( Redazione ) - Sulla silloge "L’ira notturna di Penelope” di Antonella Sica (gennaio 2022, Prospero Editore)
disfo un punto combattendo
l’ira notturna di Penelope
tremando il dubbio se qualcuno
ancora sotto respira. (...)
(tratto da "L'ira notturna di Penelope"
che dà titolo alla silloge)
Quella di Antonella Sica è una scrittura che, prima ancora di stimolare la lettura, impone una pausa; la pausa che è prima di ogni parola.
In quella pausa, appena dopo aver scorso il titolo della silloge, si insinua un dubbio, una crepa che ci impone di rivedere le nostre solari visioni sul mito.
Ché di ire maschili la guerra di Troia ci ha riempito le orecchie, e sono ire declinate al maschile e funeste.
Già il titolo, dunque, ci porta in un mondo sotterraneo, in cui l'ira e tante altre sfumature emozionali, vestono i panni del femminile, delle penombre feconde di cui troppo spesso ignoriamo la fertile natura di sorgente.
L'autrice sembra invitarci a disfarci di punti di falsa coscienza, di consapevolezza artefatta, e ci conduce poi con delicata risolutezza verso una luce diversa, diafana.
Per questo la pausa nella scrittura di Antonella Sica è centrale, ché la descrizione della pulsione non è mai fine a se stessa; serve a condurre in un altrove dove è possibile intuire un senso profondo del nostro sentire.
Così nell'esempio sopra citato, l'ira notturna di Penelope, ci conduce verso un dubbio che dà tremore; un'ira combattuta dalla tenacia ma che forse è proprio essa stessa la chiave di comprensione della necessità di fermarsi ad osservare.
Altrove l'autrice, con mirabile abilità, descrive un percorso simile ma con tinte pastello e delicate.
Nel pomeriggio d’inverno
distratta dalla stanza
non vedrai il tramonto
spiccio cadere vermiglio
nello specchio placato
del mare aperto.
Sorpresa dal buio, allora,
scosterai la tenda ma corta
sarà la vista, nel vetro sola
vedrai riflessa la tua ombra
e il dovere della stanza.
Quel vedrai, che può esser letto sia come premonizione che come imperativo (non vedere), è un invito a non cedere all'abbaglio del bello, a un ritorno al dovere primario che ciascuno di noi ha verso il rispetto della propria ombra.
È come se ci dicesse che il bello risiede nel saper soggiornare là dove il bello cede il posto all'etica e al dovere di stare.
Il richiamo all'ombra, poi, è molto presente in questa silloge e, a volte, prende tonalità tenere e bambine, come in:
LA NOTTE BAMBINA
ruba biscotti e lascia
briciole e tracce di pianto sul cuscino;
stringe il sole nel petto che brucia,
lascia orme di luce sui vetri
mentre libera gli uccelli dal canto
e il silenzio dal vento. Poi
mi scivola al braccio, tenera ombra,
mi chiede di tenerle la mano
perché, dice, ha paura del buio.
Un'ombra, una notte, che teme il buio e che, ancora una volta, ci ricorda della nostra necessità di porci altrove, d'essere capaci di consolare, tenendogli la mano, chi manifesta la sua fragilità, foss'anche la nostra stessa ombra.
Ecco, c'è molto senso di cura in questa raccolta, molto raccoglimento e capacità di dire a sé stessi il più sacro dei detti, nei rapporti umani: eccomi!
In questa silloge la parola soccorre la parola, la trascina via dai luoghi bui, evitando gli abbagli, e la consola.
In Schegge, ad esempio, la parola diviene di un'evanescenza che costituisce un terreno comune per tutti.
(...)
E ogni parola è custode del corpo
protratto nel tempo, fotografia
di un volto sfocato nella foschia
che ognuno potrebbe dire: “È la mia”.
protratto nel tempo, fotografia
di un volto sfocato nella foschia
che ognuno potrebbe dire: “È la mia”.
(...)
Altre volte è garanzia di fioritura, ma allo stesso tempo portatrice della fatica del non detto; messaggera, in altre parole, della condizione umana primaria: l'inciampo creatore.
(...)
La parola che trattengo fiorisce in gola,
l’aria consumando in petto.
S’offusca lo sguardo distolto troppo presto
dalla nebbia e scolora il bacio non dato
come quello dato
ma lascia un velo amaro sul labbro domato
che attende invano d’esser risarcito.
l’aria consumando in petto.
S’offusca lo sguardo distolto troppo presto
dalla nebbia e scolora il bacio non dato
come quello dato
ma lascia un velo amaro sul labbro domato
che attende invano d’esser risarcito.
(...)
