(Redazione) - Figuracce retoriche - 01- ACCUMULAZIONE e ADYNATON
di Annalisa Mercurio
Diamo inizio alla
rubrica figuracce retoriche
cominciando col porci una semplice domanda: quante figure retoriche
esistono? Sedetevi, perché devo annunciarvi che sono parecchie più
di cento, numero al quale ho smesso di contare per non tirarmi
indietro nell’impresa di spolverarle.
Pensate che, il
giorno in cui sono andata in cartoleria per stamparne il file, è
morta la certezza del cartolaio di conoscerle tutte: era convinto si
potessero contare sulle dita delle mani e, fino qualche tempo fa,
anch’io non sarei andata molto oltre nominandole.
Così mi trovo qui a
parlarne con voi dopo essermi detta: “Dato che non resisterai al
richiamo delle sirene e ti metterai a studiare, perché non cercare
compagni di banco? Ed eccomi approdata qui, grazie all’ospitalità
di Le Parole di Fedro che ha aperto questa piccola aula virtuale
tutta per noi, dove andremo a scoprire figure retoriche ‘nuove’,
a riscoprirne di dimenticate e dove andremo a consolidare quelle
conosciute.
Non ho la
presunzione di riportarle tutte, ma spero che questa rubrica mi
permetta nel tempo di analizzarne una gran parte.
Le
figure retoriche vengono dette anche
tropi. Il nome non è gran che, lo so,
ma se lo pronunciamo in greco
fa subito colto, quindi andiamo a scoprire che questo nome deriva
da
trópos, che a sua volta viene
da trépō: volgo, trasferisco.
Le figure retoriche
si dividono in 3 categorie principali: fonetiche o di suono,
retoriche o di significato e infine di costruzione.
Le figure
retoriche fonetiche riguardano il
suono o il ritmo delle parole, possiamo trovarle maggiormente nei
testi poetici ma non solo.
Le figure
retoriche di significato dette anche semantiche riguardano
una modifica del contenuto della frase col fine di ampliarne il
significato.
Le figure
retoriche di costruzione sfruttano
l’ordine, la disposizione o la loro
ripetizione all’interno della frase.
Lascerò a voi il
compito di assegnare a ognuna di loro una casa di appartenenza (che
detta così fa molto Harry Potter a
Hogwarts).ACCUMULAZIONE
La prima che andiamo
a esaminare è l’Accumulazione,
dal latino accumulatǐo, - ōnis.
Per memorizzare il
termine col metodo dell’associazione di idee, pensiamo alla
trasmissione televisiva ‘accumulatori seriali’ e andiamo ad
accumulare nel nostro caso, parole.
Per dovere di
cronaca, nella scrittura l’Accumulazione
può creare ordine o disordine a seconda di quello che si vuole
ottenere.
Un bravo scrittore,
usando questa figura retorica deve portare il lettore allo stato
d’animo che lui stesso vuole si provi, utilizzando un elenco di
termini che può riguardare oggetti, emozioni, verbi ecc. Certo,
accertarci che questo sia avvenuto non è semplice come sembra, visto
che il più delle volte sarà difficile disquisirne con l’autore
(per esempio nel caso in cui questo sia Italo
Calvino); ma annoveriamo Calvino
tra i grandi e per questo in grado, anche senza confronto diretto, di
dissipare ogni dubbio su come avrebbe voluto ci sentissimo leggendo
questo brano tratto da Il cavaliere
inesistente:
«Dovete compatire:
si è ragazze di campagna... fuor che funzioni religiose, tridui,
novene, lavori dei campi, trebbiature, vendemmie, fustigazioni di
servi, incesti, incendi, impiccagioni, invasioni d'eserciti,
saccheggi, stupri, pestilenze, noi non s'è visto niente.»
Un'altra
caratteristica dell’Accumulazione
è il ritmo. Questa tecnica infatti, giocando sull’incalzare della
parola, tende a scandire il tempo della lettura. E ora, andiamo alla
mia prima figuraccia retorica.
L’ordine
il disordine
il sogno
i piedi a terra
le nuvole
il pavimento
andare, schivare
fermarsi e cercare
le infinite dimensioni delle cose
e delle non-cose.
(Annalisa Mercurio)
il disordine
il sogno
i piedi a terra
le nuvole
il pavimento
andare, schivare
fermarsi e cercare
le infinite dimensioni delle cose
e delle non-cose.
(Annalisa Mercurio)
Se pensate di non
essere in grado di scrivere per accumulazione, prendete la lista
della spesa, o se avete figli pensate a ogni volta che date loro un
elenco di cose da fare: alzati, fai colazione, lavati i denti,
prepara lo zaino, vestiti, sbrigati! Pensate a quando appuntate una
ricetta o al promemoria della giornata, alla lista di cose da portare
in viaggio. Questi non sono che alcuni esempi dell’uso quotidiano
di questa nostra prima figura retorica, guardate cosa ho trovato
nella bacheca di un’amica qualche tempo fa:
ADYNATON
La seconda figura
retorica del giorno ha un nome che trovo elegantissimo: Adynathon.
