(Redazione) - Il maschile - 03 - Il maschile nella Beat Generation. Gay, Queer, lessico ribelle e libertà delle donne

 
A cura di David La Mantia

Quale fu la sessualità nella Beat Generation, aldilà della violenza espressiva tipica del movimento. Ci furono donne ad essere parte di quel cambiamento? Ci fu una vera rivoluzione sessuale?
America anni Cinquanta: boom economico, con immaginario da famiglia del Mulino bianco, case moderne, elettrodomestici, cani e pantofole. Sembra un Eden. Ed invece persiste il ricordo recente della Seconda Guerra Mondiale, la Corea e poi il Vietnam con le loro bare senza senso e senza gloria, con i loro reduci vergogna della Nazione, con il picco di spesa per gli armamenti e la guerra fredda, con Martin Luther King e Il razzismo. Anni di contraddizioni, pieni di sogni e di sconfitte. È in questo humus che si afferma la Beat Generation. Jack Kerouac, Allen Ginsberg, William S. Burroughs, Gregory Corso, Neal Cassady, Philip Lamantia, molti altri meno noti che seppero affermare una società diversa, senza mitologie predisposte, anzi forse con una unica leggenda, quella di una sessualità alternativa e più libera, magari sostenuta da sostanze stupefacenti, dalla lettura di testi orientali.
Pensiamo all'opera simbolo del movimento.

"L'urlo"
(a Carl Solomon)

Ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche,
trascinarsi per strade di negri all’alba in cerca di droga rabbiosa,
..............
che venivano espulsi dalle accademie come pazzi & per aver pubblicato odi oscene sulle finestre del teschio,
che si accucciavano in mutande in stanze non sbarbate, bruciando denaro nella spazzatura e ascoltando il Terrore attraverso il muro,
che erano arrestati nelle loro barbe pubiche ritornando da Laredo con una cintura di marijuana per New York,
che mangiavano fuoco in alberghi vernice o bevevano trementina nella Paradise Alley, morte, o notte dopo notte si purgatoratizzavano il torso
con sogni, droghe, incubi di risveglio, alcool e uccello e sbronze a non finire,
.......
che indugiavano affamati e soli a Houston in cerca di jazz o sesso o minestra,....
che si bucavano le braccia con sigarette protestando contro la nebbia di tabacco narcotico del Capitalismo,
che diffondevano manifesti Supercomunisti in Union Square piangendo e spogliandosi mentre le sirene di Los Alamos li zittivano col loro grido, e gridavano giù per Wall e anche il ferry di Staten Island gridava,
che crollavano piangendo in palestre bianche nudi e tremanti davanti al macchinario di altri scheletri,
che mordevano i poliziotti nel collo e strillavano di felicità nelle camionette per non aver commesso altro delitto che la loro intossicazione e pederastia pazza tra amici,
che urlavano in ginocchio nel subway e venivano trascinati dal tetto sventolando genitali e manoscritti,
che si lasciavano inculare da motociclisti beati, e strillavano di gioia,
che si scambiavano pompini con quei serafini umani, i marinai, carezze di amore Atlantico e Caribbeo,
che scopavano la mattina la sera in giardini di rose e sull’erba di parchi pubblici e cimiteri spargendo il loro seme liberamente su chiunque venisse,
che perdevano i loro ragazzi d’amore per le tre vecchie streghe del fato la strega guercia del dollaro eterosessuale la strega guercia che strizza l’occhio dal grembo e la strega guercia che sta li piantata sul culo a spezzare i fili d’oro intellettuali del telaio artigianale,
che copulavano estatici e insaziati con una bottiglia di birra un amante un pacchetto di sigarette una candela e cadevano dal letto, e continuavano sul pavimento e giù per il corridoio e finivano svenuti contro il muro con una visione di fica suprema e sperma eludendo l’ultima sbora della coscienza,
che addolcivano le fiche di milioni di ragazze tremanti al tramonto, e avevano gli occhi rossi la mattina ma pronti ad addolcire la fica dell’alba, natiche lampeggianti sotto i granai e nude nel lago,
che andavano a puttane nel Colorado in miriadi di macchine notturne rubate, N.C., eroe segreto di queste poesie, mandrillo e Adone di Denver — gioia alla memoria delle sue innumerevoli scopate di ragazze in terreni abbandonati & retrocortili di ristoranti per camionisti, in poltrone traili
ballanti di vecchi cinema, su cime di montagna in caverne o con cameriere secche in strade familiari sottane solitarie alzate & solipsismi particolarmente segreti nei cessi dei distributori di benzina, & magari nei vicoli intorno a casa,
.............
che cadevano in ginocchio in cattedrali senza speranze pregando per l’un l’altro salvezza e luce e seni, finché l’anima si illuminava i capelli per un attimo,
col cuore assoluto della poesia della vita macellato dai loro corpi buono da mangiare per mille anni.

