A papà


A mio padre

Ora lo so;
hai dovuto rinunciare
all'idea del sogno,
per sopravvivere all'incubo.
E so che i limiti che imponiamo a noi stessi
non accettiamo siano superati
da chi amiamo.
Ma il mio sogno, papà,
è un tributo al tuo,
e se, nel sogno,
recupero un'infanzia negata,
non credere, non ignoro
lo strazio della tua.
Ora va di moda dire, papà,
che il perdono è l'impossibile detto
di chi in fondo si sente superiore 
a chi perdona.
Ma noi siamo ebrei, papà,
e sappiamo che il perdono 
è figlio di un lavorio continuo,
d'una ricerca di tracce sotto al fango,
e d'una immaginazione fertile
capace di riconoscere
nel tuo sguardo sbarrato d'ansia
la gioia di te bimbo 
a rincorrere un pallone,
prima delle persecuzioni.



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