Non dire dei lampi
e tacita le voci
che strappano un senso fallace
al mondo dei suoni.
Torna all'argilla grezza
di un pensiero appena concepito
e poi salta,
senza mostrare impedimento,
nel mondo altro;
al tuo fianco.
Là, davanti all'abisso del creato
è scritto col fuoco
il nome dell'origine,
il viaggio a ritroso
del salmone nell'universo
solitario dell'incoscienza
Non dire dei lampi
e non curarti del simbolo
che tende fili troppo sottili
tra la tua ugola e l'orecchio
eterno e distratto della natura.
Il sacro risiede sotto le unghie
ebeti del contadino,
tra le cere che impediscono
agli occhi di dischiudersi al mattino
per restare nel sogno.
Là, sul crinale, sta la soglia
il passaggio stretto
e senza volto
della dimenticanza più pura,
dell'evanescenza più densa,
del ritorno nell'uovo.
Non dire dei lampi
e chiudi la tua mano
ai messaggi del vento;
entra nel fuoco blu
di una concentrazione supina
sulla fertile valle del nulla.
Il sacro risiede dove non esiste
dimora, tra rovine e muri
a secco di un'esistenza
prenatale e d'ambra.
Là, davanti a quella porta
di legno brunito e senza serratura
troverai scritta col cobalto
la formula antica che apre
al lombrico la percezione
di una luce di terra.
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Testo - inedito 2023 - di
Sergio Daniele Donati
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