Il pescatore
Partì prima del remo
il canto del pescatore;
polifonie, richiami di voci
dal silenzio.
Prima che la rete
toccasse le acque
sapeva che là, nel torbido,
il canto del pescatore;
polifonie, richiami di voci
dal silenzio.
Prima che la rete
toccasse le acque
sapeva che là, nel torbido,
non dimora pesce.
Eppure lanciò
i suoi dadi
perché non si spegnesse
Eppure lanciò
i suoi dadi
perché non si spegnesse
la luce sul mondo.
La palpebra di marmo,
scompose ricordi
sulla linea
dell'orizzonte.
Parole nel gozzo,
cucirono pensieri;
aghi e fili
dai colori senza grazia.
E non fu finzione
né sogno;
ma speranza
e mani sul volto.
Né fu delirio
Né fu delirio
o minaccia o supplica poi,
davanti alla rete;
solo strappi.
Tornò a riva di notte.
E non fu fame nel ventre
né desiderio
davanti alla rete;
solo strappi.
Tornò a riva di notte.
E non fu fame nel ventre
né desiderio
nello sguardo.
Solo rimpianto
e l'odore di calce
d'un cielo e stelle
crudeli.
Solo rimpianto
e l'odore di calce
d'un cielo e stelle
crudeli.
Versi incantati ed emozionanti che si vestono bene del canto che li accompagna...canto se sembra una preghiera come la nostra Deus ti salvet Maria in sardo .
RispondiEliminaGrazie Sandra.
EliminaLe polifonie corse e sarde affondano davvero le radici nell'antichità