere i contorni e percepire il centro delle cose immediatamente.
Lo svantaggio è che i contorni influenzano il centro.
Tu, petalo, conosci la mia scrittura e penso che tu abbia capito il motivo del mio scriverti in modo così "astigmatico".
Un centro che vibra nella tua direzione e i contorni che sfumano per lasciare spazio all'essenziale.
E spero che tu percepisca che l'entropia fa parte delle relazioni e dei carteggi così come l'anelito all'elevazione.
Cosa ti sto dicendo?
Che mi spiace di non essere sempre al tuo livello e che conosco la tua pazienza e la speranza (che poi è pure la mia) che le nostre lettere prendano il volo.
38 Nontiscordardime
Sarà la delicatezza della sua 'piccolezza', o l'intensità del suo azzurro cielo, o la portanza del suo nome (non saprei), o forse il suo trarre forza dall'essere sempre gruppo, famiglia, ma il "non ti scordar di me" mi ha sempre colpito.
Quando l'incontro mi viene da salutarlo con un inchino, alla giapponese, con deferenza.
Perché lui è tutto ciò che io, con le mie ansie, la mia irruenza e il mio fuoco, nel profondo vorrei essere.
Delicatamente radicato e resistente.
E, ora che ci penso, mi stai spingendo verso il mio fiore preferito, ormai da più di un mese.
E lo fai con un sorriso e uno sguardo che non ha bisogno di parole.
Di parole ho bisogno io, che ancora rotolo e mi incaglio e (per fare rima dove non serve), sbaglio.
Tu sei altro. L'altro verso cui mi muovo.
39 Lacrime trattenute
E poi a me ancora manca sapere se le tue lacrime trattenute di oggi sanno di sale, o sono detriti e macerie che stentano a uscirti dagli occhi, o invece sono fiumi sotterranei che aprono la via a sorrisi di sollievo.
Sono tante le cose che non so, petalo.
Ma una cosa per certo la so.
Resto e proteggo.
In silenzio, il nuovo che leggo nei tuoi occhi è da me custodito.
Sono tante le cose che di te non so.
E tante che non so di me e del mondo.
E finisce qui il mio messaggio di oggi, petalo.
Con l'unica certezza che ho.
Quando poso il mio sguardo sulla tua esistenza in questo mondo (che non conosco), sorrido.
C'è un modo di posare lo sguardo sul mondo altrui che si apprende lentamente e non senza sofferenze.
Un modo di osservare che tutto dice senza che nulla abbia bisogno di esser detto.
Uno sguardo che rinuncia a intervenire nel mondo, il tuo, per un ritroso rispetto dei tuoi tempi di elaborazione del bello, soprattutto del bello.
Perché il bello che avanza necessariamente sposta detriti e tracima e punge gli occhi come aghi.
Io conosco la piena del tuo fiume e la osservo con sguardo benevolo.
E se taccio, o parlo meno di quanto potrei, è perché io so che tu sai.
E spero tu senta quanto caldo e per nulla indifferente è il mio sguardo sulla tua piena.
Perché la trasformazione da ruscello a Mississipi, benché non indolore, è un evento che lascia chi lo osserva abbagliato per la sua bellezza.
Io questo vedo in te.
Osservo e, in parte, taccio, ma sostengo; sostengo e gioisco.
Sono tante le cose che non so, petalo.
Ma una cosa per certo la so.
Resto e proteggo.
In silenzio, il nuovo che leggo nei tuoi occhi è da me custodito.
Sono tante le cose che di te non so.
E tante che non so di me e del mondo.
E finisce qui il mio messaggio di oggi, petalo.
Con l'unica certezza che ho.
Quando poso il mio sguardo sulla tua esistenza in questo mondo (che non conosco), sorrido.
40 Dove posi lo sguardo
C'è un modo di posare lo sguardo sul mondo altrui che si apprende lentamente e non senza sofferenze.
Un modo di osservare che tutto dice senza che nulla abbia bisogno di esser detto.
Uno sguardo che rinuncia a intervenire nel mondo, il tuo, per un ritroso rispetto dei tuoi tempi di elaborazione del bello, soprattutto del bello.
Perché il bello che avanza necessariamente sposta detriti e tracima e punge gli occhi come aghi.
Io conosco la piena del tuo fiume e la osservo con sguardo benevolo.
E se taccio, o parlo meno di quanto potrei, è perché io so che tu sai.
E spero tu senta quanto caldo e per nulla indifferente è il mio sguardo sulla tua piena.
Perché la trasformazione da ruscello a Mississipi, benché non indolore, è un evento che lascia chi lo osserva abbagliato per la sua bellezza.
Io questo vedo in te.
Osservo e, in parte, taccio, ma sostengo; sostengo e gioisco.
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