Due poeti allo specchio (Bruno Di Pietro e Sergio Daniele Donati)
Augusto a Somma evoca Orazio e Mecenate
di Bruno di Pietro
Tutt'altro che pallida, Quinto, è la morte.
Nulla s'impara nella perdita dei più cari affetti
come in quell’ostile autunno che portò via te e Gaio.
Ritroveremo nell’Ade il sapore
delle olive e del vino della Sabina
e quei silenzi in cui ognuno pensava con se stesso?
Il mio viaggio verso l'origine si ferma a Somma
non si può vedere l'inizio prima della fine.
Sono in quella radura del tempo e dello spazio
che non ha sponde: non più qui non ancora altrove.
Devo salutare le costellazioni
mentre incoronano il vulcano.
Svanisce la quieta maestà delle stelle
di fronte alla minacciosa infinità priva di futuro.
Svanisce l'erba in questi afosi giorni estivi
svaniscono le rose prima del crepuscolo.
È questa la notte dell’antico niente
e persino le ali della luce sono lente
quando non sai più se l’ora passata
è un'ora persa o un’ora guadagnata.
Ascolta.
Il cigolio degli scalmi
lo sciabordio dei remi
annunciano l'avvento del battelliere
(e tu ne tremi).
Nulla s'impara nella perdita dei più cari affetti
come in quell’ostile autunno che portò via te e Gaio.
Ritroveremo nell’Ade il sapore
delle olive e del vino della Sabina
e quei silenzi in cui ognuno pensava con se stesso?
Il mio viaggio verso l'origine si ferma a Somma
non si può vedere l'inizio prima della fine.
Sono in quella radura del tempo e dello spazio
che non ha sponde: non più qui non ancora altrove.
Devo salutare le costellazioni
mentre incoronano il vulcano.
Svanisce la quieta maestà delle stelle
di fronte alla minacciosa infinità priva di futuro.
Svanisce l'erba in questi afosi giorni estivi
svaniscono le rose prima del crepuscolo.
È questa la notte dell’antico niente
e persino le ali della luce sono lente
quando non sai più se l’ora passata
è un'ora persa o un’ora guadagnata.
Ascolta.
Il cigolio degli scalmi
lo sciabordio dei remi
annunciano l'avvento del battelliere
(e tu ne tremi).
Vampa
di Sergio Daniele Donati
Là, di fronte alla vampa divina
che improvvisa arse i suoi figli
Aronne, portatore della parola,
tacque.
La morte è un portone ligneo
dietro al quale borbotta e mugugna
una voce d'eucalipto
che canta in lingua antica
formule di trasformazione
e odora di seduzioni
di ritorno.
Arcano contro arcano,
mistero su mistero,
il saggio oppone a quel sospirare lento
la via dorata dell'assenza d'espressione
e contiene nel suo non detto
l'indicibile via della resa
alla non comprensione.
Manca ai padri la voce dei figli
e ferisce silenziosa
l'incauta legge che rende
sopravvivenza vivere;
e non c'è giudice - né giudicato -
per chi rifiuta di parlare
di ciò che non
è dato comprendere.
L'ineluttabilità del dolore, la perdita degli affetti ha poco da insegnare: ottunde e lascia un senso di stupore di fronte alla crudeltà della vita. "Tutto ciò che ami ti sarà portato via" è il titolo di un racconto di Stephen King. La morte è "un portone ligneo", ma dietro al quale c'è forse solo il rumore insinuante del nulla.
RispondiEliminaCosa ci sia dietro a quel portone non è dato saperlo, della morte possiamo solo grattare, in un certo senso, la superficie.
EliminaLa "Porta" come immagine chiude "La stella della redenzione" di Franz Rosenzweig. Dietro quella "Porta" c'è "la Vita"
RispondiEliminaNon si sa cosa ci sia, forse un ritorno
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