Lettere una persona speciale - 66 - Agosto 2023 - "Stasi"

 
Milano, 9.8.23 

Sai Petalo, pensavo tra me e me che la sofferenza si trasforma troppo velocemente in parola e che la parola diviene troppo velocemente scrittura.
Non si lascia all'aratro della sofferenza il tempo di rivoltare il nostro terreno, di dargli aria, né si attendono i tempi della semina, della germogliazione, della crescita.
La parola così diviene spesso una membrana di gomma sui nostri volti, qualcosa che ci impedisce la crescita. 
Scrivere non è tutto, anzi, è l'atto finale di una elaborazione lenta e silenziosa, di un ascolto protratto e della sacralità di quella qualità tanto umana che chiamiamo concentrazione - forse chiamarla stasi sarebbe più opportuno.
D'altronde la gioia del cambiamento ha a che fare - sai bene anche questo - con piccole vibrazioni cellulari, risonanze nel nostro micro-cosmo del movimento degli astri. 

È forse quest'atmosfera agostana che rende tutto fermo, quasi immobile, e calma i ritmi anche del mio cuore salterino a farmi percepire l'esigenza di un dire lento, d'un tratto più sottile, del vento sul foglio ancora bianco. 
Per questo ti scrivo meno, forse. 
O forse è perché sono entrato nella fase della conta, e gli attimi divengono catena, antica: un DNA di intuizioni che non so ancora tradurre in parola. 
Tu questo lo sai, perché da sempre le tua ciglia trattengono le polveri del creato, i pulviscoli di quegli spazi interstellari ove nessun'altra parola, che non sia quella che disse luce, ha il coraggio d'esprimersi.

Esiste il più che umano e quando cade come pioggia sulle nostre esistenze ridiamo piangendo, non più soli al centro di noi stessi. 
Esiste il più che umano per le sole orecchie dell'uomo e questa stasi, questa sospensione prima del detto, rende valore al soggetto.
Là dove il brusio d'una vita ossessiva si fa lontano, sullo sfondo, un grido felice di un bimbo in un cortile di Milano ad agosto, riempie il ricordo di gratitudine. 
Ché l'infanzia irrora la nostra pelle di linfe vitali, ci abbronza da dentro, e richiama su di noi il canto antico della gratitudine. 
Tutto è presenza, prima della parola, tutto.
E le immagini che si fissano sulle mie retine si ritirano perché sta arrivando - la senti anche tu? - la sposa velata.
L'attesa è un soffio che la Via Lattea non disconosce. 
L'attesa è un dono che solo ora, nel periodo della mia conta, sono pronto a ricevere.

E ora apri le mani,
ti prego,
e accogli
il mio bacio di vento
sui tuoi palmi.
stampa la pagina

Commenti