Medea
Ne hai lasciate cadere troppe
a terra; poche hanno germogliato.
La terra - quella terra -
a terra; poche hanno germogliato.
La terra - quella terra -
è nemica e respinge più del vento
gli afflati della vita.
Dicevi che m'avresti plasmato l'anima
come argilla mediorientale.
Ne hai fatto uno sgraziato
Dicevi che m'avresti plasmato l'anima
come argilla mediorientale.
Ne hai fatto uno sgraziato
ammasso di fango
privo del soffio d'una speranza
e continui a bisbigliare
un'unica berceuse, una lenta
sentenza di condanna.
Ma tu non sei giudice,
e io sono funambolo
e null'altro conta ai miei occhi
che resti teso il filo
e null'altro conta ai miei occhi
che resti teso il filo
tra luna e Aldebaran.
Che io sia caduto
Che io sia caduto
all'altezza di Betelgeuse
poco conta;
resta il filo, dicevo,
e già di lontano intravedo
il passo strascicato
il passo strascicato
d'un re mendicante
pronto a prendere il mio posto.
pronto a prendere il mio posto.
Io non resto, né resisto, né insisto
ma non resti nemmeno tu
se non nella maschera
d'argilla grigio-vendetta
che scambi per sorriso;
speri davvero che copra
le tue rughe stanche
d'una vita sprecata
a dar caccia all'altrui innocenza?
Dovevano chiamarti Medea,
non donarti un nome palindromo;
non donarti un nome palindromo;
la simmetria è cosa sacra
anche ai miei occhi.
Ora, senza che abbia potuto
avvisarti del mio male,
lenti si spengono.
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