Il quarto Alef-Bet - 01 (Tav/Alef)


Torna da un orizzonte profano
l'onda del silenzio
e lascia sulla rena 
ricordi vuoti di rocce,
sciolte dall'opera 
immobile del paguro.
La porta che si chiude 
non sia un vuoto
ma il luogo dalla cui serratura
filtrano bagliori corruschi,
prima che luce sia detto
perché luce sia.
Ogni chiusura è sigillo
e prisma e scompone 
l'unico nel molteplice,
l'afonia nel sibilo acuto
d'una natura vergine a sé stessa.
Innalzavamo a un firmamento
assente inni d'incoscienza,
la fronte ancora segnata 
da limo sacro e fertile.
Fummo detti figli del canto
prima del primo suono,
prima del primo intento
e della prima visione.
Fummo detti figli del soffio
prima del primo alito,
del primo aliseo
e del primo seme.
Per questo i padri 
ci sfiorano le nuche;
perché non sia detto 
che il lichene dell'oblio
possa intaccare la gola 
d'un figlio che ricorda
il suo futuro.


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