Tre poeti allo specchio (di Sergio Daniele Donati, Davide Zizza e Felicia Buonomo)
Lettera dopo il nuovo anno
Marina, la neve è invisibile, e noi siamo ubriachi, rintanati
in cupole, sognando l’Hagia Sofia – la liberazione.
Ti penso, per queste distanze
assuefatte a vecchie memorie
sfondate e mitiche – ma il tempo ha
denti da luccio che feriscono
solo a guardarli, e addirittura a pensarli.
Mangerò terra per sentirmi ancora;
ti giunga il mio bacio da questa silenziosa tormenta.
Davide Zizza
____
Osip, vorrei dirti delle chiacchiere nella sala d'aspetto –
un margine di insofferenza da cui cado. Sbucciano
la pazienza e la esplodono – Quando ti penso ho la
misura del sempre. Ripercorro la disperazione della perdita
di me – che in te si trova nella dimensione della mancanza.
Troverai una me che gattona in una stanza buia
e poi l'età adulta del trauma. Ho scovato una sala
d'aspetto di un medico che non mi salverà. Il pronto
soccorso della mia tristezza continua ad accogliere.
Ma lo so, caro amore, che la ferita non è appartenenza
e vicinanza di noi. La sutura: le parole nuove per trovarci.
Felicia Buonomo
____
un margine di insofferenza da cui cado. Sbucciano
la pazienza e la esplodono – Quando ti penso ho la
misura del sempre. Ripercorro la disperazione della perdita
di me – che in te si trova nella dimensione della mancanza.
Troverai una me che gattona in una stanza buia
e poi l'età adulta del trauma. Ho scovato una sala
d'aspetto di un medico che non mi salverà. Il pronto
soccorso della mia tristezza continua ad accogliere.
Ma lo so, caro amore, che la ferita non è appartenenza
e vicinanza di noi. La sutura: le parole nuove per trovarci.
Felicia Buonomo
____
Queste voci, che cantano da lontano
la litania della distanza
- il suono del gracchio
sperso nelle nebbie -
chiamano la parola alla parola;
strappano allo zittimento
scampoli di significato.
La parola non sorge
nella prossimità,
si genera al contrario
dallo stordimento e dallo strazio
d'una lacerazione.
Loro sanno bene
che ogni scrittura
è il lavorio lento d'un sarto
in una bottega oscura.
Sergio Daniele Donati
_______
Rinnoviamo questo esperimento, pubblicato tempo fa su Poetarum Silva. Nel tentativo di attualizzare la condizione interiore di entrambi, Osip e Marina continuano ancora a scriversi. Ma che sia un virus o un regime a impedire il contatto, con tutto ciò che queste due condizioni mortali e disperate comportino, si vuole qui rinnovare una riflessione per cui la distanza di due poeti si annulla, nella sua scintilla universale, nel forte legame della scrittura poetica.
Ed è proprio la voce quale liaison della scrittura che si aggiunge a questo dialogo.
Osip Mandel'štam e Marina Cvetaeva si conobbero nel 1916 in Crimea; Osip si era invaghito di lei e nello stesso anno la raggiunse a Mosca. Tuttavia, come ricorda Pina Napolitano, traduttrice e curatrice dei taccuini della Cvetaeva (Taccuini 1919-1921, ed. Voland): «Al di là della vicenda sentimentale, l’incontro lasciò tracce importanti nella loro evoluzione poetica, testimoniate tra l’altro dalle poesie che si dedicarono a vicenda». Essi rappresentano due importanti poli della poesia russa che, nella varietà di stile e approccio alla scrittura – Marina è più spontanea, piena, ebbra di sentimenti, mentre Osip è più meditato, ma comunque infiammato da una ricerca inesausta –, ben si ritrovano nel comune denominatore del verso che scava la realtà introspettiva e umana, portandola all’acme della coscienza.
(Sergio Daniele Donati, Davide Zizza, Felicia Buonomo)
_______
Felicia Buonomo è giornalista e autrice. È giornalista televisiva presso Mediaset e redattrice di Osservatorio Diritti. Nel 2007 inizia la carriera giornalistica, occupandosi principalmente di diritti umani. Alcune sue poesie sono state pubblicate su riviste e blog letterari italiani, statunitensi e francesi. Pubblica il saggio “Pasolini profeta” (Mucchi Editore, 2011), il libro-reportage “I bambini spaccapietre. L'infanzia negata in Benin” (Aut Aut Edizioni, 2020) la raccolta poetica “Cara catastrofe” (Miraggi Edizioni, 2020) e la raccolta poetica “Sangue corrotto” (Interno Libri, 2021). Dirige la collana di poesia sociale/civile, “Récit”, per Aut Aut Edizioni.
- il suono del gracchio
sperso nelle nebbie -
chiamano la parola alla parola;
strappano allo zittimento
scampoli di significato.
La parola non sorge
nella prossimità,
si genera al contrario
dallo stordimento e dallo strazio
d'una lacerazione.
