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Visualizzazione dei post da aprile, 2021

L'attesa (Oblivion 4)

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"L'attesa" di Francesca Rocco - primavera 2021 Non dirlo e lascia che sia pizzicato su fili d'argento da una parola muta; non dirlo e lascia che cresca - sibilo antico - come raggio di stella su legni di cedro. Posa lo sguardo altrove e lascia che coli dal palmo delle mie mani la goccia d'olio sacro d'un desiderio non detto.

Samek (in tre versi)

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Fa' ben attenzione. Il diadema nella città d'oro sostiene chi vacilla.

Dialoghi poetici coi Maestri 7. - Leonard Cohen

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  Leonard Cohen - Foto di repertorio YOU WANT IT DARKER If you are the dealer I’m out of the game If you are the healer Means I’m broken and lame If thine is the glory Then mine must be the shame You want it darker We kill the flame Magnified and sanctified Be Thy Holy Name Vilified and crucified In the human frame A million candles burning For the help that never came You want it darker Hineni Hineni I’m ready, my Lord There’s a lover in the story But the story’s still the same There’s a lullaby for suffering And a paradox to blame But it’s written in the scriptures And it’s not some idle claim You want it darker We kill the flame They’re lining up the prisoners And the guards are taking aim I struggled with some demons They were middle-class and tame I didn’t know I had permission To murder and to maim You want it darker Hineni Hineni I’m ready, my Lord Magnified and sanctified Be Thy Holy Name Vilified and crucified In the human frame A million candles burning For the love tha

Dialoghi poetici coi Maestri 6. - Salvatore Quasimodo

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  Salvatore Quasimodo - Foto di repertorio ALLE FRONDE DEI SALICI E come potevamo noi cantare con il piede straniero sopra il cuore, fra i morti abbandonati nelle piazze sull’erba dura di ghiaccio, al lamento d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero della madre che andava incontro al figlio crocifisso sul palo del telegrafo? Alle fronde dei salici, per voto, anche le nostre cetre erano appese, oscillavano lievi al triste vento. (Salvatore Quasimodo: dalla raccolta Giorno dopo giorno, 1947) _______________________________ PROLE ACCECATA È sottoterra che, seppellita, la parola germina, tra bave cieche di lombrichi e maceri infedeli di rami secchi; la parola tradita, come prole accecata nel sogno. E non basta dirsi vinti né cedere il passo a un silenzio nazista. Occorre avere la folle pazienza di chi illumina di fuochi fatui le macerie d'un dire senza segno. Speranza è parola sporca; odora di fango e muschi decomposti e si cela nell'attesa d'una pioggia che ne liberi i fa

Primavere

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  Maturano improvvisi ricordi di ciliegie da cogliere dall'albero dell'infanzia. Il bimbo salta - non ci arriva -, papà ride e lo prende sulle spalle.  Maturano improvvisi ricordi d'una alleanza che sporca di rosso mani e labbra.

Nun (in tre versi)

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  Non costringerò in tre versi l'odore di mirto  dei tuoi lenimenti e il suono d'argento  delle tue nenie di consolazione

La confessione

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  Foto di Sergio Daniele Donati Su Musica di Dmitri Shostakovich Suite from Lady Macbeth “ M'ha costretto un coltello, una lama sottile, avvocato, a diventar barocca. Là, nelle stanze in cui pesavano più le parole che un cuore che batte, ho imparato, a trovar rifugio.  Mie compagne sono state le metriche strette, le cadenze fisse e senza scampo. Là nelle camere ove soffocavano la bambina, ho appreso l'arte della sopravvivenza. E mi sono nutrita di larve di sentimenti, catturati dalle ragnatele; della parola. Tutto era buio e prevedibile, là. Ora lei mi guarda, e forse non capisce. Ma il suo silenzio urta e incalza. Vuole che continui, desidera cenni di significato cui applicare la sua logica stretta. Il suo pensiero alto cerca di armonizzare il mio racconto con categorie astratte: norme, fattispecie, esimenti e aggravanti. Ma il mio è reato non previsto da alcun codice. Un assassinio, se vuole, cui manca l'elemento soggettivo della vittima. Allora confesso, perché lei

