(Redazione) - Nota di lettura alla silloge di Adriana Rinaldi "Dentro un chicco di caffè" (Porto Seguro ed., 2022)
È uscita ad ottobre del 2022 la nuova raccolta poetica di Adriana Rinaldi per i tipi di Porto Seguro ed.
La silloge si caratterizza per una scrittura meditativa e molto personale in cui l'autrice lascia trasparire un mondo etico e spirituale in cui i richiami al sacro, benché non sempre espliciti, sono del tutto evidenti.
Tuttavia qui il sacro, al contrario di molte altre scritture che vivono gli eccessi d'una imposta seriosità, prende le caratteristiche del tutto differenti di una quotidiana serietà.
La cosa è evidente già dal titolo eletto dalla autrice per la sua silloge, ove viene esppresso appieno il rapporto intimo tra interiorità e una piccolezza creativa che non comporta mai sminuimento.
Ad esempio in una sua composizione senza titolo l'autrice così scrive:
Mi risuona il tempo non tempo
mi risuona l'essere imperituro dell'esistenza
lo spazio cosmico sublimato da percezioni
metafisiche.
Un soffio la vita.
L'esordio della poesia richiama elementi alti - l'assenza del tempo nel tempo, l'esistenza imperitura, la percezione del metafisico - ma trova definizione il soggetto/oggetto di questo sentire - la vita - , sino ad allora sottinteso, nella sua leggerezza, nel suo incarnare attributi aerei, nei quali il richiamo al mito ebraico della creazione dell'essere umano trova evidente stimolo.
Altrove Adriana Rinaldi si appoggia a una scrittura che ha i tratti, sapienziali e lenti, tipici di un antico poetare, e nei quali sembra di rivivere il ritmo tipico dei Salmi della tradizione che, lo ricordiamo, nascono come canti originariamente musicati.
Ne porto qui sotto alcuni esempi:
Sarà il giorno ad accoglierti
a trasportarti in un dove
a te sconosciuto. Ogni attesa porta con sé
una risposta.
oppure
Non parlare, osserva.
Vi è un luogo interiore dove nessuno può
arrivare. Conserva questo spazio
che assapora di infinito.
Il tuo infinito è prezioso.
Non si starà qui ad elencare i richiami di questi due componimenti, nei loro contenuti e significati, a precisi cammini spirituali, preme invece sottolineare quanto la scelta della seconda persona singolare, cui Adriana Rinaldi si rivolge ha una sua precisa storia nei territori che stanno al confine tra poesia insegnamento sapienziale.
È un tu che si richiama ad un rapporto quantomeno tra allievo e maestro (forse ben altro) in cui l'incontro tra due alterità si risolve in consiglio di comprensione.
Questa via espressiva si trova in molti dei testi sacri della tradizione ebraica e di altre tradizioni e, a ben vedere, sono molte vicine ad un'idea di poesia come insegnamento in senso etimologico.
La scrittura che è segno e lascia segni nell'interiorità, nel chicco di caffè, di chi legge a volte non può non rimarcare la distanza tra chi dice e chi riceve.
E questo perché quella distanza, che il tu rimarca, è necessaria all'elevazione di chi viene segnato dalla parola ma anche tutela di un distacco possibile e forma di rispetto per la possibilità del rifiuto dello stesso insegnamento.
La distanza tra parola scritta e parola letta è, in fondo, un immenso tu che innalza sia chi pronuncia le prime che chi legge le seconde ( e siamo sicuri che siano le stesse? )
Con questa silloge siamo calati pienamente in questo registro di riflessioni in cui si partecipa del processo creativo dell'autrice proprio perché rispettoso sempre delle distanze tra scrittore e destinatari/lettori.
Scrivere per Adriana Rinaldi, lo si accennava sopra, appare essere in primis una scelta etica e di posizionamento della parola nel campo di un contenuto sia quotidiano che trascendente che necessità di tutta la potenza creativa ed esplosiva del piccolo, anche nella sua declinazione appartenente al lettore stesso.
Una silloge da non perdere davvero e la cui lettura meditata si consiglia a tutti.
Per la redazione il caporedattore
Sergio Daniele Donati
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