Loro sanno bene
che ogni scrittura
è il lavorio lento d'un sarto
in una bottega oscura.
Sergio Daniele Donati
_______
Rinnoviamo questo esperimento, pubblicato tempo fa su Poetarum Silva. Nel tentativo di attualizzare la condizione interiore di entrambi, Osip e Marina continuano ancora a scriversi. Ma che sia un virus o un regime a impedire il contatto, con tutto ciò che queste due condizioni mortali e disperate comportino, si vuole qui rinnovare una riflessione per cui la distanza di due poeti si annulla, nella sua scintilla universale, nel forte legame della scrittura poetica.
Ed è proprio la voce quale liaison della scrittura che si aggiunge a questo dialogo.
Osip Mandel'štam e Marina Cvetaeva si conobbero nel 1916 in Crimea; Osip si era invaghito di lei e nello stesso anno la raggiunse a Mosca. Tuttavia, come ricorda Pina Napolitano, traduttrice e curatrice dei taccuini della Cvetaeva (Taccuini 1919-1921, ed. Voland): «Al di là della vicenda sentimentale, l’incontro lasciò tracce importanti nella loro evoluzione poetica, testimoniate tra l’altro dalle poesie che si dedicarono a vicenda». Essi rappresentano due importanti poli della poesia russa che, nella varietà di stile e approccio alla scrittura – Marina è più spontanea, piena, ebbra di sentimenti, mentre Osip è più meditato, ma comunque infiammato da una ricerca inesausta –, ben si ritrovano nel comune denominatore del verso che scava la realtà introspettiva e umana, portandola all’acme della coscienza.
(Sergio Daniele Donati, Davide Zizza, Felicia Buonomo)
_______
NOTE BIOBIBLIOGRAFICHE
Sergio Daniele Donati (Fedro) Milano 1966 - avvocato milanese.
Ha pubblicato per Ensemble edizioni la silloge Il canto della Moabita (2021)
Ha pubblicato per Mimesis edizioni (Collana dei Taccuini del Silenzio) il libro: "E mi coprii i volti al soffio del Silenzio" (2018)
Fondatore e caporedattore del litblog Le Parole di Fedro, ivi propone alcuni dei suoi percorsi nel linguaggio poetico e narrativo e nella poesia ebraica.
Alcune sue poesie sono state pubblicate su riviste letterarie, blog letterari e quotidiani nazionali
Collabora tra l'altro con la rivista letteraria Formicaleone e altre di letteratura e poesia.
Studioso di meditazione ebraica ed estremo orientale, insegna cultura e meditazione ebraica in associazioni e scuole di formazione e tiene seminari sul valore simbolico dell'alfabeto ebraico.
Ha pubblicato per Ensemble edizioni la silloge Il canto della Moabita (2021)
Ha pubblicato per Mimesis edizioni (Collana dei Taccuini del Silenzio) il libro: "E mi coprii i volti al soffio del Silenzio" (2018)
Fondatore e caporedattore del litblog Le Parole di Fedro, ivi propone alcuni dei suoi percorsi nel linguaggio poetico e narrativo e nella poesia ebraica.
Alcune sue poesie sono state pubblicate su riviste letterarie, blog letterari e quotidiani nazionali
Collabora tra l'altro con la rivista letteraria Formicaleone e altre di letteratura e poesia.
Studioso di meditazione ebraica ed estremo orientale, insegna cultura e meditazione ebraica in associazioni e scuole di formazione e tiene seminari sul valore simbolico dell'alfabeto ebraico.
Davide Zizza vive ed opera a Crotone. Dopo la plaquette Mediterraneo (2000), ha pubblicato la raccolta di poesie Dipinti & Introspettive (Rupe Mutevole, 2012), Ruah (Edizioni Ensemble, 2016, con la prefazione di Enrico Testa) e Piccolo taccuino occasionale (Edizioni Ensemble, 2020). In ambito monografico si segnala il breve saggio La lettura e la scrittura come etiche dell’ascolto, inserito nel volume miscellaneo Ascolto per scrivere (Fara Editore, 2014); in Grecia sono apparsi alcuni suoi interventi critici su Quasimodo, Lowell e Laforgue. È presente in varie antologie, su riviste e blog letterari.
Felicia Buonomo è giornalista e autrice. È giornalista televisiva presso Mediaset e redattrice di Osservatorio Diritti. Nel 2007 inizia la carriera giornalistica, occupandosi principalmente di diritti umani. Alcune sue poesie sono state pubblicate su riviste e blog letterari italiani, statunitensi e francesi. Pubblica il saggio “Pasolini profeta” (Mucchi Editore, 2011), il libro-reportage “I bambini spaccapietre. L'infanzia negata in Benin” (Aut Aut Edizioni, 2020) la raccolta poetica “Cara catastrofe” (Miraggi Edizioni, 2020) e la raccolta poetica “Sangue corrotto” (Interno Libri, 2021). Dirige la collana di poesia sociale/civile, “Récit”, per Aut Aut Edizioni.
Commenti
Posta un commento