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Visualizzazione dei post da luglio, 2023

Poesie di Antonella Lucrezia Puddu

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  Salvami Dimmi 'salvami' ed io ti salverò Leccherò il dolore ingoiandolo Tremerò al passaggio potente di carezze senza causa Chinerò il capo al cospetto della tua benedizione Prima di sera il fuoco tiepido della nostalgia tornerà vivo al salire lento del tuo corpo sul mio. Fenice Assioma confuso senza pudore Amore Si ritrovarono senza ragione A ridosso l'uno dell'altra Corpi ribelli guerrieri di pelle carne senz'ossa lasciate a bruciare per poter ritornare. Profumi d'umore caduti a sudare in pozzi di vita goduta acqua implorata che continua a mancare, a grondare, inferni di eco di giorni proibiti d'incontro voluti a respiro venuti ad andare. E dopo aver fatto l'amore per ore ed ore senza peccato tra cenere e fiato bendati sull'orlo di prato infuocato dalla torrida onda, risorsero insieme dall'unico seme. Train Svuotando nel viaggio il mio più intimo Intero, nell'abisso increspato di carta regalo, spero un dono, un gelato. Cerco, nel silenzio

Due poeti allo specchio (Davide Cortese e Sergio Daniele Donati)

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  Di Davide Cortese - inedito 2023 Questi versi non faranno tremare la mafia non sono scomodi, non attaccano il potere. Non concorrono in alcun modo alla fine della guerra. Sono bellamente inutili, è vero. Cosa farsene di queste pagine gentili? Fiori di carta da infilare nei fucili? Di Sergio Daniele Donati - inedito 2023 A cosa serve un firmamento che inutilmente poggia sul piano inclinato dei nostri desideri? E che dire dell'ostinato progetto di dar senso ai suoni  che chiamiamo parole? Niente è più mafioso d'un verso incapace d'esistere senza scopo, così,  come esiste da sempre  la conta degli istanti  che ci separano dalla morte. ____ NOTE BIOBLIOGRAFICHE Davide  Cortese  (Isola di Lipari, 1974) ha pubblicato la sua prima silloge poetica, ES , nel 1998. A questo libro sono seguite le sillogi: Babylon Guest House, Storie del bimbo ciliegia, ANUDA, OSSARIO, MADREPERLA, Lettere da Eldorado, DARKANA, VIENTU (una raccolta di poesie in dialetto eoliano) Zebù bambino e Teneb

Tre poesie di Floriana Coppola

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  Accade così. Un momento definisce un bivio, un incontro, un inciampo e allora la solitudine diventa un abito stretto che non contiene più e si lascia andare   una dopo l’altra le strade e i vicoli scuri la rapida scesa dagli angoli ancora bui il chiarore, così incandescente e bianco,  bagna la fronte  umida, la ringhiera del piano  e il davanzale pieno di piante  un passero nascosto tra i vasi una finestra scalza, lo spigolo duro del balcone il sole, inseparabile prigionia lo spazio tra il corpo e la luce prende a piene mani il vento  rovista nei panni  stesi tra i fili appena rigidi  ponti sospesi tra le case e le ciminiere tra le cucine e i focolari accesi stana il canto la rosa scarlatta, il piacere infinito la danza sbagliata ritorna, la carta capovolta del Mago la Stella sulla pelle svapora il canto  delle sue ciglia nere    così sul marmo sciupato degli scalini su ogni carezza, il manto liscio della schiena     la tigre si struscia nel salotto buono di casa  aggroviglia la coda

(Redazione) - Quattro anni assieme - Buon compleanno "Le parole di Fedro"