Leggete ancora una volta. Tornate su e leggete. L'avete fatto? Rileggete ancora. Perché in quei versi c'è tutto il mondo beat americano.

"Odi oscene", "si accucciavano in mutande", " barbe pubiche", "alcool e uccello e sbronze a non finire", "in cerca di jazz o sesso o minestra", "piangendo e spogliando", "nudi e tremanti", "pederastia pazza tra amici", "sventolando genitali e manoscritti", "che si lasciavano inculare da motociclisti beati, e strillavano di gioia", "che si scambiavano pompini con quei serafini umani, i marinai, carezze di amore Atlantico", "che scopavano la mattina la sera in giardini di rose e sull’erba di parchi pubblici e cimiteri spargendo il loro seme liberamente su chiunque venisse", "che perdevano i loro ragazzi d’amore per le tre vecchie streghe del fato la strega guercia del dollaro eterosessuale la strega guercia che strizza l’occhio dal grembo e la strega guercia che sta li piantata sul culo", "che copulavano estatici e insaziati con una bottiglia di birra un amante un pacchetto di sigarette una candela e cadevano dal letto, e continuavano sul pavimento e giù per il corridoio e finivano svenuti contro il muro con una visione di fica suprema e sperma eludendo l’ultima sborra della coscienza", "che addolcivano le fiche di milioni di ragazze tremanti al tramonto, e avevano gli occhi rossi la mattina ma pronti ad addolcire la fica dell’alba, natiche lampeggianti sotto i granai e nude nel lago", "che andavano a puttane nel Colorado in miriadi di macchine notturne rubate, N.C., eroe segreto di queste poesie, mandrillo e Adone di Denver — gioia alla memoria delle sue innumerevoli scopate di ragazze in terreni abbandonati & retrocortili di ristoranti per camionisti, in poltrone traili", "cameriere secche in strade familiari sottane solitarie alzate & solipsismi particolarmente segreti nei cessi dei distributori di benzina"
È un repertorio di sessualità versatile ed esagerata, maschile e patriarcale, eppure innocente nella ferocia primigenia con cui si manifesta. E gli ambienti in cui si svolge danno il senso di una disperazione vera, profonda, di un opporsi al perbenismo fino alle estreme conseguenze. Fino alla morte, alla dissoluzione.
Ma perché partire dal sesso per parlare di beat generation? Perché quello era il centro, come dimostra "l'urlo" di Allen Ginsberg. Era la rivolta, era lì la chiave per essere contro. Per frantumare una società che sentivano ostile. E per esercitare una libertà che loro sapevano essere non sempre libertà vera.
Perché al contrario delle Viola Vocich e delle Giorgia Soleri, allora il rapporto tra "Logos" e "Onton" era strettissimo. Distruggere con i fatti era distruggere con le parole. Non era il postmoderno di oggi, in cui tutto si perde, tutto è il contrario di tutto. Non era solo la stupefazione del diverso, non era del poeta il fin la maraviglia di Marino. Era semmai autodistruzione, imporsi piaghe nelle carni. Ed il volto corroso di un Burroughs, il fegato di un Kerouac lo raccontano meglio delle mie parole.
Amore versatile, ho detto. Pensate ai rapporti tra Kerouac e il miglior poeta di quella generazione. Allen Ginsberg era innamorato. Ed era innamorato di Jack Kerouac. Lo sappiamo da ogni sua lettera, dalla sue lezioni, da come gli si accendevano gli occhi quando parlava di lui.
Ginsberg venerava l'autore di On the road. Per lui era come essersi innamorati di un Dio, di qualcosa venuto in terra a miracoli mostrare. Eppure non gli rivela la propria omosessualità, perché la "Weltanschauung" del maschio americano dell'epoca ( e temo anche di oggi) presuppone lo sventrapassere, il dominatore di femmine inermi e falsamente consenzienti. E quella concezione è anche dentro il movimento beat, con la sua componente insieme vitalistica e distruttiva. Mente a se stesso Ginsberg. Lo fa ripetutamente. Ogni volta che lo vede. Ed anche dopo, quando Kerouac sarà un cadavere. Mente. Eppure anche Burroughs amava gli uomini e non celava mai i suoi comportamenti. E quindi? Si può pertanto ipotizzare che orientamenti omosessuali fossero in sostanza tollerati, se mostrati sin dall'inizio, se presenti ed evidenti. Ma la menzogna no. L'omosessualità che faceva parte di una logica di priapesco male bonding o di una queerness poteva anche andare, specie se inserita in una cultura minoritaria, confinata nella promiscuità quotidiana, tra lesbian bar e gay blind date, mondi abitati da folli psichedelici, transgender, musicisti di talento, bluesmen rosolati dalla cirrosi.
Sentite cosa dice Ginsberg:

