Polittico del nascondimento
tutto questo per non dire
quanto fertile sia
il terreno dell'inadeguatezza,
per non aprire al mondo
la ferita del nascondimento,
per non parlare senza sosta
del desiderio d'essere accolti
(...)
una lieve brezza
un profumo acido
d'adolescenza ribelle;
pesa l'incapacità mia
di dirmi diverso
dall'assenza che ha devastato
- prima che imparassi
l'uso della spada -
il mondo di sogno;
dei miei sogni più acerbi.
la bellezza della penombra,
nella decadenza
del tuo autunno.
E poi taci;
non farti maschera
ma coriandolo,
non gesto, ma gestazione.
Vivi nascosto
e non piangere
sul lathe biosas versato.
affascina l'Antico ma la rovina
testimonia la balbuzie del futuro;
l'incanto del passato è morso di tarantola
ed è l'incauto inciampo
di bambino a sorreggere il mondo.
io resto a guardia
- samurai dalla spada sbrecciata -
dell'ultimo sogno mio rimasto vitale.
Gli altri
- che l'Alterità ne benedica la rimembranza -
fanno male per la loro bellezza;
quando ne ho memoria.
Fa male il ricordo
del mio pianto
il giorno del loro funerale.
è ora di dirsi all'approdo
- la chiglia è spezzata -
è l'ora che rivolge un sorriso
alla pelle di sale del marinaio.
E posa lo sguardo Odisseo
non al suo ritorno
ma all'impossibilità di cominciare
un nuovo viaggio
per assenza di corda, d'albero maestro
e del canto delle sirene.
Foto e testo - inedito 2022 -
di Sergio Daniele Donati ©
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