Pugnale
Ho tenuto troppo a lungo in mano
il coltello della settima lettera
- un discernimento impietoso
che non contempla linee di confine
tra il bene e il male,
tra elevazione e abisso.
Me ne sono ustionato i palmi
- senza l'onore d'una stigmate
senza l'odore del futuro.
Poi quel sogno e l'altalena
cigolava e quella bimba mi diceva
"scendi anche tu nel parco giochi,
s'è liberato lo scivolo".
E non so se le lacrime di petrolio
che mi solcavano il viso
fossero ricordi o desideri.
So che piansi
- e piango ancora -
perché a me l'invito al gioco
di un bimbo ricorda l'attimo
in cui rimasi solo
a segnarmi le mani inesperte
lungo il solco della vita
col pugnale dell'altrui giudizio.
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Foto e testo - inedito 2023 - di
Sergio Daniele Donati
Crudelissimo. Sento una fessura tra dolore mentale e palpitazioni del vivere
RispondiEliminaCredo che sia una ferita che appartiene all'uomo...grazie
EliminaUna poesia delicata ma...struggente! Il dolore racchiuso nella nostalgia per un passato inafferrabile natte come un colpi di tamburi nella memoria.
RispondiEliminaGrazie davvero dal profondo
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