"Dev’esservi chiaro che l’ideologo era lui. Io ne ero cosciente e così dovrebbe esserlo il lettore. Tutto questo non sarebbe esistito senza Kerouac. Saremmo solo un branco di professori fatti di anfetamine, froci, avanzi di galera...Kerouac era la sorgente di energia.... Lo vedevamo come un eroe e fu una sorpresa più avanti scoprire i critici che parlavano di Kerouac come di un debole che seguiva chi gli stava intorno."

E le donne?
Gli Stati uniti di metà-fine anni Cinquanta, l’America della leggenda attraverso vari successi cinematografici, l'america prekennediana con il volto progressista, persino l’America degli anni Sessanta non era per niente in grado di concepire una donna emancipata, libera, indipendente, consapevolmente propensa all’amore in ogni suo verso, soprattutto quando esso si manifesta come puro atto erotico, senza finalità di dovere matrimoniale o di concepimento. Ancora oggi, reperire le opere al femminile della beat generation è estremamente complesso. Lenore Kandel, Joyce Johnson, Hettie Jones e tutte le loro compagne di viaggio. 
Molte sono disponibili in lingua originale, mentre in Italia latitano, per motivi che sono a tutti ben comprensibili. Eppure, molte raggiungono livelli di assoluto rilievo, espressione di un sentire culturale di libertà e di ricerca di sé, quasi mai nettamente inferiori agli scritti di Kerouac, Cassady e compagnia cantante. Vengono brutti pensieri. Forse nel 2023, per molti di noi, è ancora difficile sopportare una posizione così netta sulla libertà, soprattutto delle donne? Forse i tabù su temi sociali come eutanasia, aborto e libertà sessuale non si sono così evoluti negli ultimi sessant'anni, come ci siamo raccontati al sicuro delle nostre case, con le nostre pantofole ?
Esiste, infatti, un altro beat, proposto dalle donne del movimento. C'è in loro rabbia, violenza, libertà sessuale. E insieme la quasi impossibilità di seguire questa strada; le donne erano per lo più dipinte come madri esemplari e mogli devote, oggetto, senza possibilità di opposizione legale, al totale soddisfacimento dei desideri del marito. Libertà sessuale corrispondeva, dunque, in realtà ad un totale isolamento sociale. Il passo dalla donna angelo alla donna puttana era un attimo.
Pensiamo a Joyce Johnson, autrice di Minor characters, Un florilegio di ricordi della sua vita accanto ai grandi della Beat Generation. I suoi scritti hanno riscosso un buon successo anche grazie al fatto che contengono una descrizione originale della figura di Jack Kerouac, con cui l’autrice ebbe una breve relazione. Considerata una sbandata, una poco di buono perché era incomprensibile la volontà di una donna di vivere lontano dalla famiglia d’origine se non per formarsene una propria.eppure la contraddizione era in agguato, con l'idea di un matrimonio:
In realtà non avrei vissuto a lungo nella mia nuova camera. Solo fino a quando io e Alex ci saremmo sposati. […] Gli avrei dimostrato che ero indipendente, che da lui mi aspettavo veramente poco. […] Ma era per amore di Alex, non per me, che sarei stata indipendente”.

