(Redazione) - Figuracce retoriche - 05 - POLIPTOTO (o POLITTOTO) e FIGURA ETIMOLOGICA
di Annalisa Mercurio
Giunti alla
quinta puntata delle figure retoriche di ripetizione, cerchiamo di comprendere
le sottili differenze tra poliptoto e figura etimologica. Queste
sono talmente legate, che ho tentato di separarle, ma non ci sono riuscita.
POLIPTOTO (O
POLITTOTO)
Ehhhh lo so, che per prima cosa avete pensato
a un bel cefalopode, ai suoi bei tentacoli.
Gli animalisti lo avranno visualizzato in mare, e i golosi insensibili in
un piatto, al sugo o in insalata; io non ho potuto fare a meno di visualizzare
il grande Totò nei panni di un polpo. Il nome di questo mollusco, deriva dal
greco πολύπους, polipus, cioè con molti piedi, e ha in parte la stessa radice di
poliptoto πολύ (poli) che traduciamo con molti, alla quale
aggiungiamo τωτον che, non me ne vogliano i grecisti, andiamo a tradurre
semplicemente con casi. La parola Poliptoto, πολύπτωτον polýptoton significa quindi con molti casi.
Il poliptoto (o polittoto) è una figura
retorica che, all’interno della stessa frase o in frasi consecutive, ripete una
stessa parola. Comprendo, che definirla in questo modo, potrebbe creare non
poca confusione, infatti, potrebbe essere una qualunque figura retorica di
ripetizione trattata nelle due puntate precedenti. Come abbiamo visto, però, ognuna
di queste lo fa in modo differente. In caso in cui abbiate bisogno di un ripasso, le
ritrovate ai seguenti link:
Andiamo ora ad aggiungere a queste il poliptoto, e
vediamo come poterlo riconoscere.
Nel poliptoto la ripetizione avviene coniugandola o
declinandola in modi differenti, come se il nostro amico polpo, avesse tentacoli
uguali che si muovono in modi diversi. Questo è il motivo per cui il poliptoto
è definito anche variazione.
Per ottenere
un poliptoto, potremmo usare ad esempio, lo stesso verbo cambiandone il
tempo oppure il modo, o la persona, ma potremmo anche usare un aggettivo o un sostantivo,
cambiandone la funzione sintattica.
Mi spiego
meglio: dicevamo che, tra i vari casi, il poliptoto può essere la variazione
di un verbo in tempi e modi differenti, cioè quando la seconda parola, rispetto la
prima, assume un diverso significato.
Ecco che Dante e Petrarca accorrono
in nostro aiuto, porgendoci questi straordinari esempi:
Cred’ io ch’ei credette ch’io credesse
(Dante Alighieri, Inferno)
In questo caso Dante, usa il verbo credere in varie
declinazioni, e, sempre nell’Inferno, usa lo stesso tipo di poliptoto
in uno dei versi più citati al mondo: e caddi come corpo morto cade.
Nel Canzioniere di Petrarca invece, incontriamo (…) di
me medesmo meco mi vergogno, dove abbiamo, invece, un pronome
snocciolato in vari modi.
Anche nei
Promessi sposi e più precisamente nel capitolo nono, Manzoni fa sì che la Monaca
di Monza usi un gioco di verbi (…) pur che l’avesse voluto, che lo
vorrebbe, che lo voleva.
Con questa
carrellata di esempi classici, il poliptoto sembra essere una figura
retorica lontana dal nostro tempo, ma ora dimostrerò il contrario spostando la
vostra attenzione su forme di poliptoto decisamente più moderne, che
vanno dallo slogan pubblicitario, fino al linguaggio cinematografico e musicale.
Passando al
linguaggio pubblicitario, tempo fa una nota compagnia telefonica, promuoveva così
il trasferimento di chiamata: dove mi trovo, mi trovi.
Facciamo ora
un salto al cinema dove ci attende una battuta di Brad Pitt in Fight Club nei
panni di Tyler Darden. Le cose
che possiedi alla fine ti possiedono (il video qui).
E ancora il poliptoto in un
testo dei Beatles: in Please Please Me (una canzone di John Lennon)… Please,
please me, woha yeah, like I please you…
Dove il primo please è
una interiezione, e il secondo please è un verbo (to
please, dare piacere). Stessa parola, due significati. Se volete, potete fare
una pausa musicale ascoltando il brano qui
Ed ecco il mio primo compito del
giorno, potete sbirciare, poi farne uno tutto vostro.
E tu ancora dormi
dove abbiamo a lungo dormito
dove mentendo dicesti
di non aver mentito.