Superfluo dire che il termine derivi dal greco (ai greci piaceva
essere chiari). La parola infatti viene da ἀδύνατον,
da α- (a-,
mancanza, privazione) + δύναμαι (dynamai,
"io posso"), quindi "cosa impossibile".
Se state pensando: “Uh questa è difficile, non l'ho mai usata”, sono certa vi stiate sbagliando.
Questa figura retorica ragiona per assurdo e io, modestia a parte, sono bravissima a pensare per assurdo; credetemi per me ragionare per assurdo è un gioco da ragazzi e probabilmente lo è per tutti noi.
Provate a pensare a frasi d’uso comune come: io non lo/la chiamo manco morto/a, (scusate eh, ma se siete morti, come fate a chiamare?) oppure: non lo farò campassi mille anni! Auguro lunga vita a tutti voi, ma campare mille anni la vedo dura!
Se state pensando: “Uh questa è difficile, non l'ho mai usata”, sono certa vi stiate sbagliando.
Questa figura retorica ragiona per assurdo e io, modestia a parte, sono bravissima a pensare per assurdo; credetemi per me ragionare per assurdo è un gioco da ragazzi e probabilmente lo è per tutti noi.
Provate a pensare a frasi d’uso comune come: io non lo/la chiamo manco morto/a, (scusate eh, ma se siete morti, come fate a chiamare?) oppure: non lo farò campassi mille anni! Auguro lunga vita a tutti voi, ma campare mille anni la vedo dura!
L'Adynathon
è un metalogismo.
Tranquilli, non è una brutta parola, significa che va a modificare
la logica complessiva della frase facendone perdere il significato
letterale; dimostra l’impossibilità di una situazione
confrontandola con un'altra altrettanto impossibile, quindi assurda.
Ma bando alle ciance
e andiamo a vedere alcuni esempi illustri.
Uno degli Adynaton
più famosi della storia lo troviamo nel Vangelo
di Marco:
“È più
facile che un cammello passi attraverso la cruna di un ago, che un
ricco entri nel regno dei cieli.”
Questo versetto è
oggetto di discussioni riguardo la corretta traduzione, ma in questa
versione è un esempio perfetto di Adynathon
Potremmo invece
apprendere dal poeta Cielo D’Alcamo
come respingere con questa figura retorica chi ci importuna via
Messenger, il che renderebbe questo testo attualissimo nonostante
abbia circa ottocento anni. In questi versi la donna corteggiata
manifesta il suo rifiuto con un magnifico Adynaton
“Non mi potresti avere nemmeno se arassi il mare ecc.”
“Lo mar potresti arompere, a venti asemenare,
l’abere d’esto secolo tuto quanto asembrare:
avere me non pòteri a esto monno.”
Potresti arare il mare, seminare ai venti,
radunare tutta la ricchezza di questo mondo,
e non mi riuscireste ad avere in questa vita.
Anche
il poeta Pietro Bembo (1470-1547),
non dichiara direttamente l’impossibilità di dimenticare il
ricordo del primo incontro con l’amata, ma ricorre anch’egli
all’Adynaton:
il ricordo cadrà nell’oblio solo quando l’acqua diventerà dura
e la pietra molle.
Dura
quell’acqua e questa selce molle
fia, prima ch’io non senta al cor girarsi
la memoria del dì, quando alsi ed arsi
nel bel soggiorno tuo, come ‘l ciel volle.
fia, prima ch’io non senta al cor girarsi
la memoria del dì, quando alsi ed arsi
nel bel soggiorno tuo, come ‘l ciel volle.
Quell’acqua
diverrà dura e questa pietra diverrà
molle prima che io cessi di sentire nel cuore
il ricordo del giorno in cui agghiacciai e bruciai
alla vista del tuo bell’aspetto, come volle il cielo.
molle prima che io cessi di sentire nel cuore
il ricordo del giorno in cui agghiacciai e bruciai
alla vista del tuo bell’aspetto, come volle il cielo.
Ma so che state attendendo con ansia la mia seconda figuraccia retorica e farò il possibile per accontentarvi:
E il respiro troverà
pace
quando avrò bevuto
l’ultima goccia
del mare.
(Annalisa Mercurio)
Provate anche voi a giocare con queste figure retoriche. Vi aspetto alla prossima.
Grazie.
RispondiEliminaSono io che ringrazio per l'attenzione (da Annalisa Mercurio)
EliminaGrazie
RispondiEliminaLa ringrazio per l'attenzione (Annalisa Mercurio)
EliminaE bravaaaaa!!
RispondiEliminaMa grazieeeee (da parte di Annalisa Mercurio)
EliminaComplimenti cara Annalisa, sempre in gamba ❤️
RispondiEliminaGrazie di cuore, Rossella (da Annalisa Mercurio)
EliminaUna lettura davvero piacevole ed interessante.
RispondiEliminaGrazie per l'attenzione (da Annalisa Mercurio)
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