Una meditazione a occhi chiusi
Foto di Man Ray |
scrittura esile/scrittura esule
È arrivato l'istante.
Inesorabile. Lento. E atteso.
E porta con sé bave di lumaca e vischiosi fili di ragno.Inesorabile. Lento. E atteso.
Atteso, inesorabile e lento.
Non sei pronto, non lo sei mai stato.
Nemmeno quando contavi i tuoi respiri, gli occhi chiusi, meditando.
Nemmeno quando ti fingevi pronto a essere trafitto dalla freccia.
È arrivato, come fa lui; l'istante. Irruente.
Atteso, lento e inesorabile.
La palpebra vibra e non si alza.
Il respiro si fa affannoso e tu osservi.
Impreparato a ciò che attendi da tempo.
Che il ricordo sarebbe tornato lo sapevi.
Che avrebbe portato con sé tinte ocra e pastello a fiumi, lo immaginavi.
Il muro crolla e resta una sola rovina.
Palpebre abbassate e una mente testarda che conta i respiri.
L'aria entra e sono mani, e carezze e profumi.
La palpebra vibra e tu non la alzi.
E crollano vestigia e mura armate mentre arriva - lento, inesorabile e atteso - l'istante.
L'aria esce lenta e sono voci: dolci, accoglienti e crolla l'ultimo albero della tua foresta.
È arrivato lento, inesorabile e atteso; il vento della memoria.
E tu non sei preparato e fingi a te stesso, dentro la tua postura, che sia solo un'onda.
È arrivato l'istante, il vento; e spacca montagne e sposta continenti, mentre tu conti i respiri e la palpebra non si alza.
“Dammi un nome”, bisbigli, “è ora che io cambi”.
“Il tuo nome sarà sempre balbuziente, barbaro”, risponde il vento.
Il gatto si struscia contro di te.
Tu conti i respiri e la palpebra non si alza.
È arrivato l'istante e ti fa fibrillare i muscoli, con voci suadenti, seduzioni d'azione, dubbi.
Lento, inesorabile e atteso. È arrivato il vento del ricordo.
E di te non resta che una palpebra che non si alza e la conta (lenta, inesorabile e attesa) dei tuoi respiri.
È arrivata la voce, il vento, il ricordo.
E tu non sei preparato se non a mostrarle la tenuta delle tue vestigia.
A terra, sotto il pelo del gatto, una freccia spuntata e l'eco di parole latine.
Lente, inesorabili e attese.
Non sei pronto, non lo sei mai stato.
Nemmeno quando contavi i tuoi respiri, gli occhi chiusi, meditando.
Nemmeno quando ti fingevi pronto a essere trafitto dalla freccia.
È arrivato, come fa lui; l'istante. Irruente.
Atteso, lento e inesorabile.
La palpebra vibra e non si alza.
Il respiro si fa affannoso e tu osservi.
Impreparato a ciò che attendi da tempo.
Che il ricordo sarebbe tornato lo sapevi.
Che avrebbe portato con sé tinte ocra e pastello a fiumi, lo immaginavi.
Il muro crolla e resta una sola rovina.
Palpebre abbassate e una mente testarda che conta i respiri.
L'aria entra e sono mani, e carezze e profumi.
La palpebra vibra e tu non la alzi.
E crollano vestigia e mura armate mentre arriva - lento, inesorabile e atteso - l'istante.
L'aria esce lenta e sono voci: dolci, accoglienti e crolla l'ultimo albero della tua foresta.
È arrivato lento, inesorabile e atteso; il vento della memoria.
E tu non sei preparato e fingi a te stesso, dentro la tua postura, che sia solo un'onda.
È arrivato l'istante, il vento; e spacca montagne e sposta continenti, mentre tu conti i respiri e la palpebra non si alza.
“Dammi un nome”, bisbigli, “è ora che io cambi”.
“Il tuo nome sarà sempre balbuziente, barbaro”, risponde il vento.
Il gatto si struscia contro di te.
Tu conti i respiri e la palpebra non si alza.
È arrivato l'istante e ti fa fibrillare i muscoli, con voci suadenti, seduzioni d'azione, dubbi.
Lento, inesorabile e atteso. È arrivato il vento del ricordo.
E di te non resta che una palpebra che non si alza e la conta (lenta, inesorabile e attesa) dei tuoi respiri.
È arrivata la voce, il vento, il ricordo.
E tu non sei preparato se non a mostrarle la tenuta delle tue vestigia.
A terra, sotto il pelo del gatto, una freccia spuntata e l'eco di parole latine.
Lente, inesorabili e attese.
Eh caro Sergio! Non sai quanto io ami le scritture automatiche, le sommatorie di pensieri che poi a ruota libera non sono perché sono coerenti e coesi da uno scandaglio dentro se stessi. È osservarsi dentro col periscopio, e in questo sei molto bravo. Sai fare
RispondiEliminaGrazie Gianni. Davvero
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