(Annalisa Mercurio)
Prima di passare alla prossima figura retorica, per comprendere meglio quanto sia sottile la differenza tra queste, vorrei fare un paio di esempi di transizione.
Nel primo caso, andremo a vedere un
cocktail di predicato verbale, sostantivo e aggettivo. Questa, in genere, è una
caratteristica della figura etimologica (nella quale i termini cambiano anche
la forma grammaticale) ma, dopo un consulto con l’esperto dal quale sono uscita
con i capelli dritti e i neuroni piangenti, ho compreso che anche la distanza
tra i vocaboli, e soprattutto ciò che si trova tra questi, fa la differenza.
Per questo motivo, definiamo il periodo che segue un poliptoto:
Ignorare la propria ignoranza è la malattia
degli ignoranti (A.
Bronson Alcott, "Conversazioni". Table-Talk , 1877)
Se però, Bronson Alcott avesse detto ignorare
l’ingnoranza degli ignoranti, avremmo avuto una figura etimologica.
Stando a queste regole, anche nei versi
che seguono di Shakespeare (An Elizabethan Sonnet Problem) troviamo
difficoltà a definire se sia poliptoto o figura etimologica:
l'amore non è amore
che si altera quando trova un'alterazione,
o si piega con il dispositivo di rimozione per rimuovere…
(sonetto 116 di William
Shakespeare)
Azzardo qui il mio personale pensiero:
nel secondo verso (che si altera quando trova un'alterazione)
abbiamo un poliptoto, vista la distanza tra altera e alterazione e
l’inserimento tra questi di un discorso, mentre definirei figura etimologica
l’ultimo verso: rimozione per rimuovere
FIGURA ETIMOLOGICA
La
differenza tra poliptoto e figura etimologica, come abbiamo
appena visto, è talmente sottile che, facendo ricerche, ho spesso trovato su uno
stesso esempio pareri discordanti. Nella figura etimologica, non cambia solo
la forma ma anche la categoria grammaticale: ha un verbo, un sostantivo e un
aggettivo (non necessariamente tutti insieme e non necessariamente in questo
ordine) con la stessa radice etimologica, ne asono esempi classici le
espressioni morire di una morte, amare
l’amore, vivere la vita, correre una corsa, sognare un
sogno, giocare un gioco. Usando la figura etimologica stessa,
diciamo che questa forma va a ‘rafforzare la forza’ del concetto che si
vuole esprimere.
Ma
vediamo alcuni esempi.
Cominciamo
da Olivier Reboul, il quale, nella sua Introduzione alla retorica, ci riporta
un discorso di Charles De Gaulle, discorso dove si denunciano i contestatori
che impediscono agli studenti di studiare, agli insegnanti di
insegnare, ai lavoratori di lavorare. (Oliver Reboul, Introduzione
alla retorica, Il Mulino).
E
ora, Guido Gozzano, in alcuni versi estratti da ‘I colloqui’
(…)
Belli i belli
occhi strani della bellezza ancora
d’un fiore che disfiora e non avrà domani
(…)
Oppure ancora
(…)
simile a chi sognando
desidera sognare
(…)
Umberto
Saba ne ‘Il borgo’ scrive:
Di me stesso, di vivere la vita
di tutti
Un
ultimo esempio celebre, ci apre una nuova possibilità dell’uso della figura
etimologica:
E se, come ora, la distanza si
distanzia, la lontananza si allontana, e la perdita si perde, si assenta
l’assenza… (Giorgio Manganelli)
Se
l’assenza si assenta, non è forse presenza? Ecco che in questo come in altri
casi, la figura etimologica ci dà la possibilità di creare ossimori; lo fa
presente anche Bice Mortara Garavelli (in Il parlar figurato Laterza editore):
“L’ossimoro sfrutta i meccanismi (…) della figura etimologica (…) come de
formi formosità, formose deformità, insensato senso, concordia
discors”.
Dopo
questi versi chi, se non io, si cimenterà in una figuraccia retorica?
Scompare tutto il mangiare
mangiato, come il nostro bere
bevuto mentre resta a
guardarci
l’indicibile tant’amore
amato
mangiato, come il nostro bere
(Annalisa Mercurio)
Figuraccia
più figuraccia meno, vi lascio un saluto.
È
l’ora del commiato, che sente un suono suonato. Per figurare la prossima
figura, vi aspetto tra un mese, senza premura.
Alla
prossima!
Grazie di cuore ,
RispondiEliminaprezioso insegnamento insegnato proverò a scriverne qualcuna ed anche a riconoscerle
Grazie, qui si studia non per studiare ma per giocare con giochi di parole (Annalisa Mercurio)
EliminaTrovo molto interessanti per me queste lezioni , grazie
RispondiEliminaGrazie
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