Due inediti di Valentina Murrocu
I
I piatti nel lavello in Via Kramer
sono indice di una mediocrità
piana come i residui di sangue
mestruale sulla tazza: il soggetto
che agisce una tragedia
minima, lo sperma sulla tuta,
il velo che si squarcia
in metropolitana a Gessate.
Oppure, lo spazio tra l’arredamento
e il mondo interno, nominare
il corpo svuotandolo di senso.
«Se vivere è percepire, dunque,
la somma dei soggetti è una proprietà,
come uno spasmo nel sonno,
l’angoscia del risveglio.»
La rimozione come scarto o accrescimento.
II
Il divano lasciato in Via Magenta
rivela una coerenza al fondo
delle cose, come non ci fossero i caseggiati
alla periferia di Milano, le partite di calcio,
la tragedia esponenziale
sulla linea della metro:
in sogno, sempre più spesso,
una miopia minore gli viene incontro
come la coincidenza nei tessuti.
«Allora, la membrana regola gli scambi
tra viventi come da un dio interno:
l’alto e il basso contro la parete,
il vintage, la pornografia, il desiderio
scomposto in forze.»
Dicevi che la menzogna costruita
attorno a questo o quel discorso
è necessaria, una vita come
una vita di vetro ruvido.
Le rivolte ad Hong-Kong sfuggono al controllo.
Due bellissime poesie
RispondiEliminaSi una scrittura magnifica. Grazie davvero
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