Estratto da "Le sorti dell'incanto" di Luca Crastolla (Gattogrigio Editore, 2021) con breve nota di lettura di Sergio Daniele Donati
l'esordio torna, ci attraversa
non la comprensione che cade di lato.
Perdonate le paure, i rovesci delle paure
le forchette, a rebbi dolci di fame
pedalano la fortuna sui volti.
L'urlo delle mani, il silenzio
ha occhi colmi d'acqua
Piovana la piccola morte
negli anfratti. Penetrazione, alito di schiusa
grappolo a grappolo.
Grappolo a grappolo, nella supplica dello sconcerto
si spegne il frastuono, lo stadio, le auto indirizzate
la geolocalizzazione del sangue
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dispiace la miseria delle parole;
l'aver confuso la lista dei doni con l'indice dei rendimenti;
l'aver raccolto di fretta i calzini; l'aver scelto di tacere
di nuovo la pelle come quando le stagioni erano
poche, ma promettevano alternate partenze. Dispiace
l'avere scelto la quieta natività sulle porte a soffietto dell'anno;
l'esser scesi alla fermata sbagliata; l'aver ceduto
il posto all'altro nello specchio che non si degna di uno sguardo.
Dispiace la miseria delle parole, la violenza
di ogni tentato riscatto adibito a risarcimento.
Si prendono lezioni di danza alla televisione
lezioni di gran classe sui resti grassi delle feste comandate;
sugli assenti per dolo del cuore o carenza
o sembianza dei modi del respirare. I bambini
con le lego nel presidio vivo del sogno a fianco:
il senso geometrico di un segno: il nostro cherubino di sughero
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ti poggi al bassorilievo della sera
nel succedersi lineare dei lampioni
fonderesti un dogma di gomma pane
un comandamento lieve
corto fino alle soglie
medicinali del cuscino, ovulo della notte
Conosci l'invito a disfarsi
delle spoglie, dei frastuoni. Un autobus, l'ultimo
fora questo nulla in scariche corticali:
echi di clacson, di fotocellule in allarme
di pattugliamenti del margine. Sotto un'assenza
d'astri, ti stringi tra bavero e volto
di tre quarti, ti stringi e te ne vai
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BREVE NOTA DI LETTURA
L'ANTICO (SENZA RIMPIANTI) tra i versi di LUCA CRASTOLLA
La Redazione de Le parole di Fedro è felice di poter ospitare un breve estratto dalla silloge del poeta Luca Crastolla Le sorti dell'incanto (Gattogrigio Editore, 2021).
Quella di Luca Crastolla è poesia che poggia sull'Antico, non tanto per le scelte linguistiche e stilistiche, sempre comunque estremamente raffinate, quanto per il ritmo che tanto richiama quello di un narrare poetico che impone al lettore un passo lento, se non proprio di ritorno.
Il poeta impone - è proprio il caso di ripetere questo verbo - un tempo di riflessione profonda che non ceda alla duplice tentazione nè di un poetare solo descrittivo né, al contrario, d'un verso pregno solo di un'etica che resta sempre comunque sottesa nella sua scrittura.
Quello che traspare nello spazio vuoto tra le parole di Crastolla, dunque, è l'Antico, sì, ma l'Antico senza rimpianto; l'Antico nel presente, anzi negli anfratti del presente.
Il verso del poeta è esattamente come l'immagine della copertina della sua silloge.
Un occhio che osserva il lettore da dietro (dentro?) un muro a secco, un anfratto, una rovina, ed esorta chi riceve quello sguardo non tanto a contraccambiarlo, ma a guardarsi dentro.
I componimenti di Luca Crastolla hanno in sé questo monito - monito, saggiamente lasciato al non detto - : "leggimi e guardati. Guardati come figlio dell'Antico. Guardati per come tratti questo Antico, per come te ne dimentichi, e per come, nonostante questo, lui resti testimone del tuo passaggio".
Per questo la poesia di Luca Crastolla è priva di rimpianto, non è un dolce ricordo del tempo che fu. Non c'è tempo in Crastolla per queste nostalgie: bisogna riattivare ora il passo dell'Antico, dalle sue stesse rovine.
Per la redazione de Le parole di Fedro
il caporedattore - Sergio Daniele Donati
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NOTE BIOBIBILIOGAFICHE
Luca Crastolla (Fasano, 1974) pubblica la sua prima silloge nel 2018, L'ignoranza della polvere (Controluna Edizioni), con prefazione di Giuseppe Cerbino. Una sua composizione inedita, intitolata Trittico da un cammino lucano, è accompagnata invece da una nota di lettura di Alfonso Guida. Per l'editore Gattogrigio, nel 2022, pubblica la plaquette Le sorti dell'incanto e nello stesso anno il suo nome compare nell'antologia I cieli della preistoria curata da Antonio Bux per Marco Saya Edizioni. Diversi suoi testi sono comparsi su riviste come «Inverso», «Avamposto» e «Atelier», nonché sulla rivista greca «Extirion» con la traduzione del poeta Sotirios Pastakas.
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