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Visualizzazione dei post da ottobre, 2023

Un foglio a terra

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  Raccolsi, così per caso, un foglio da terra. Una scrittura scomposta narrava di un sogno interrotto al momento del risveglio,  di ciò che manca alla veglia, di una lingua che svapora come nebbia d'autunno dai campi. È forse ora di accogliere la perdita di ogni senso, di ricordarsi che nel sonno io non balbetto. Di questa mia tenuta è guardiano il canto omotonico dell'assiolo. ______ Testo - inedito 31.10.23 - e foto di Sergio Daniele Donati

Mio figlio è figlio della parola

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  הבן שלי  הוא בן המילה הוא מדבר אל הדממה שגר בבית שלנו והשתיקה מקשיבה לו כשהוא שר ראפ בשירותים והשתיקה צוחקת כי המילים  של הבן שלי השתיקה הזה לעולם  לא יכול היה לומר אות Mio figlio  è figlio della parola. Parla al silenzio che vive nella nostra casa e il silenzio lo ascolta mentre canta rap in bagno. E ride, il silenzio, perché le parole  di mio figlio quel silenzio mai  avrebbe potuto dirle ______ Testo e traduzione dall'ebraico di Sergio Daniele Donati 29.10.2023

La linea di fuoco

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  Costa uno sforzo enorme lasciar lo sguardo libero di posarsi su altro che non sia la linea di fuoco - il crinale di schegge - che separa due pelli aliene. Eppure è proprio in quella ustione che si opera uno scambio molecolare che ci dice diversi dal prima e identici a un poi che già dimora i nostri midolli. ____ Ispirata alle opere di Emilio Tadini Testo di Sergio Daniele Donati 29 Ottobre 2023

Lo iato

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Separare per creare, per dirsi nel vuoto  capace di portare un nome al di là di un confine  che pare di pietra. In ogni iato risuona un canto che risponde a una domanda e il deserto che mai visitai  è la terra su cui poggia l'ossidiana del mio sguardo. Ogni iato è legge - risveglio dell'ermeneuta - e le parole che mai lessi sono la dimora della mia comprensione. Ogni iato è urlo di voci bambine; lontane e il gesto che mai feci rende il mio pugno carezza. _____ In foto opera di Emilio Tadini Testo di Sergio Daniele Donati  

(Redazione) - Dissolvenze - 24 - Lituo

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  di Arianna Bonino E quel che mi convien ritrar testeso, non portò voce mai, né scrisse incostro, né fu per fantasia già mai compreso Dante, Paradiso, XIX, 7-9 Piano pianissimo nella notte seguo il mio piede antenna, sempre allerta fuori dal lenzuolo. Scivolata via dal letto, a occhi chiusi, fiuto il buio, un buio di casa. Le dita sui muri, le infinitesime nervature sfiorate, risvegliate dai glifi della pelle, le assi sotto i passi, le chiavi ferme e zitte nelle toppe. Un pentagramma di legno il corridoio, costellato dalla via lattea contraria dei suoni che lascio nelle impronte, nel moto funambolo e sonnambulo verso un punto preciso del mondo. Casa io chiamo le mie carte di guardia, guardiane che guardano il mio sguardo, i tagli di piede bianco d’ifa, fosforici barlumi che segnano la strada, miei piccoli fantasmi. Casa è l’unghia anulare che tira di fioretto con dorsi, costole, unghiature, alette. Casa è lì di notte dove parole orizzontali tutte nude stanno, e parlano alla voce che l

Un canto di morte - שיר מוות

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Foto di Man Ray פתחתי את ידי לנשמת העולם אבל הדממה עכשיו אין יותר  קול הרוח רק שיר מוות עולה מן הארץ Ho aperto la mia mano all'anima del mondo ma il silenzio ora non ha più  la voce del vento; solo un canto di morte sale dalla terra Video-lettura  di Sergio Daniele Donati  _____ testo e traduzione dall'ebraico di Sergio Daniele Donati

Il quinto Alef-Bet (binomi) - 03 - Ghimel e Dalet

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  Dopo il primo passo una porta azzurra e, dietro, pensieri celati al mio stesso pensiero.           Occorreva farsi piccoli allora           e rinunciare a parole di muffa           per dare nutrimento puro           al nòcciolo di pesca           che abita i miei midolli.  Varcai nel sogno quella soglia con la coscienza che al risveglio  il colore dei miei occhi sarebbe mutato.  La varco oggi nel ricordo di ciò che cercai di essere per poter stare al tuo fianco.           Si tinge  di indaco e cobalto,           di paura e desiderio           il gorgo senza fondo           della tua assenza           per un uomo incapace           di parlar d'amore.