Pensiamo a Hettie Jones, una ragazza innamorata di un uomo di colore, una notevole scrittrice. In How I became Hettie Jones: A Memoir, Hettie ci offre la New York crudele di quegli anni, tra suicidi, alcolismo, nuove strade che si sommano a strade, la musica jazz. A stare accanto ad Hettie nelle vie di questa New York tentacolare è il suo compagno, poi suo primo marito, Amiri Baraka, in arte LeRoi Jones, uno scrittore, drammaturgo e poeta americano che, in quegli anni, aveva sposato il movimento beat. 
Un uomo di colore. E quindi una coppia interrazziale. Inaccettabile. Eppure, in opposizione al perbenismo dell'epoca, Hettie ribadisce: “Ci crediate o no, la razza sparisce nell’ambito della casa – nel bagno, sotto le coperte, tra le cimici del materasso comune, negli occhi assonnati del mattino”. 
Eppure, nonostante il suo coraggio, le sue opere rimasero celate fino al divorzio con LeRoi. Anche nella Beat Generation le donne non furono vere protagoniste e si ritagliarono ruoli da amanti, muse, compagne. Persino Hettie si limitò a sostenere la carriera del marito, con la sua afonia artistica. Fu solo dopo il divorzio che tutti conobbero davvero la sua penna. Leggete la bellezza delle sue parole:

Words
are keys
or stanchions
or stones
I give you my word
You pocket it
and keep the change
Here is a word on
the tip of my tongue: love
I hold it close
though it dreams of leaving

E chiudiamo con Lenore Kandel, che visse tra Los Angeles e San Francisco, in contatto costante con il mondo beat. Divenne persino un personaggio di un racconto di Kerouac. Considerata la più scandalosa tra le autrici beat, creó scandalo per The love book, una raccolta di quattro componimenti per un totale di ottocento versi, uscito nel 1966, tanto che il testo fu ritirato da tutte le librerie di San Francisco in quanto ritenuto colpevole di oscenità. Lenore non si limitò mai nel raccontare la realtà che la circondava, quella che si viveva nei quartieri più poveri o più alternativi. Con uno stile personalissimo e diretto, la poeta affronta la dimensione del desiderio femminile, rivendicando il diritto pieno all'orgasmo allora negato ed al piacere sessuale, anticipando largamente temi di Patrizia Valduga. È viva in lei la consapevolezza del valore politico del rovesciamento dei ruoli nell'amplesso. 
Per farvi capire, leggete questi versi: “I want to fuck you / I want to fuck you all the parts and places / I want you all of me”.

Credo, in ultima analisi, che si possa parlare per il movimento beat, alla Gramsci, di una rivoluzione mancata. Una rivoluzione che si esaurì nell'autodistruzione di molti membri e in un cambiamento sociale, forse più estetico che etico, forse più lessicale che dell'agire. Molto auto-represso, aldilà dei propositi, e poco politico.


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Bibliografia

1 - Jack Kerouac, Lettere dalla Beat Generation, Mondadori, 2018
2 - A. Wladman (a cura di), L. Fontana (a cura di), The beat book. Poesie e prose della beat generation, Il Saggiatore, 2015
3 - Un link a un articolo della rivista Downtobacker
4 - Allen Ginsberg, Bill Morgan (a cura di) Le migliori menti della mia generazione. Lezioni sulla Beat Generation, Il Saggiatore, 2019
5 - Fernanda Pivano, Beat hippie yippie, Bompiani, 2017
6 - L. Ferlinghetti e altri, City lights pocket poets anthology. I poeti della Beat Generation, Mondadori, 2006
7 - Un link a un articolo della rivista Filosofemme
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