Dialoghi poetici coi Maestri 5. - Rainer Maria Rilke

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  Rainer Maria Rilke -  Foto di repertorio PRIMA ELEGIA Chi mai, s’io grido, m’udrà dalle schiere celesti? E d’improvviso un angelo contro il suo cuore m’afferri, − io svanirei di quel soffio più forte. Ché il bello è solo l’inizio del tremendo, che noi sopportiamo ancora ammirati perché sicuro disdegna di sgretolarci. Sono gli angeli tutti tremendi. Così mi trattengo e soffoco in gola il richiamo d’un oscuro singhiozzo. Chi mai ci aiuterà? Né gli angeli ahimè né gli umani – e gli animali sagaci ormai sanno che non molto tranquilli noi stiamo di casa in una foresta di segni. Un albero forse ci resta lungo il pendio, da rivedere ogni giorno; ci resta il cammino di ieri e la fedeltà viziata di un’abitudine, che presso di noi si compiacque e non se n’è andata e rimase. E la notte, oh la notte, quando il vento del mondo il viso ci scava, − a chi mai non rimane, l’agognata, che soavemente delude, e grave attende il cuore del solitario? È forse più lieve la notte agli am

Mem (in tre versi)

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  Foto di Sergio Daniele Donati Sovrano di rame, ti prego, distilla gocce materne e carezze per la nuca di mio figlio dalle melme acide dell'abisso.

Dialoghi poetici coi Maestri 4. - Jorge Luis Borges

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  Jorge Luis Borges -  Foto di repertorio DIMENTICANDO UN SOGNO Tratto da La cifra (Mondadori, 1982) trad. it. D. Porzio Nell’alba dubitante ho avuto un sogno. So che nel sogno c’erano più porte. Il resto l’ho perduto. Il mio risveglio ha lasciato svanire stamattina quella favola intima che adesso è più inafferrabile dell’ombra di Tiresia o di Ur dei Caldei o dei corollari di Spinoza. Ho passato la vita decifrando i dogmi che avventurarono i filosofi. È noto che in Irlanda un uomo disse che l’attenzione di Dio, che mai dorme, raccoglie eternamente ogni sogno ogni vuoto giardino ed ogni lacrima. Continua il dubbio e la penombra cresce. Se sapessi che è stato di quel sogno che sognai, o che sogno aver sognato, saprei tutte le cose. ________________________________ SCORIE DI DESIDERIO (Sergio Daniele Donati - 2021 - Inedito) Sulla linea di fuoco del sogno siamo ermeneuti affannati dal segno che scolora; ne decifriamo in fretta i tratti sbiaditi prima che inchiostri simpatici lascino scart

Felicia Buonomo - Quattro poesie tratte da "Cara Catastrofe" (Miraggi Edizioni, 2020)

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Foto di Felicia Buonomo Mi parli del tempo che distrugge, della ribellione che non c'è, della dignità frantumata sotto il peso di parole rabbiose. Fai l'elenco delle mie colpe con la stessa voce di chi urlava “Barabba!”. Mi ricordi che anche il figlio di Dio è fatto di carne che sanguina e muore. E che nessuno aspetterà, per me, il terzo giorno. Mi siedo al banco degli imputati. La mia parola contro la tua. Mancanza di prove di felicità – dichiaro. La verità, nient'altro che la verità: il dolore è l'unico sentimento che mi lega a te. È tutto quello che ho da dire, Vostro onore. Quando ti abbraccio non sento l'amore che non ricevo ma il disprezzo che non ti dono. Ti sento precipitare nel pozzo delle infinite possibilità per cui mi implori. Implorare è sempre stata la tua costante. Nel bene e nel male. Finché morte – mia, per mano tua – non ci separi. Esatta come il dolore dei pezzi che perdo, sicura come le lacrime che non comprendi. Non ho paura di morire, lasciare

Lamed (in tre versi)

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Tra il trono e l'abisso il cuore del Maestro insegna passi di ritorno. 

Notturna 2

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  Foto di Sergio Daniele Donati poesia esile/poesia esule Leggi questo verso e accogli, ti prego, la dissonanza delle mie parole testarde (tace la notte, a volte, il canto delle stelle). Sorridi, ti prego, al raglio d'un uomo inetto, incapace di dire del soffio del Silenzio su un volto rigato dai fili di ferro della Memoria.

Kaf (in tre versi)

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  Foto di Sergio Daniele Donati Prende, trattiene e assimila altrui parole e silenzi la corona della saggezza.