Augurio per l'anno che viene
Foto di Sergio Daniele Donati |
Sono là. Vicine,
lontane.
Corone e parole.
Tu chiamale
dal basso.
E precipitino,
senza ostacolo,
sui tuoi passi
più puri.
E sia tolta la benda,
e lo sguardo
guardi,
e si scurisca
la pelle
sotto un sole
condiviso.
Sia benedetta la terra
che accoglie
la tua pelle di biscia,
e poggino
su muschi
i tuoi piedi
bambini.
Nell'ora
del cambiamento
accogli
la mano d'anziano
che trema
d'esperienza,
indicale il futuro
nel suo passato
e siano i suoi palmi
le mappe
per il tuo cammino.
Cadano maschere,
si liberino le labbra
e canti il canto
a lungo trattenuto
nei nostri
petti d'aquila.
Un canto accorato, un inno all'umanità prigioniera dell'era digitale. Speranza di tornare a essere liberi con volti umani e colmi pietà. La chiusa di questo tuo canto è di per sé poesia. Grazie. Buon principio buona poesia e nuova luce.
RispondiEliminaGrazie Sandra. In fondo si canta per invocare presenze di sostegno e metterle in risonanza con le voci che ci abitano...
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