(Redazione) - Un intervento di Anna Rita Merico su "Formulario per la presenza" Edizioni Progetto Cultura 2022 di Francesca Innocenzi
ma io ti dissi solo di voler dormire
quando il tuo silenzio pesava come piombo.
nell’aria si infittiva un tanfo di sciagura
un nuvolo di mosche in me tornava.
ho preso il diazepam, ti scrissi allora.
da sinistra ogni uccello infido
sfrecciava.
un tuono di menzogna mi sfece come pazza
nei gorghi da complotto della sera.
Nell’andare della giornata, lenta e uguale alle altre, da secoli simile, ti dico d’un sonno che potente mi chiama. Ah! Il Sonno antico! Non dormiva, forse, Odisseo mentre la nave lo portava da Scheria a Itaca? Viaggio d’una notte su una nave carica d’ori preziosi. Era nave sollevata dalle acque e circondata da nebbie fitte. Odisseo dormiva. Su di lui Atena elmata vegliava traghettando il ritorno per il quale occorreva un’uscita da sé. Atena conteneva l’andare e l’uscita da sé d’Odisseo Laertiade. Oggi io sono lasciata al mio sonno. Sono palpitante nel silenzio pesante del tuo non tenermi. Ogni tuo sguardo mi lacera viscere. Sono arresa. Sento volo d’Arpia stridente. Sento riso di Iena. Mi striscia accanto passo di Sciacallo. Mosche s’intanano negli occhi sciamandomi le palpebre. Invoco anch’io Atena elmata. La invoco come santa che mi traghetti nel gelo cristallino di un diazepam razionato come ostia. Razionato non so se a me o a te per richiamarti a calma mentre io te ne scrivo arresa alla tonta obbedienza. Dal lato, non scorgo quale, un’ala infausta striscia lasciandomi segno scuro. Il gorgo degli accusatori mi travolge. Non trovo forz’alcuna per dipanare la menzogna e mi sfaccio. Atena a me lontana. Chi, oggi, ha cura del sonno? Nel sonno il passaggio d’un ritorno raggiunto: quel Sonno mito d’universale senso. Oggi, nel diazepam, covo le note tragiche del mio sfarmi e questo sonno mi ripara da me, fuori da ogni mito, dentro questo mio presente.
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