Due poeti allo specchio (Michele Carniel e Sergio Daniele Donati)
e credo nel dolore cristiano delle piaghe,
ma Dio non mi parla (simmetrica illusione)
Che me ne faccio, Madre, delle mani giunte?
- Abito la colpa con gli occhi sacri del figlio -
- Considero un alibi l’essere nato in tempo -
- Svuoto dalle tasche una congiura di passi -
- Arresto la mortalità dell’anima nel corpo -
Un’ombra uscita illesa dal crollo delle luci
restituisce alla pelle una parvenza di carne.
Sangue, ossa, respiri, poco altro mi sollevano
[Raccoglimi, Madre, come fossi una lacrima].
Michele Carniel - inedito 2023
Esiste una via
- forse la più antica -
che spezza il gesto
e cuce i lembi
di ferite eterne.
Le mani giunte
- aprile; ora -
impediscono ai palmi
di raccogliere olii eletti
dal cielo e il sacro,
lo sai,
risiede nella terra sporca,
sotto le unghie del contadino.
Svuota le tue tasche
da ogni ingombro
che il nulla crudele t'impone,
ma lascia che là resti
un sassolino, a memoria
del flusso che ci sostiene
e del tuo esser stato bambino.
Allora sì, sarai raccolto,
come aliante
da correnti ascensionali
- non più lacrima, ma balsamo -
e ciò che sei stato,
e ciò che sei,
e ciò che sarai
sarà di nuovo figlio
di un ruach benedetto.
Sergio Daniele Donati - inedito 2023
1 - Ruach, in ebraico vento, troppo spesso malamente tradotto con "spirito".
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