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Happy Birthday "Le parole di Fedro" __ Può un pazzo dire di non aver saputo di esistere prima di aver preso in mano una penna e tentato di comporre poesie con un vocabolario stretto, da bambino: cielo, mamma, papà, mare ? Poi capita che quel pazzo legga a sedici anni Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta di Robert M. Pirsig  e ne rimanga folgorato - al punto da rileggerlo diciotto volte nell'arco della sua esistenza, trovandone significati sempre nuovi. E intanto il pazzo leggeva e studiava e scriveva, lasciando però tutto nei cassetti.  Strabordavano, colavano parole da quei legni, come sudori che dovevano però rimanere nascosti.  Ma la parola -  si sa - è ribelle e una volta detta o scritta pretende il suo volo, non può essere costretta in una gabbia dorata che solo chi la pronuncia può osservare.  Ecco perché è nato Le parole di Fedro, figlio di un'idea precisa.  La parola è orfana e pretende, col tempo, di tornare al suo genitore biologico o, a

Infinito

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Incollare le figurine del passato all'album dell'oblio e crescere - crescere lenti - nella sensazione di qualcosa che batte alla parete di gomma delle nostre dimenticanze. Respirare, quasi fosse un atto dovuto, e dimenticare il patto, il sigillo, per poter vivere - soli - l'illusione della solitudine. E dialogare con ombre e voci semite la notte senza comprenderne la lingua sapendo che i piedi non sanno camminare sul terreno instabile  del sogno se non sorretti da un'etica verticale e onirica. Ascoltare timidi il monito  e ricordare che il sogno è dedica  e che dei nostri viaggi notturni  si nutrono i nostri figli. E allora pregare - sì pregare - un dio assente e non creduto e sentirne il mugugno lento, chè il divino è risvegliato e liberato dalla nostra parola; la parola vera e unica ed eterna d'un uomo troppo piccolo  per non dirsi potente, come l'atomo. E vivere ogni mattino l'ossimoro del risveglio  e sapersi strani  al mondo, forse deliranti

Poesie Inedite di Melania Valenti

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Che cosa scrivere di te, Sicilia mia, che di mandorli fioriti l’Olimpo degli dèi ricolmo è ormai o dello Ionio con barche stanche e vuote reti ingabbiano memorie i versi antichi. Che poter dire del manto che lapilli svettano al cielo o delle isole con Eolo imparentate senza ri-dire o ricordar poemi andati. Che poter scrivere di te, Sicilia mia, che ti rinnegano i figli tuoi piangendo il cuore. Soltanto un groppo mi sale in gola quando respiro della tua zagara il suo biancore e il gelsomino. ____ Io prego per te lontano essere di pelle e sogni poeta senza limite nel limite del non concesso. Prego respiro sulla tua mano calda di senso colmo a ritrovare il varco -non profanate mai Scilla e Cariddi!- di avermi ultimo e immacolato cuore. Come miracolo nell'onda fonda, come Vulcano nel miraggio dell'altra sponda come promessa sposa di un tempo andato che al tempo nostro rimase ignoto, prego per te. ____ Fatevi avanti. Schiantatemi al muro,

Due inediti di Loredana Lorusso

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  Ode alla ciliegia. Se di un colore potesse la passione vestirsi a festa solo per un giorno Sicuramente le invidierebbe il rosso vibrante, intenso, profondo fino all’osso tanto da far pensare d'esser bollente al tatto Pregna e sierosa sfera tumida di rugiada Rimanda all’eros e l’eros a lei rimanda Turgida e tonda possiede una fossetta dove la lingua per un tratto indugia prima che il labbro possa trattenerla a che le dita strappino il picciolo piccolo imene raccolto su quel polo di un frutto nato apposta per piacere Invoglia al morso la sua carne soda come di un gluteo o un seno all’acme di un amplesso Segno coi denti i lembi pezzo a pezzo ingorda del suo succo che mi cola inesorabilmente fino in gola Dolce con retrogusto acidulo la polpa in bocca giro e mi rigiro Mentre il nocciolo resta a titillare dell’eccitata lingua le papille che insoddisfatta chiede nel finale che un’altra, e ancora un’altra e un’altra ancora possa quel desiderio erotico appagare. L’odore Se mai ti fossi c