La balbuzie blu
per la balbuzie
blu che dimora
nella memoria?
Ignori forse
l'eterna fonte?
È la penombra
prima del tuo
cavo vagito?
Nasce dal seme
del Salmo tondo
dell'immenso Sé
quell'intenzione.
Inciampa e canta,
poi tocca terra.
Ridi tu ancora,
parola? Di chi
sei mai la figlia?
Il gesto puro
- la mano chiusa
che s'apre piano -
separa il Vero
dal verde mito
del non-pensiero.
È più lontano
il cono d'oro
dell'intuizione
Di questo vivo,
e poi balbetto.
E danzo nudo.
Sì, fredda danza
di tramontana;
senza più gioghi
- senza più giochi -
grigie illusioni
d'ascesi in vita.
Voce che dissi
mia, stai nel blu;
in pozza gialla.
Astro, declina,
recita piano
il salmo nero;
il passo lieve
di chi ritorna
alla dimora.
Il silenzio sta
in nuova fronda.
Il silenzio sta
in cavo tronco,
in muto coro,
nel fil di lino.
Il silenzio sta
dove si posa
la pace viola.
Tace l'incanto,
taccio e - poi - canto.
Canto un silenzio.
Un nome che non
penso, scolora
nel blu cobalto.
Poi qui più nulla
- bianco ricordo
di bianca culla.
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