(Redazione) - A proposito di "Plagiarsi addosso" di Gabriella Montanari (il Convivio editore, 2022) - Estratto con nota di lettura di Sergio Daniele Donati


Ogni poesia è in fondo imitazione inciampante del vuoto di definizione che tutti noi viviamo. 
Ogni poesia è un tentativo di ridurre in parola un'essenza che è, per forza di cose, molto di più di ogni dire.
Per questo, e lo si dice con semiseria ironia, ogni poesia è opera di plagio di sé stessi.
 
Plagiarsi addosso è il titolo della raccolta poetica di Gabriella Montanari (il Convivio editore, 2022) di cui oggi Le parole di Fedro pubblica un breve estratto.
Se sopra ho parlato di ironia sorridente è anche perché il titolo dell'opera, i cui contenuti profondi si muovono sempre secondo un filo di leggerezza mirabile, non può non richiamare alla memoria il testo di Woody Allen "Citarsi addosso", apparso per la prima volta in traduzione italiana nel 1978.
Anche in quel testo la destrutturazione del sé dell'autore era finalizzata ad una ricucitura degli strappi con il filo sacro dell'ironia. 
Ed ironica, benché a tratti netta e senza appello, è la scrittura della poeta Gabriella Montanari in questa raccolta. Come il grande maestro Franz Kafka ci insegna, l'ironia non deve esser mai detta
Deve al contrario essere sempre taciuta e celata da chi scrive perché possa esser colta dal lettore. 
E, attenzione, parlo di ironia, non di facile sarcasmo. 
Ironia che sempre è cara al poeta, colui che della parola non rinnega la sacralità, perché visione laterale che ci permette di svelare tra le lettere un altrove fertile. 
Ironia purtroppo sempre più assente nella poesia contemporanea troppo spesso "girata verso il proprio stesso ombelico e asfittica". 

Ironia che il buon lettore sa trovare in tantissimi passaggi ad esempio del kafkiano processo, tra le opere paradossalmente più serie e al contempo ironiche, e anche nella raccolta in esame. 

La scrittura di Gabriella Montanari strappa sempre al lettore un sorriso di comprensione che non comporta minimamente rinuncia alla serietà dell'opera. Al contrario, è il sorriso di chi percepisce un altro battente tra i significanti patenti delle parole.
E questo avviene spesso attraverso un richiamo al corpo, alla fisicità e ai sensi che - guardate un po' il caso, anche qui ironico -  sono sempre indicativi sia del nostro legame con l'elemento spirituale dell'essere umano che con la sua fallacia. 

I sensi elevano, i sensi ingannano. 
E solo uno sguardo ironico e benevolo, che rifiuta il superomismo - e, diciamolo forte, il superpoetismo imperante - riesce a costruire un equilibrio creativo tra questi opposti. 
La poesia seria, come quella in esame, non è mai una poesia seriosa. 
E chi, come l'autrice, conosce le alchimie del sorriso, sa che esso disvela del dolore molto di più  che la descrizione dello strazio in sé. 
Un dolore capace di uno sguardo ironico su sé è un dolore già in via di guarigione, una ferita che riceve il primo, e più importante, punto di sutura.
E questo l'Autrice lo descrive con l'elemento della leggerezza del verso, dote questa sempre più rara da incontrare in poesia contemporanea. 
Il suo è sempre uno sguardo dall'alto sulle cose, a volo planato di gabbiano, che non rinnega le onde tempestose del mare sotto, ma conosce la via - il volo -  che mette in salvo. 

Per questo siamo davvero lieti di pubblicare un breve estratto da un'opera che, lo si ripete, ha saputo creare nella mente di me-lettore fili argentati di ironiche intuizioni che non hanno per nulla negato il rispetto dovuto ad una ricerca e a degli esiti alti e altri. 

Un'opera questa che spero tutti voi leggiate per intero, lasciandovi indicare dalla penna dell'autrice la vera potenzialità della parola: dire altro da ciò che dice.

Per la Redazione de LE PAROLE DI FEDRO
il Caporedattore - Sergio Daniele Donati

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ESTRATTO DALL'OPERA

RISOLUZIONE

Sento che, senza gli acuti dei castrati,
il buio si corica sui nostri copriletti
e le cellule, stremate, si accasciano
in attesa di un sogno da riciclare.

Hanno fucilato un merlo, in lontananza.
La pena capitale per qualche nota di troppo.

Qualcosa stona, nelle vicinanze.
Le cose d'inverno sono un ossimoro testardo.

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SCHERZO

A Carvenale mi prende una smania di crimine.
mi divora un prurito rivoluzionario.
Caviale ai manovali e crusca ai cortigiani,
il re è un pezzente, la serva ha i carati nei molari.

A palazzo vogliono che mi travesta
da ussara nel sottotetto,
ma non m'intendo di milizie,
posso appena caricare la mia bocca a salve.

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CROCIERA SULLA NEVA
(senza intervallo)

Gli umani adorano il lieto fine,
il cortile curato, un tramonto sui greppi:
perché non darli loro?
Perché rinunciare ai sogni degli altri?
A forza di momenti provisori
diventiamo esistenze definitive,
pedanti ostaggi del quotidiano.

Se fossi in te, mi chiamerei
per un calice, per una gita, per tenermi.
Non ti svendo l'amore dalle proporzioni ideali
e, nutrita dalla somma delle tue imperfezioni, 
ti guarderò fingere e desiderare altre.

Su una pietra tombale anni Ottanta
mi troverai con i solchi della veglia
e un embrione in grembo.
Sarò matrioska
con la bellezza oscena dei pavoni delle nevi.

Scarta i gusci che ti separano da noi.

Segui la mollica.

Arrivami.

NOTE BIOBIBLIOGRAFICHE

Gabriella Montanari (1971, Lugo di Romagna), italo-francese, laureata in Lettere Moderne all'Università di Bologna e diplomata in Pittura presso la Scuola di Arti Ornamentali San Giacomo di Roma, è poeta, scrittrice e artista. Ha insegnato lingua e letteratura italiana, tecniche pittoriche e lingua francese all'estero e in Italia. Editrice, traduttrice di poesia e narrativa dal francese e dall'inglese, collabora con riviste letterarie e d'arte. Dopo vent'anni di vita e attività all'estero (Belgio, Francia, India, Cina, Togo) risiede attualmente a Torino. Esordisce in poesia con Oltraggio all'ipocrisia (Lepisma, 2012), a cui hanno fatto seguito Arsenico e nuovi versetti (La Vita Felice, 2013), Abbecedario di una ex buona a nulla (Rupe Mutevole Edizioni, 2015) e Si chiude da sé (Gilgamesh Edizioni, 2016). 
Pubblica per Supernova la raccolta di racconti Donne di cose (2016) e, per Danilo Montanari Editore, il libro d'arte Reattivo di Valle (poesie e fotografie) con acquarelli di Sergio Monari (2017). I tipi di WhiteFly Press/Vagues di Torino hanno curato l'edizione della silloge poetica Anatomie comperate (2018) e del romanzo L'Argatil (2021). È del 2022 la raccolta Plagiarsi addosso uscita per i tipi de Il conviio editore.Suoi componimenti, racconti, saggi e traduzioni sono presenti in antologie italiane ed estere.
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