(Redazione) - Sulla raccolta "D'argilla e neve" di Maria Pina Ciancio (Giuliano Ladolfi Editore, 2023) - nota di Sergio Daniele Donati

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  Corpo e natura: due archetipi tanto cari alla poesia di ogni tempo, due domini che comunicano con fertili risultati da sempre nella scrittura poetica.  Nella raccolta di  Maria Pina Ciancio  " D'argilla e neve " (Giuliano Ladolfi Editore, 2023 ) si sente vibrare intensamente questa relazione in cui il corpo assume sia le vesti di strumento di percezione della  natura, sia perimetro e quasi confine che segna la distanza tra l'umano e il naturale.  Argilla e neve sono peraltro due elementi che richiamano in maniera indiretta, ma patente, il rapporto dell'Autrice con la scrittura.  Argilla è ciò che l'uomo sa plasmare, ciò a cui la poeta sa dar forma e senso e significato. Neve è ciò che della parola è destinato a diluirsi, lasciando brevi tracce liquide, destinate all'evanescenza. E questo è qualcosa che chi scrive poesia in profondità non ignora: una relazione sempre stretta tra la natura sfuggente della parola e la nostra pulsione creativa.  È questo un

Assenza

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Capita poi che un dire arcano scopra dell'assenza la finzione, che basti dirsi piano " non c'è " e omettere in fin di frase quel " più " che divarica lo iato tra il prima e il poi . Capita che basti che il male ricevuto sia detto per interrompere lo spurgo della ferita e osservare piccole lucciole ricucire i lembi di uno strappo. Capita di ricordarsi chi si è stati e da quali deserti, da quali pietre aguzze giungano i tuoi passi e di dirsi  che non è il caso di accanirsi a cercare  bellezza   in ciò  che non è più. ____ Testo inedito  di Sergio Daniele Donati

Due poeti allo specchio (Stefania Giammillaro e Sergio Daniele Donati)

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  Muta sugnu comu pisci senza sangu ca trema a schina ghigata Littra strazzata pi na lisca lissata N'mezzu ai renti Sula, sittata Ravanti a tavula cunzata cu tutti i cumannamenti Figghia sugnu E matri mi ciamu Senza iabbu né maravigghia pi parenti Senza patiri i dulura Ra nascita Ma m'arricampu cunzumata Pi chiddi ra morti Sorti mavara ca m'accumpagna Matri sugnu E figghia nasciu n'autra vota Pi vuatri ca nun cririti a na parola rata surda e malacavata Nun viru nun parru nun sientu Ma vi lassu a testamento Na cunnanna Na ninna nanna d'amuri Ca comu sciroccu Ciusciando riina, vi ricuorda " L'uocci aggiuvanu a taliari sulu quannu ru cori nun c'è chiù nenti ri pigghiari " ( Stefania Giammillaro - inedito 2023) _____ Traduzione della stessa autrice Muta sono come pesce senza sangue che trema a schiena piegata lettera strappata per una lisca lasciata tra i denti Sola, seduta davanti alla tavola apparecchiata con tutti i sacramenti (apparecch

Il quinto Alef-Bet (binomi) - 02 - Bet e Ghimel

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  E mi dici:  esci dalla casa e io non voglio che temo la bora e la boria del mio primo passo. E mi dici:  esci e cadi e io non voglio rincorrere chi non ha mezzi propri né voglio inciampare su lemmi ancora sconosciuti. E mi dici: ti indicherò io dove andare. E io mi guardo allo specchio d'ottone di un'infanzia negata, e non posso che uscire dalla casa che quello specchio mente e mi fa bello e pronto al mondo mentre ancora il cordone ombelicale con un'assenza barbara e palindroma canta il suo canto di vendetta. E mi dici: esci dalla casa, io ti proteggerò, e poni la tua mano calda sulla mia nuca.  E io esco, e il mondo, sì il mondo, si mostra alle mie retine, e tu, che tutto sai, mi puoi dire cosa sia quel liquido caldo e salato che mi scende dagli occhi? ____ Testo - 14.10.2023 - di Sergio Daniele Donati

