(Redazione) - "Barca del frangibile" una poesia di Rishi Dastidar ( con Traduzione di Emanuela Chiriacò e nota al testo di Anna Rita Merico)
Barca del frangibile
di Rishi Dastidar
Traduzione di Emanuela Chiriacò
Barca del frangibile, piena di
libertini redenti e cuori libreschi
Bozzello della fedeltà, pieno di
ginocchia che si levano e cappelli che si piegano
Bisbiglione della fantasia, pieno di
memorie di corpi e corpi di memorie
Barocco della fellonìa, pieno di curve
di fuoco e peccati vacillanti
Bizantino della fertilità, pieno di
risvegli a terra e sospiri turchini
Boato della fragilità, piena di
universi sottili e ritmi spezzati
Belluria della futilità, piena di
tasti pausa e sale d'attesa
Brioche della flessibilità,
ricca di croste sollevate e strati spugnosi
Briglia della fashionabilità,
piena di tempo girevole e scintilli d’entropia
Bulbo del formidabile, carico di luce
elettrica mai spenta dal 1901
Bagliore rossastro della funzione,
pieno di facili clic e malìa ferroviaria
Buca eterna della fallibilità, piena
di promesse resuscitate e logica delle onde
Bricco della fattibilità, pieno di
bugie domestiche ed esplosioni silenziose
Buyer della falsificabilità,
pieno di niente e di tutto tutto
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La poesia, tratta da Neptune’s
Projects (Nine Arch Press, 2023) viene pubblicata su gentile concessione dell'autore e
della casa editrice.
La poesia in lingua originale nella rubrica “La
Poesia della settimana di Carol Rumens” - in The Guardian, 11/09/2023
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Terra,
Madre, ancora…
Nota al testo di Anna Rita
Merico
La
visione e il potere arcano della parola posseggono, a ogni
latitudine, proprie grammatiche visionarie, proprie potenze
espressive e propri affondi di significato. L’universalità della
poesia indica una parola che, per giungere sulla pagina, emerge dal
proprio nerbo drammatico di indagine. La poesia viaggia attraverso
linee di profondità che risentono di sedimentazioni in aspetti
storici e rimandi non scontati a dimensioni arcane. In Rishi Dastidar
sono linee di profondità abbracciate a lallazioni di lettere
ripetute nell’ossessione di ricerca del ritmico suono di dentro.
È
un suono che sa di doversi innervare nel sogno di un post del tempo
dato. Post tutto: post che segue deflagrazioni. Sogno innervato in
attraversamenti di soglie magmatiche, tutte emergono dai timbri degli
inizi. C’è un millimetrico esatto punto in cui detonazioni di fine
e detonazioni di inizio si scontrano l’una nell’altra? La genesi
è fatta solo di inizi o viene da esplosioni di fine?
La
potenza trasformativa del testo poetico è nella sua capacità di
saper tenere misura tra dimensioni storiche, mitologiche e capacità
di ascolto della contemporaneità. È un equilibrio che accompagna il
senso di una poetica della profondità in grado di rendere universale
il linguaggio poetico.
Questa
la soglia della poesia di Rishi Dastidar. È soglia in cui sostare
nel momento dell’affaccio a un testo poetico che giunge da
meridiani altri e chiede elaborazione di differenti cartografie del
sentire.
Nell’angolo
stretto della stanza giunge trama di fotogramma: la redenzione si
dice attraverso l’immaginazione salvifica di chi traghetta
consentendoci memorie, risvegli e visioni di filiformi universi
abitati. È fotogramma che attraversa l’anima come nave dei folli
salpata da baia di mari a Nord. Le oscillazioni nell’attesa, le
meraviglie altalenanti tra piccole bugie e contenute esplosioni ci
posano nel niente del tutto di un tempo ieratico eppure centrato nel
dentro delle nostre quotidiane fragilità: universi di interruzioni
ma, anche, di scintillii significanti. Una diversa apocalisse impasta
intenti e risvegli. Lì, in quell’angolo scrostato della stanza,
esplode la nostra fragilità, si frantuma la nostra visione: non
un’implosione rumorosa ma un silenzio che cola via come stilla di
pioggia da gelida finestra mentre la poesia si dice come
un’esperienza invasiva, avvolgente.
È
il momento in cui il dolore diviene fertile, consente di vedere e,
così, il mondo si mostra in una nuova vicinanza. Avviene un gioco di
spostamenti, equivalenze, analogie, sostituzioni, sotterranei legami.
I colori e la dimensione di questo testo di Dastidar affondano nel
desiderio di una risalita epocale che tutti ci accomuna nel desiderio
di ri-fondazione di una Terra,
Madre, ancora.
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BREVI NOTE BIOGRAFICHE
Rishi Dastidar è nato a Londra, città in cui vive e lavora. Sue poesie sono state pubblicate su The Financial Times e BBC e in traduzione italiana sulla rivista bilingue online Inkroci.
Membro di Malika’s Poetry Kitchen e presidente dell’organizzazione ‘Spread The Word’ per l’aumento degli scrittori, Dastidar ha curato la sua prima silloge The Craft: A Guide to Making Poetry Happen in the 21st Century (Nine Arches Press. 2019) da cui sono tratte Ticker-tape inclusa in The Forward Book of Poetry 2018 e Contour (Isoipsia) tradotta in italiano da Andrea Sirotti e pubblicata sul blog Interno Poesia. È stato uno dei due curatori dell’antologia Too Young, Too Loud, Too Different: Poems from Malika’s Poetry Kitchen (Corsair, 2021).
Sempre per Nine Arches
Press ha pubblicato la sua seconda e terza silloge: Saffron Jack
(2020) e Neptune’s Projects (2023).
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Si ringrazia sentitamente Emilia Mirazchiyska per l'intermediazione internazionale
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