Cinque inediti di Rossella Pretto


Helsingor

La schiena curva come a cercare oro
sul lastricato fiutando i chilometri
dei giorni passati. Spingiti avanti
da Kronborg Slot - oggi forte
di fossati e muraglie
solitario titano del lembo di terra
dove il cibo di strada e una birra
e il gioiello di vetro si stagliano
di contro alla chiesa di santa Maria
fondata per i fratelli bianchi -
mentre spunta di lato Sant’Olaf
con l’ago
puntuto a suturare i tuoi passi

hai aperto castelli con tutti
i dubbi di Amleto
pensando - è questo che devo?
da sempre abbuiata
sfogliando ere e forzieri
intrecciati in arazzi che sono
bestie dipinte
in stile Dolce e Gabbana
gabbata, tu, dolcemente
e affissa su ascisse e ordinate
di una storia che ti appartiene
ma ha il volto di un fake


Portovenere

turcheggia profondo oltre l’arco
il mare
dalle falesie tagliate al coltello
agli strapiombi di terra
nel tuffo che sogni
azzurro nella tua grotta alchemica
ti affacci lustra di ardesia
teso l’orecchio
a bracciate a sbrano sull’acqua
dove il poeta si eterna in arena
di pietra squassata da un mare
taurino che dentro ti sgroppa.

Sassari

è vuoto
il fonte, fibra arsa dei tempi
crocifisso che inchioda
ginocchia sbucciate, spalle
escoriate, gli occhi in deliquio
supplici di domande inevase

e i tuoi liquidi di sacro limo

stai
buttata su una panca
una cosa che sa d’alga
a vertiginare
già fuori sulla piazza
mentre la croce sversa
quel suo latte giallo di crepa


Vicenza

come tintinna come squilla
così assoluta e nitida
come tra vette e nevi, così
tra nebbie e pioviggine
la voce che liberi e intorno
nessuno
come tra nevi e picchi ma è solo
vapeur d’eau, sottile
muro d’acqua a pelo d’occhio
sospeso come fiato trattenuto
e intorno nessuno
attutita la voce e assoluta
squilla e galleggia
nel vuoto tribunale di una
domanda
la mente è una stanza deserta
calca di pareti in fuga
a frotte verso lo scuro di una
domanda
ti aggiri tra i banchi bui della notte
palmi aperti in voce e richiesta
d’annichilente assoluto
mentre sogni il cavo di un albero
dove accasarti e tornare
pagana
ad ascoltare gli spiriti dei boschi

Insonnia

non si può stare
così, appesi ai bordi della notte
tra falde d'ombrelli e vergogne
di un sale che insterilisce la terra
e ne avresti da dire, tu, fata di effluvi
vuota genitrice di rametti secchi e
croupier della sorte, dire con la lingua
sulla seta che ingorga le pene
o doglie cadenzate di truppe malconce
che avanzano nei sogni di un'esistenza
da fistola, come strappo epidermico
o ferite risanate dal cauterio in fiamme
come santi sulla graticola essudanti
anima o sterco, e ne avresti da dire
di preghiere, a invocare - ti prego -
invocare cosa neanche puoi
pensare, no, insano balbettio o
strapiombo di parole nel buio
di una notte popolata di quarzo e
picchi - minerale pianto di male

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NOTE BIOBIBLIOGRAFICHE

ROSSELLA PRETTO è poetessa, traduttrice e scrittrice.
Ha pubblicato il poemetto Nerotonia (Samuele Editore 2020) e il diario di viaggio La vita incauta (Editoriale Scientifica, collana S-Confini diretta da Fabrizio Coscia 2023), entrambi ispirati al Macbeth shakespeariano. 
Con Marco Sonzogni ha curato e tradotto Memorial di Alice Oswald (Archinto 2020) e l’edizione delle traduzioni sofoclee di Seamus Heaney, Speranza e Storia (Il Convivio Editore, 2022). Di Alice Oswald ha inoltre tradotto e curato Nobody (ETS di prossima uscita). 
Ha poi curato La Terra desolata di T.S. Eliot nella traduzione di Elio Chinol (Interno Poesia 2022). 

È presente in diverse antologie poetiche e nell’antologia di racconti curata da Filippo Tuena, L’ultimo sesso al tempo della peste (Neo Edizioni 2020). Suoi articoli sono apparsi su «Alias-Il Manifesto», «Poesia», «L’Ottavo», «Journal of Italian Translation», «Studi Cattolici», «ClanDestino», «Succedeoggi» e «Doppiozero». 

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