Resine (al bambino che non fui)
resine, stille ocra
dal più sacro fervore.
Furia di primavera,
d'essenze, ambre e scuri oli.
E tu non osservasti
né ascoltasti, allora.
Nel tuo sguardo
nessuna dimora,
solo il tamburo
di pelli d'asino.
Essicca lento
solo nel deserto
l'indicibile
ricordo. Scaglie blu
di stelle già morte.
Restano solo
carezze buie
Uomo-corteccia;
uomo-salice,
figlio caduto.
Assenza; foglia
morta, per terra.
di Sergio Daniele Donati ©
Una meraviglia davvero!!
RispondiEliminaGrazie davvero dal profondo
EliminaTriste e profonda
RispondiEliminaGrazie di cuore
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