Venerdì sera (di Patrizia Pieri)
Foto di Sergio Daniele Donati |
Racconto pubblicato
su concessione dell'autrice Patrizia Pieri
La conosceva da soli tre mesi, ma una cosa così grande nella sua vita non era mai accaduta. Sin dal primo incontro l’aveva subito “sentita” dentro di sé in modo profondo, e, se è vero che non aveva mai faticato troppo per ottenere un incontro con quante desiderava conoscere, con lei aveva impiegato tre mesi prima di combinare realmente un appuntamento.
Tra gli impegni prenotati con notevole anticipo, le scadenze da rispettare, i messaggi urgenti e imprevisti in segreteria telefonica, lei aveva sempre rimandato, ma poi, a parte l’attesa, era stato un susseguirsi d’incontri fino alla sera fatidica in cui avevano trascorso la notte insieme.
No, una donna così non aveva avuto neanche il tempo d’immaginarsela, c’era qualcosa in lei d' inspiegabile, qualcosa sì d’indefinibile ma così forte che non riusciva a togliersela dalla testa.
È vero: pensava sempre a lei, soprattutto dopo quella notte.
Aveva avuto sempre qualche amica che l’aspettava, ma adesso tutte erano passate in secondo piano, e, con sorpresa, si ritrovava a tornare presto a casa, a precipitarsi poi alla segreteria telefonica per sentire se c’era un suo messaggio, ad aspettare che il telefono squillasse, e, in ogni modo, a cercarla per non rimanere una sola notte senza di lei.
Così erano passati altri tre mesi. Dormivano sempre insieme tranne il sabato e la domenica. Il week-end era diventato un vero mistero.
Aveva paura di chiederle dove andasse. Forse aveva un’altra storia con qualcuno in un’altra città, forse andava semplicemente a casa dei suoi genitori, in realtà non sapeva neanche se erano vivi, insomma cosa faceva in quei due giorni e quelle due notti?
Ogni venerdì cominciava ad arrovellarsi il cervello sin dal primo pomeriggio.
“Glielo chiedo, non glielo chiedo, e, se glielo chiedo poi sembra che comincio ad indagare nella sua vita, così devo ammettere che per me sta diventando troppo importante, mi dichiaro troppo presto”. Ogni venerdì entrava in ansia. Poi pensò: “e se non mi amasse?”. No, non era possibile che non l’amasse, un'emozione così forte non poteva essere univoca.
Stava preparando la cena, come sempre negli ultimi venerdì, quando squillò il telefono: “pronto ci sei?” - finalmente la sua voce!
Disse: “Sì, sono qui che ti sto aspettando”.
“Questa sera non posso venire, ho un imprevisto” –e prima che lei finisse di parlare subito chiese: "allora ci vediamo domani?”
“No, lo sai che il sabato e la domenica ho sempre da fare.”
“Veramente non so cosa hai da fare nel week-end: non me l’hai mai detto.”
“Dai non fare la difficile adesso! Se vuoi ci vediamo lunedì, prima ti chiamo al lavoro, va bene?”
Maria avrebbe voluto dire di no, forse era meglio insistere per sapere cosa aveva di tanto importante da fare, ma non ci riuscì, sentì la propria voce rispondere:” va bene…ti aspetto per lunedì…”
Lei, che non aveva mai aspettato nessuno! Ma una cosa così grande non era mai accaduta nella sua vita.
Patrizia Pieri
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Breve nota biografica
Patrizia Pieri è una fotografa, vive a Roma dove ha iniziato la sua attività fotografica sin da giovanissima come free-lance. Diplomata presso lo IED in fotografia ha poi conseguito il diploma internazionale di counselor presso la scuola ASPIC di Roma con una tesi sulla fotografia come strumento di psicoterapia. Su questa base ha svolto lavori di ricerca sulla fotografia sociale e su quella “intimista”. Ha pubblicato libri fotografici "Chiaroscuro di donna”. “La clessidra svuotata” “Uomini” “La torre di Babele”
Ha sempre scritto diari e racconti inediti. Ha frequentato corsi di scrittura creativa, partecipato a laboratori, full immersion. Infine, per le edizioni Ensemble, ha pubblicato il suo romanzo di esordio dal titolo “Mi chiamo Yuri”.
Sito: www.patriziapieri.it
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