Dialoghi poetici coi Maestri 4. - Jorge Luis Borges
Jorge Luis Borges - Foto di repertorio |
Tratto da La cifra (Mondadori, 1982)
trad. it. D. Porzio
trad. it. D. Porzio
Nell’alba dubitante ho avuto un sogno.
So che nel sogno c’erano più porte.
Il resto l’ho perduto. Il mio risveglio
ha lasciato svanire stamattina
quella favola intima che adesso
è più inafferrabile dell’ombra
di Tiresia o di Ur dei Caldei
o dei corollari di Spinoza.
Ho passato la vita decifrando
i dogmi che avventurarono i filosofi.
È noto che in Irlanda un uomo disse
che l’attenzione di Dio, che mai dorme,
raccoglie eternamente ogni sogno
ogni vuoto giardino ed ogni lacrima.
Continua il dubbio e la penombra cresce.
Se sapessi che è stato di quel sogno
che sognai, o che sogno aver sognato,
saprei tutte le cose.
So che nel sogno c’erano più porte.
Il resto l’ho perduto. Il mio risveglio
ha lasciato svanire stamattina
quella favola intima che adesso
è più inafferrabile dell’ombra
di Tiresia o di Ur dei Caldei
o dei corollari di Spinoza.
Ho passato la vita decifrando
i dogmi che avventurarono i filosofi.
È noto che in Irlanda un uomo disse
che l’attenzione di Dio, che mai dorme,
raccoglie eternamente ogni sogno
ogni vuoto giardino ed ogni lacrima.
Continua il dubbio e la penombra cresce.
Se sapessi che è stato di quel sogno
che sognai, o che sogno aver sognato,
saprei tutte le cose.
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SCORIE DI DESIDERIO
(Sergio Daniele Donati - 2021 - Inedito)
Sulla linea di fuoco del sogno
siamo ermeneuti
affannati
dal segno che scolora;
ne decifriamo in fretta
i tratti sbiaditi
prima che inchiostri simpatici
lascino scarti insignificanti
di memoria.
Davanti al sogno che sfuma,
al foglio che sbianca,
palpebre e porte si chiudono
per non vedere
lo scempio delle scorie;
l'urlo del nostro desiderio
fagocitato dall'oblio.
(Sergio Daniele Donati - 2021 - Inedito)
Sulla linea di fuoco del sogno
siamo ermeneuti
affannati
dal segno che scolora;
ne decifriamo in fretta
i tratti sbiaditi
prima che inchiostri simpatici
lascino scarti insignificanti
di memoria.
Davanti al sogno che sfuma,
al foglio che sbianca,
palpebre e porte si chiudono
per non vedere
lo scempio delle scorie;
l'urlo del nostro desiderio
fagocitato dall'oblio.
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