Dialoghi poetici coi Maestri 9. - Pablo Neruda

Pablo Neruda  - Foto di repertorio

CHIEDO SILENZIO

Ora, lasciatemi tranquillo.
Ora, abituatevi senza di me.
Io chiuderò gli occhi
E voglio solo cinque cose,
cinque radici preferite.
Una è l’amore senza fine.
La seconda è vedere l’autunno.
Non posso vivere senza che le foglie
volino e tornino alla terra.
La terza è il grave inverno,
la pioggia che ho amato, la carezza
del fuoco nel freddo silvestre.
La quarta cosa è l’estate
rotonda come un’anguria.
La quinta cosa sono i tuoi occhi.
Matilde mia, beneamata,
non voglio dormire senza i tuoi occhi,
non voglio esistere senza che tu mi guardi:
io muto la primavera
perché tu continui a guardarmi.
Amici, questo è ciò che voglio.
E’ quasi nulla e quasi tutto.
Ora se volete andatevene.
Ho vissuto tanto che un giorno
dovrete per forza dimenticarmi,
cancellandomi dalla lavagna:
il mio cuore è stato interminabile.
Ma perché chiedo silenzio
non crediate che io muoia:
mi accade tutto il contrario:
accade che sto per vivere.
Accade che sono e che continuo.
Non sarà dunque che dentro
di me cresceran cereali,
prima i grani che rompono
la terra per vedere la luce,
ma la madre terra è oscura:
e dentro di me sono oscuro:
sono come un pozzo nelle cui acque
la notte lascia le sue stelle
e sola prosegue per i campi.
E’ che son vissuto tanto
e che altrettanto voglio vivere.
Mai mi son sentito sé sonoro,
mai ho avuto tanti baci.
Ora, come sempre, è presto.
La luce vola con le sue api.
Lasciatemi solo con il giorno.
Chiedo il permesso di nascere.

(Pablo Neruda - 1958)

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NON DIRLO

Non dirlo e lascia che sia
bisbigliato dall'indicibile,
dalla parola muta;

non dirlo e lascia che cresca
il sibilo antico;
il raggio di stella.

Posa lo sguardo altrove,
sul sacro che sorge
nel palmo della mano,

la goccia d'olio
d'un desiderio - mai detto -
d'adesione al vero.

Lo vedi?
Tra i punti del dado,
nei vortici della trottola,

nelle inerzie del pensiero
tace, e dunque esiste,
il richiamo all'appartenenza.

Quindi non dirlo.
E scendi lento
gli scalini di roccia

del tuo ritiro.
Piano - forse troppo piano -
l'evanescenza si impone

e il tuo nome inciso nel tronco
dell'albero antico
brilla corrusco.

Non dirlo, mentre nasce
nei mattini del mondo
il mono-tono della tortora,

mentre la mano si posa
su rossori giovanili
e la nespola risveglia

le nostre primavere.
Non dirlo e fa che il mondo
dimentichi il tuo passo,

e cancelli ogni traccia
d'un ego accecato.
Esistere è dimenticarsi;

essere sconosciuti
al simile e tacere ciò
che la parola non può contenere.

(Sergio Daniele Donati – 2021 Inedito)
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Commenti

  1. Stupendi questi versi caro mio. Mi sembra che più passa il tempo e più tu migliori. Questi sono versi superbi, per forza, tempi immagini e ritmi. Penso che questa sia la tua strada. Avanti così.

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  2. Le ultime tre strofe sono profonde e invitano alla riflessione. In pochi versi hai contenuto il mistero dell'umanità .

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    1. Sono commosso da questo commento. Grazie

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  3. I tuoi versi raccolgono una infinità di emozioni. Ci ho trovato anche dell'erotismo... sarà la mia mente? Non dirlo.

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    1. Penso che l'erotismo sia un elemento presente, sì

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  4. I tuoi versi sono pieni di emozioni. Ci ho trovato anche qualcosa di erotico... può essere? Non dirlo.

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