Due poeti allo specchio - dialogo attorno al Sacro (Giuseppe Carlo Airaghi e Sergio Daniele Donati)
Un inno di meraviglia
Al nostro dio certo spiace molto
che molte cose non siano andate
per il verso previsto. Scrive allora,
in bella calligrafia, bigliettini augurali
di frasi edificanti e motivazionali.
Per rincuorare e per distrarre versa
alcune gocce insipide di pioggia
lungo i deserti in primavera e dice:
questo è quello che disseta.
Sopra ogni goccia stende i colori
di un precario arcobaleno
fatto soltanto di riflessi.
Forse si sente in colpa e inadeguato
di fronte agli errori commessi
per sbadataggine e approssimazione
ma il danno ormai è stato fatto,
ogni rimedio è un evidente rammendo
sopra la tovaglia del corredo buono.
Noi fingiamo di non notarlo
per non creare ulteriori imbarazzi,
per non apparire irriconoscenti.
La frutta matura pende dai rami
troppo in alto per le braccia dei bimbi
ma il suo profumo, il suo profumo,
non possiamo negarlo, penetra ovunque;
persino nelle isolate case in ombra
con le persiane sprangate.
Ogni scelta è stata fatta in buona fede,
dicono alcuni, senza ben calcolare
le prevedibili conseguenze, puntualizzano altri,
ma la luce che invade i viali all'alba,
quella luce io la chiamo benedizione.
È come nei giorni di ultima neve:
sotto la coltre senti fremere il prato
e non si può restare alla finestra ad aspettare.
È come un mazzo di fiori in regalo
da parte di un padre distratto
che pretende perdono
per le assenze imperdonabili.
È il bacio poggiato sulla fronte di un figlio
che finge di dormire per scoprire
che accade quando tiene gli occhi chiusi.
Parliamo lingue differenti, noi e lui,
ma quando ci accade di cantare insieme
è un canto di reciproco stupore,
un inno di meraviglia,
di gloria,
di immotivata gratitudine.
alcune gocce insipide di pioggia
lungo i deserti in primavera e dice:
questo è quello che disseta.
Sopra ogni goccia stende i colori
di un precario arcobaleno
fatto soltanto di riflessi.
Forse si sente in colpa e inadeguato
di fronte agli errori commessi
per sbadataggine e approssimazione
ma il danno ormai è stato fatto,
ogni rimedio è un evidente rammendo
sopra la tovaglia del corredo buono.
Noi fingiamo di non notarlo
per non creare ulteriori imbarazzi,
per non apparire irriconoscenti.
La frutta matura pende dai rami
troppo in alto per le braccia dei bimbi
ma il suo profumo, il suo profumo,
non possiamo negarlo, penetra ovunque;
persino nelle isolate case in ombra
con le persiane sprangate.
Ogni scelta è stata fatta in buona fede,
dicono alcuni, senza ben calcolare
le prevedibili conseguenze, puntualizzano altri,
ma la luce che invade i viali all'alba,
quella luce io la chiamo benedizione.
È come nei giorni di ultima neve:
sotto la coltre senti fremere il prato
e non si può restare alla finestra ad aspettare.
È come un mazzo di fiori in regalo
da parte di un padre distratto
che pretende perdono
per le assenze imperdonabili.
È il bacio poggiato sulla fronte di un figlio
che finge di dormire per scoprire
che accade quando tiene gli occhi chiusi.
Parliamo lingue differenti, noi e lui,
ma quando ci accade di cantare insieme
è un canto di reciproco stupore,
un inno di meraviglia,
di gloria,
di immotivata gratitudine.
Giuseppe Carlo Airaghi - inedito 2023
_____
NOTA BIOBIBLIOGRAFICA
Giuseppe Carlo Airaghi è nato e vive in provincia di Milano. Ha pubblicato le raccolte di poesia Quello che ancora restava da dire (Fara Editore, 2020), La somma imperfetta delle parti (Ladolfi Editore, 2021), il poemetto Monologo dell’angelo caduto (Fara Editore, 2022), Ora che tutto mi appare più chiaro (PuntoACapo Editrice 2023) e il romanzo I sorrisi fraintesi dei ballerini (Fara Editore, 2021).
E’ risultato finalista e vincitore di alcuni concorsi letterari tra i quali il “Lorenzo Montano”, “Europa in versi”, “Terre di Virgilio”, “La Recherche”, “Poesia a Napoli”, “Versante ripido”, “Prestigiacomo”, “Premio Arcore”, “Premio Lago Gerundo”.
Attualmente occupato presso un'azienda di servizi.
Una moglie paziente, due figli recentemente usciti incolumi dall'adolescenza.
Sul comodino si ostina ad accumulare libri che tenta di leggere contemporaneamente senza mai riuscire a terminarne uno.
al velo onirico che copre la parola
prima che venga detta
- o sibilata - da una gola impropria.
Mi piace dirmi capace di ascolto
supino delle voci che mi abitano
- ben indegna dimora -
e che in me mettono radice.
Là, nel luogo mio interiore
che non mi appartiene,
risiede il Sacro, la punta di diamante
dell'indicibile che si immerge
nel caldo magma di materiali
pregiati, da costruzione.
Non sono io il capocantiere,
né il mondo;
si formano da sé, mattoni
autoprodotti da suoni ancestrali.
Il resto - le nostre titubanze,
i nostri inciampi e dubbi -
sono del dominio dell'uomo.
Territori diversi che forse non comunicano,
o forse sì, ma di lontano
senza mai sfiorarsi
se non con striature di colori pastello,
come la notte e l'alba.
Sergio Daniele Donati - inedito 2023
_____
NOTA BIOBIBLIOGRAFICA
Sergio Daniele Donati (Milano 1966)
Ha pubblicato per Divergenze edizioni il romanzo "Tutto tranne l'amore" (2023)
Ha pubblicato per Ensemble edizioni la silloge "Il canto della Moabita" (2021).
Ha pubblicato per Mimesis edizioni (Collana dei Taccuini del Silenzio) il libro: "E mi coprii i volti al soffio del Silenzio" (2018).
Fondatore caporedattore e curatore della pagina Le parole di Fedro, ivi propone alcuni dei suoi percorsi nel linguaggio poetico e narrativo. Altre poesie sono state pubblicate più volte sul vari litblog.
Numerose sue poesie sono apparse su riviste cartacee e online e su quotidiani nazionali.
Avvocato milanese si occupa di diritto commerciale e di tutela dei minori.
Studioso di meditazione ebraica ed estremo orientale, insegna cultura e meditazione ebraica in associazioni e scuole di formazione e tiene seminari sul valore simbolico dell'alfabeto ebraico.
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