Un innesto


Testa di ragazzo - Museo Archeologico di Atene
Foto di Sergio Daniele Donati

Vengo da terre arse
- da pensieri concorrenti -
e vivo
- straniero ben accolto -
sulla mia terra natale.
Sono il frutto d'un innesto
dai volti semiti,
fiorito tra le pelurie
del vello d'oro.
Il grido di Acheloo
strappa e lacera i miei lobi
come il suono dello Shofar. (1)
Mi richiama la Moabita
- davanti al pozzo -
a riconoscere tra i miei volti
il supplizio 
d'una maschera aliena
che tace e urla; e tace.
Là, tra sabbie rese sacre
dalla storia,
neonato ho posto
nel mio tenace vagito
un fischio alto, di falco;
suono antico che taglia
e scompone il cielo
in tangram multicolori.

Si strappano le vesti
quando l'uomo cade
sotto il peso
dell'assenza a sé stesso.
Eppure la sabbia
rende liscia la pelle
e il deserto delle definizioni
- l'esilio delle parole -
solleva il mento
verso un firmamento 
distante nel tempo.

" E separò le acque dalle acque ";
in mezzo rimase 
lo sguardo sperso d'un uomo
non ancora creato. 
____
NOTE




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Commenti

  1. Bellissima! Sento così forte la simbiosi tra la cultura greca e l'ebraismo! Meraviglioso!

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