E, se una certa ritrosia di chi scrive non prendesse il sopravvento, verrebbe da rispondere alla poetessa che il risarcimento, di tutti noi, dei nostri non detti monchi lei è stata capace di inserirlo in questa silloge, creando per chi legge linee di comprensione di un sé profondo e palpitante, ancor prima che di lenimento e consolazione.
Non ci si avvicina - non ci si avvicini - a quest'opera con la baldanza maschile del guerriero.
Già dalla prima lettera del titolo si avverte un monito a cercare un linguaggio e una lettura altri, perchè la parola possa stendere il suo velo di coscienza in chi legge.
Non ci si avvicina - non ci si avvicini - a quest'opera con la baldanza maschile del guerriero.
Già dalla prima lettera del titolo si avverte un monito a cercare un linguaggio e una lettura altri, perchè la parola possa stendere il suo velo di coscienza in chi legge.
(Per la Redazione de Le parole di Fedro
Sergio Daniele Donati)
______
NOTE BIO-BIBLIOGRAFICHE
Antonella Sica, genovese, è laureata in Lettere Moderne. E' regista e manager culturale in ambito audiovisivo e cinematografico. Ha fondato e codiretto il Genova Film Festival dal 1998 al 2015.
Ha diretto e realizzato cortometraggi di fiction e documentari selezionati e premiati in festival e rassegne e trasmessi da Canale 5, RAITRE, RAIDUE. Ha collaborato a produzioni nazionali (RAITRE, Canale 5) e realizzato numerosi documentari istituzionali ed industriali per grandi aziende, filmati pubblicitari, documentari d'arte, educational, promo e videoclip, video per mostre e musei. Tra lavori realizzati Appunti su giorni e nuvole, documentario di backstage del film di Silvio Soldini realizzato per Warner Bros, che è stato il backstage più premiato dalle manifestazioni di settore della stagione cinematografica 2008/2009 e Ballata Trash, cortometraggio con protagonista il poeta Edoardo Sanguineti.
Ha curato il libro‐intervista Claudio G. Fava – Clandestino in galleria (Le Mani 2003) e collaborato alla realizzazione dei volumi Le Immagini del G8 – Le strade perdute di Genova (Falsopiano 2002), L’immagine plurale – Documentazione filmica, comunicazione e movimenti di massa (AAMOD 2003), Le forme del corto. Rapporto sui corti italiani (Falsopiano 2007). Nel 2002 ha curato G8, un anno dopo, la più importante rassegna dedicata all’analisi dell’utilizzo del mezzo audiovisivo durante il G8 genovese realizzata in Italia collaborando in seguito al reperimento e alla selezione delle immagini sui fatti del G8 per le trasmissioni Fuori Orario di Enrico Ghezzi (RAITRE).
Ha ideato e organizzato festival e rassegne cinematografiche, tra cui X_Science: Cinema tra Scienza e Fantascienza (partner Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università di Genova), FIDRA (Festival Internazionale del Reportage Ambientale, partner Comune di Arenzano e Muvita), Ecuador Festival (partner Ambasciata dell’Ecuador a Roma e Ministero degli Esteri Ecuadoriano)
Ha partecipato alle giurie di diversi festival cinematografici nazionali e internazionali e ha fatto parte per quattro edizioni della commissione selezionatrice della sezione “Cinema Video” della Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo (Sarajevo, Atene, Bari, Roma). E’ stata membro del Comitato promotore del Centro Nazionale del Cortometraggio (coordinato da Aiace e Museo Nazionale del Cinema di Torino) e ha collaborato alla selezione dei film cortometraggi da candidare per i Nastri d’Argento.
Dal 2007 al 2010 è stata rappresentante del Comune di Genova nella Fondazione Genova‐Liguria Film Commission per la quale ha ricoperto la carica di Vice Presidente.
POESIA
Nel 2014 vince il Premio per la miglior silloge del concorso indetto dalla casa editrice Prospero Editore (pubblicata dal medesimo editore nel 2015 col titolo "Fragile al mondo”).
Nel 2017 vince il Premio Internazionale di Poesia Città di Milano con la silloge “La memoria nel corpo”, pubblicata l’anno seguente da Rayuela Edizioni.
Nel 2019 vince il Premio come Miglior Silloge al XX° Premio di Scrittura Femminile "Il Paese delle donne" con la silloge “L’ira notturna di Penelope” uscita nel gennaio 2022 per i tipi di Prospero Editore con la prefazione di Donatella Bisutti.
Le sue poesie sono state pubblicate da diverse riviste e blog fra cui Inverso – giornale di poesia, Larosainpiù, Centro Culturale Tina Modotti, Poeti Oggi, Poesiadelnostrotempo e Versante Ripido. Cura la rubrica di videopoesia “Lanterna Magica su Versante Ripido.
Commenti
Posta un commento