(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 17 - Su "La dittatura dell'amore" di Antonio Nazzaro (Edizioni Delta, 2022)
di Sergio Daniele Donati
Perdita e assenza sono due sostantivi così vicini tra loro che nel linguaggio comune si tende a renderli sinonimi. Entrambi richiamano il regno della mancanza, di ciò che non è, o almeno non è più con noi.
Entrambi ci fanno abbassare lo sguardo al suolo e creano quel nostalgico rimpianto che è una delle fonti del poetare quando eccelso.
Eppure Perdita e Assenza hanno anche un contenuto opposto, perché si può perdere solo ciò che si è avuto, mentre certe assenze sono ab origine.
E solo il poeta sa distinguere le diverse tinte d'un rimpianto per ciò che si è perso e il vuoto di un'assenza nata col nostro stesso primo respiro.
La perdita delinea il perimetro di un mondo che conosciamo - nostro - l'assenza è la misura del continente dell'Altrove.
La silloge di Antonio Nazzaro "La dittatura dell'amore" (Edizioni Delta, 2022) nel suo delineare la sofferenza di una perdita e di una mancanza che lascia solchi profondi sia in chi scrive che in chi legge - quella di una madre - dà al lettore la misura di quanto sia delicato e importante saper distinguere le voci di ciò che è stato - e non è più - da quelle che mai si è ascoltato.
quando la malattia
tocca gli occhi dello sguardo
da sempre veste e riveste
in un muto parlare
gli anni della vita
resta una sola domanda
come si piangono
i vivi?
(6 settembre 2021)
Così esordisce il poeta in questo meraviglioso e cadenzato passo all'interno della narrazione di una dolorosa perdita: con una domanda che non riguarda tanto chi non è più, ma chi resta.
La vita monca, la vita che arranca attorno ad un vuoto centrale e ha bisogno di esser pianta come la si piange? Con quali parole? Con quali silenzi?
Chi vi scrive sa cosa significhi assistere al declino della persona cui si porta l'affetto forse più profondo, rimanere testimoni della propria sola impotenza e chiedersi senza sosta chi saprà piangere ciò che resterà di me quando tu non sarai più?
E che dire della dignità, del decoro e della sobrietà con cui il poeta pone un quesito eterno che renderebbe troppo facile un poetare straziato e inutile.
No, Antonio Nazzaro lascia a quella domanda tutta la dirompente potenza di una questione senza risposta.
La parola che tiene, che conduce verso la realtà delle cose senza rifugiarsi nel sogno, nell'evasione, né nella descrizione del solo strazio è uno dei motivi centrali dell'opera.
Malattia. Nono giorno. Persiane abbassate.
di nuovo qui
sembra che culli
ma è un dondolare inconsulto
e mani a tremare
a stringere forte ma forte
l’aria
di nuovo qui
a vedere te
davanti a una sorella
dalle parole senza suoni
dall’urlo epilettico
a squarciare il petto
di nuovo qui
su quel marciapiede di Caracas
a fermare chi vuole ridare fiato
a quel corpo caduto chiamato padre
di nuovo qui
madre
una smorfia di pelle secca
e gli occhi sempre bambini
a dire non avere paura Antonio
ti cullo io
di nuovo qui
a giocare l’ennesima partita persa
ma non mollo
con Daniela in una mano
e il Nano nell’altra
ti colpisco
tacita e furiosa impotenza
ti abbatterò
(12 settembre 2021)
Verrebbe a chi vi scrive di non commentare, di lasciare al solo suono straziato di queste parole tutta la loro dirompente potenza.
Ma la scrittura di Antonio Nazzaro non lo permette, perché, se esiste un verso che richiede la partecipazione attiva del lettore, è questo.
Perché questi sono versi dedicati e quindi delicati, nonostante le sensazioni forti che veicolano.
E, quando chi legge assiste alla più profonda delle dediche - quelle di un figlio a sua madre - , il suo sguardo si fa vacuo e la comprensione immediata e - consentitemelo - la sacralità della parola fa la sua apparizione.
Sacralità che vi lascio percepire, senza ulteriore commento in questi versi che chiedono solo un nostro profondo e grato (al poeta) Silenzio.
il vuoto delle parole
è il sottovuoto dell’anima
orfanità d’emigrante
documenti precari
orizzonte marino
affoga lo sguardo
s’inzuppa di sale
il dizionario di chissà che lingua
una brezza scuote
un volto stracciato
mancanza di terra
assenza di madre
(6 giugno 2022)
Antonio
Nazzaro (Torino, Italia, 1963). Giornalista, poeta, traduttore, video
artista e mediatore culturale. Fondatore e coordinatore del Centro
Cultural Tina Modotti. È direttore di diverse collezioni di poesia
italiana e latinoamericana per differenti case editrici. Ha
pubblicato le sillogi: Amore migrante e l’ultima sigaretta
(RiL Editores, Chile; Arcoiris, Italia, 2018), Corpi Fumanti
(Uniediciones, Bogotá, 2019) e Diario amoroso senza date,
Fotoromanzo poetico (Edizioni Carpa Koi, Italia, 2021), La
dittatura dell’amore (Edizioni Delta 3, collezione Aeclanum,
Italia, 2022). Un libro di racconti brevi: Odore a (Edizioni
Arcoiris, Italia, 2014) e il libro di cronaca e poesia: Appunti
dal Venezuela, 2017, Vivere nelle proteste (Edizioni Arcoiris,
Italia, 2017). Suoi testi sono stati pubblicati in differenti lingue
su riviste e antologie nazionali e internazionali.
Ha tradotto, o
dall’italiano o dallo spagnolo: Il nemico dei Thirties di Juan
Arabia (Samuele Editore, Italia, 2017); La notte di Dino Campana
(Edicola Ediciones, Cile, 2017); Hotel della notte di Alessandro
Moscè (Buenos Aires Poetry, Argentina, 2018); La lingua
instancabile. 10 voci contemporanee della poesia italiana (Samuele
Editore, Italia/Buenos Aires Poetry, Argentina 2018); La generazione
senza nome, antologia della poesia colombiana (Edizioni Arcoiris,
Italia, 2018); Terra e Mito di Umberto Piersanti (Uniediciones,
Colombia/Samuele Editore, Italia, 2019); Le svelte radici di Sandro
Pecchiari (Uniediciones, Colombia, 2019); Le distrazioni del viaggio
di Annalisa Ciampalini (Uniediciones, Colombia, 2019); Sulla soglia
di Monica Guerra (Uniediciones, Colombia, 2019); Equazione della
responsabilità di Fabiano Alborghetti (Pro Helvetia, Svizzera/Ril
Editores, Cile, 2019); Oltre il mare di Khédija Gadhoum (Edizioni
Arcoiris, Italia, 2019). Antologia della poesia giovane italiana
(nella Collana Gialla della casa editrice fondazione
pordenonelegge.it, Italia, 2019); Farragine di Marco Amore
(Uniediciones, Colombia/Samuele Editore, Italia, 2020); Olimpia di
Luigia Sorrentino (Ril Editores, Cile, 2020); Stazioni remote di
Stefano Simoncelli (Carpa Koi, Italia/Uniediciones, Colombia, 2021);
Casa delle ossa di Prisca Agustoni (Pro Helvetia, Svizzera/Ril
Editores, Cile, 2021). Poesie dell’oscurità di Giuseppe Nibali,
(Uniediciones Sello Editorial, Colombia, en coedición con Carpa Koi,
Italia, 2022.) Dino Campana Suramericano - Cantos Órficos, (Abisinia
Editorial, Argentina 2022.)
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