Sei inediti di Carla Cenci
Dal fondo
Comprare nel disperso dei mercati
i larvali fraseggi, occhi ciechi
al dono dell’albatro sui tetti,
nell’illusione di essere veri.
Come fanno le carcasse immortali
a restringersi a un pozzo? verso il freddo
io me lo chiedo, mentre ascolto voci
sepolte, tese a un lume del cortile,
e lo scavo confitto delle unghie
dal fondo, per un piolo alla luna…
Comprare nel disperso dei mercati
i larvali fraseggi, occhi ciechi
al dono dell’albatro sui tetti,
nell’illusione di essere veri.
Come fanno le carcasse immortali
a restringersi a un pozzo? verso il freddo
io me lo chiedo, mentre ascolto voci
sepolte, tese a un lume del cortile,
e lo scavo confitto delle unghie
dal fondo, per un piolo alla luna…
Domande di viaggio
Cosa c’è nel girasole illeso dal buio,
nei laghi di terra legati a un treno
e nel merlo, che finisce
contro un vetro e cade
e subito rinfoglia per durare,
nella donna che si piega a un bambino,
così magro a ravvolgerlo nel mare
perché risalga forte e nuoti via…
cosa preme il mio fondo incerto,
il mio cuore sfollato, arso dal guardare
e sperare lungo i fari delle coste
che una lampada chiami
per portarlo a una vita…
Il fiore dell'inverno
non mi domanda molto,
l'acqua poca in un palmo
già finito
ma al fiore dell'inverno
io chiedo sempre il resto
di una piena che attendo,
infinita.
L'errore a domandarmi nelle cose
e nei poveri fiori
sfogliati a dirsi un gambo
per un minuto inverno.
I pesci rossi
L’occhio muto di pace i pesci rossi.
Interstizi di cure in ascese
di arterie si risanano, ampliamenti
dove prima ricavi, geometrie
in ripiego al cuore. Sarà memoria,
un'osmosi, un acquario che sconverge
e i pesci rossi come tutti i piccoli
commuovono, nel lievito di un nuoto
che esonda sulla sete.
Per poco tempo le rondini hanno
abitato la stanza. Nel vano
dove la tapparella scorre l'ala
imbrattata di cielo ascoltavamo.
Solo questo ci alzava dai rifugi,
un passante straniero che bruciava
a toccarlo. Poterne avere il volto
accanto, accarezzarlo come avremmo
voluto con le rondini in un nido,
di là dalle parole, abitarlo.
Senza fine
Ora il tuo passo sicuro così
largo, come aspettarmelo, da quel
mio rubato presente,
mio giorno allontanato da abitudini
in cui nascevi malapena un peso
e così seria ostinata a durarti
ti insegnavo ad un piatto di pasta.
Tu mare già, ingrandivi nascosto,
mi lasciavi sabbia nel dono immoto
del tuo piccolo viso,
di pulirti sul labbro senza fine
un pasticcio di sugo.
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BREVI NOTE BIO BIBLIOGRAFICHE
Romana, di formazione filosofica, ha partecipato alla vita culturale della sua città con collaborazioni redazionali, articoli e recensioni. Studiosa di comunicazione visuale, è autrice del testo "Immagine e visione" (Universitalia, 2014). Sue poesie sono state pubblicate su riviste e in sillogi di premi letterari.
Ciao
RispondiEliminaMolto belle e intense queste tue poesie. Complimenti e a risentirci. Vito
RispondiEliminaGrazie davvero
EliminaGrazie Vito, gentilissimo
EliminaBellissime, grazie! D’altronde non poteva essere altrimenti
RispondiEliminaGrazie davvero
EliminaChe bello!
EliminaGrazie davvero dal profondo
EliminaSinceramente grazie. Carla
EliminaSuggestive le immagini e veramente bello il verso
RispondiEliminaGrazie davvero di cuore
EliminaSì, verissimo: quella di Carla Cenci è una scrittura densa di delicate immagini. Grazie davvero di cuore.
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