Estendi, ancora
Foto di Sergio Daniele Donati |
Giovanni Benedetto Platti concerto in Sol Min per Oboe e orchestra
II - Largo
A mio padre
poggiano su colli di ricordo
e sfiorano guance, bambine.
Venticelli antichi
seguono scherzosi
i ritmi di un cuore, giullare.
Di lontano una voce
di cristallo
canta il canto che fu.
Estendo sino al limite
della mia foresta
ascolti più che umani
Tra le erbe,
osservi tonalità di colore
mutarmi gli occhi.
Piangevo la tua perdita allora,
tra nevi e cime
e querce.
Poi la voce,
nenia, battito tribale,
mi parlò di te profugo.
E fu un sorriso d'edera,
e un bisbiglio
di genziana;
zoppichiamo assieme,
nel bosco,
papà,
e lasciamo che si taciti
il nostro eterno
coro di dissenso.
e un bisbiglio
di genziana;
zoppichiamo assieme,
nel bosco,
papà,
e lasciamo che si taciti
il nostro eterno
coro di dissenso.
questo scritto mi fa pensare ad un rapporto adolescenziale col padre. Si resta figli sino alla fine?
RispondiEliminaSi resta figli sempre anche quando si diventa padri.
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