(Redazione) - Conversari - 01 - Piccola conversazione sulla notte

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di Maura Baldini “Io credo nelle notti”, scriveva Rainer Maria Rilke ne Il libro d’ore , opera giovanile di magistrale compiutezza. Una dichiarazione di fede. Una dichiarazione d’amore alla notte, ai suoi molteplici e forse infiniti volti, complici e ostici, tremendi e amabili, aridi e languidi, volti disegnati dalla filigrana dei nostri umori. Perché niente è più icastico della notte, e niente ha natura ancipite come la notte. Invero, mentre il giorno, nell’osceno divenire di immagini e rumori, confonde e sottrae concentrazione, la notte riabilita il lusso della stasi, del dialogo muto, dell’ascolto acuito. La notte si muove attorno a noi e ci muove, in una danza di tenebre e bagliori celesti, nel lago deserto della contemplazione, che non è immobile, poiché la notte è quiescenza in perpetua metamorfosi. La notte agguanta, ma in maniera diversa dal giorno. Lo fa permeandoci, insinuandosi nelle pause del respiro, allagandoci il corpo, in un silenzio che mette radici in noi, divellendo

Metà-fisica 4 (Restare)

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  Una smorfia - o forse un sorriso- un taglio di forbice su cieli senza nuvole.     Restare - pensavo - è l'imperativo     che batte tra ossa e tendini,     e il movimento non è altro     che la fuga dalla postura di statua. Restare, come resta la pietra, o il tronco senza vita di un albero che ha incontrato la fiamma.  Restare, senza nulla dire, senza pensiero, né giudizio.     Restare nella stasi della smorfia.          In faccia alla vita,     al ricordo e al progetto,     restare con venature  rosso-sangue       nel marmo nel corpo, ____ Foto e testo (ottobre 2023) di Sergio Daniele Donati

(Redazione) - Estratto da Da "Vuoto frontale" (Capire edizioni, 2020) di Sabrina Amadori con breve nota di Sergio Daniele Donati

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  È un vero piacere per "Le parole di Fedro" poter pubblicare un estratto dalla raccolta di Sabrina Amadori "Vuoto Frontale" , apparso nel 2020 per i tipi di Capire edizioni. L'incisiva scrittura della poeta è capace, come potrete osservare leggendo le composizioni che seguono, di trascinarci in un luogo dai pieni richiami filosofici ed esistenziali , attraverso un apparato linguistico e lessicale sicuramente diretto ed immediato, che però lascia trasparire una sorta di danza tra diversi piani interpretativi possibili. L'Autrice, sicuramente complice la sua formazione filologica, ha un tratto quasi sapienziale capace di comprimere, non solo in pochi versi, ma anche nel rifiuto   forse etico di ogni lirismo ed orpello, la densità del suo dire.  Quella di Sabrina Amadori è dunque una scrittura che condensa, assimila e lega.   E il lettore, rara cosa in poesia contemporanea, sente una calda luce di comprensione profonda calare sulle sue tempie. Una autrice da s

Metafisica 3 (non è poesia)

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  Costruire un senso attorno alla voragine di vuoto che sta al centro di parole d'ambra non è per me poesia. Poesia è sempre solo ciò che resta,  lo scarto del silenzio, e ogni parola è  cannibale di sorelle abbandonate all'oblio. ____ Testo e foto  di  Sergio Daniele Donati  (ottobre 2023)

Metafisica 2

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  Nella scatola d'alluminio un ricordo di pane. La memoria è una mollica che non secca, né crea muffe, se togli ogni aggettivo dalla visione del mondo. _____ Testo e foto di Sergio Daniele Donati  (ottobre 2023)

Metafisica 1

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  Stavo lì, immerso nel cielo, a immaginare un manichino che mi indicasse la via dell'epurazione d'argento d'ogni significato dal suono di parole mai dette. Che il non detto resti tale e l'indicibile venga accolto dalla preghiera del silenzio è ciò che chiamo poesia. _____ Testo e foto di Sergio Daniele Donati (ottobre 2023)