Timewind (lo sguardo laterale sul nemico)
Statuette votive della civiltà pre-ellenica Museo archeologico di Atene (scatto di Sergio Daniele Donati) |
Cominciano sempre le cicale
a strappar vesti dal presente;
a lanciare richiami da un tempo lontano.
Ripetono mònotoni senza sosta
finché non crolla il sostentamento dell'illusione,
là, sotto il platano.
a strappar vesti dal presente;
a lanciare richiami da un tempo lontano.
Ripetono mònotoni senza sosta
finché non crolla il sostentamento dell'illusione,
là, sotto il platano.
Il ricordo si tinge sempre di non vissuto
e chissà se i passi di giada della coscienza
possano davvero poggiarsi a un nome.
possano davvero poggiarsi a un nome.
Poi arriva l'aliseo,
la berceuse, il messaggero.
Ha inizio allora la meditazione;
a occhi aperti
e ti carezzano stimoli vegetali,
profumi di spezie;
s'aprono canali nel muro di David
-suonava la lira e salmodiava
perché scomparisse dalle sue viscere
la visione esterna del popolo nemico;
sul colle-.
Amal-k * è il limite che grida
e tatua sulle pelli segni di dissociazione
profonda dall'ala
angelica dell'Uomo.
Il vento soffia nuove calci, là,
negli interstizi sottili,
striati da stucchi sgretolati,
d'un muro sacro, eretto a secco,
d'un muro sacro, eretto a secco,
a difesa;
rinsalda le piume e scalda i tendini
non per permettere il volo,
ma perché non sia preda dell'oblio
la sua possibilità.
Posavo sotto il platano il mio pastis
rinsalda le piume e scalda i tendini
non per permettere il volo,
ma perché non sia preda dell'oblio
la sua possibilità.
Posavo sotto il platano il mio pastis
sul tavolo, con gesto lento.
E cominciavo a dondolare le mie memorie sulla sedia
-mancavo di corde e, invero,
E cominciavo a dondolare le mie memorie sulla sedia
-mancavo di corde e, invero,
anche di lira
ma il vento era lo stesso-
e Amal-k, che prima rideva
della mia presenza straniera, chinava lo sguardo
sotto i lampi della mia pupilla.
Se c'è una cosa che l'antico nemico
conosce
è l'attimo in cui lo sguardo della vittima
si fa assente e tramuta la paura
in certezza di vittoria;
se c'è una cosa che l'antico nemico
teme
è il richiamo al suono delle lire,
disconosciute per battere su pelli d'asino
ritmi tribali.
Se c'è una cosa di cui l'antico nemico
trema
è il mònotono della cicala, là,
sul platano;
eterna memoria del piccolo
che pianta schegge di pietra
sulla fronte ebete del gigante.
ma il vento era lo stesso-
e Amal-k, che prima rideva
della mia presenza straniera, chinava lo sguardo
sotto i lampi della mia pupilla.
Se c'è una cosa che l'antico nemico
conosce
è l'attimo in cui lo sguardo della vittima
si fa assente e tramuta la paura
in certezza di vittoria;
se c'è una cosa che l'antico nemico
teme
è il richiamo al suono delle lire,
disconosciute per battere su pelli d'asino
ritmi tribali.
Se c'è una cosa di cui l'antico nemico
trema
è il mònotono della cicala, là,
sul platano;
eterna memoria del piccolo
che pianta schegge di pietra
sulla fronte ebete del gigante.
(Sergio Daniele Donati - Inedito Novembre 2021)
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* è uso ebraico tradizionale non dar nome all'antico nemico, citato nel testo sacro che da millenni si ripresenta alla sua visione. In ossequio a tale uso ne ho omesso una lettera, perché ne cada la pronuncia nei fiumi dell'oblio.
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* è uso ebraico tradizionale non dar nome all'antico nemico, citato nel testo sacro che da millenni si ripresenta alla sua visione. In ossequio a tale uso ne ho omesso una lettera, perché ne cada la pronuncia nei fiumi dell'oblio.
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