(Redazione) - Estratto da Da "Vuoto frontale" (Capire edizioni, 2020) di Sabrina Amadori con breve nota di Sergio Daniele Donati

 


È un vero piacere per "Le parole di Fedro" poter pubblicare un estratto dalla raccolta di Sabrina Amadori "Vuoto Frontale" , apparso nel 2020 per i tipi di Capire edizioni.
L'incisiva scrittura della poeta è capace, come potrete osservare leggendo le composizioni che seguono, di trascinarci in un luogo dai pieni richiami filosofici ed esistenziali, attraverso un apparato linguistico e lessicale sicuramente diretto ed immediato, che però lascia trasparire una sorta di danza tra diversi piani interpretativi possibili.
L'Autrice, sicuramente complice la sua formazione filologica, ha un tratto quasi sapienziale capace di comprimere, non solo in pochi versi, ma anche nel rifiuto forse etico di ogni lirismo ed orpello, la densità del suo dire. 
Quella di Sabrina Amadori è dunque una scrittura che condensa, assimila e lega. 
E il lettore, rara cosa in poesia contemporanea, sente una calda luce di comprensione profonda calare sulle sue tempie.

Una autrice da seguire con attenzione!

Per la Redazione de LE PAROLE DI FEDRO
il caporedattore -  Sergio Daniele Donati

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ESTRATTO

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Ad ogni passo sentiamo
divenire la terra
e noi animati ed eterni
nel silenzio dell’ombra
mentre fuori, ancora
ogni cosa ripete
e non resta che il corpo
la linea gialla
il getto della folla
che si riversa negli occhi.

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Questo inverno
è un lungo spazio bianco
la pioggia gonfia la terra
il silenzio degli alberi
che insegna a invecchiare.


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Tutto occupa una posizione
anche la sera che si ricompone
nel silenzio degli oggetti.
Torniamo in tutte quelle cose
obbligate a prendere un posto,
l’ombra della casa
come misura del passo
che lascia aperta la strada
confine del corpo
che si abitua a perdere.

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Gli occhi sono pareti
vetri, fiumi spezzati
si resta appesi a un urlo
il cuore luce e tempesta
dall’altra parte è tutta foresta.

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L’orizzonte si è svuotato
il mare ha coperto le ombre
il respiro dei bambini
mangiati dal sale.

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Abbiamo ciglia
bianche di sale
per metà donne
per metà prede
da ammazzare.
Ho paura del mio corpo
il bracconiere del mare
si sposta fra pezzi d’occhi
come la mano sulla scacchiera
ma è sempre sua la mossa
fiuta sulle nostre gambe
la paura di non arrivare.

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Il mare è una ferita aperta
luce sfinita, restare nel tempo
è pregare per il silenzio degli occhi.

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NOTE BIOBIBLIOGRAFICHE

Sabrina Amadori è nata a Milano il 20 giugno 1992. Ha conseguito la laurea magistrale in Filologia Moderna presso l’Università degli Studi di Pavia. Docente specializzata, lavora come insegnante di sostegno nella scuola media. Ha pubblicato le raccolte di poesie “Vuoto frontale” (Capire Edizioni, 2020) e “Frammenti d’aria e grafite” (Ass. Culturale Il Foglio, 2015). 
Alcuni suoi testi sono apparsi nell’antologia “Zenit poesia – Progetto < 40”, volume secondo (La Vita Felice, 2016), su La Bottega di Poesia di Repubblica (sezioni di Bari e Napoli) e all’interno di diversi blog e riviste online, tra cui: Rai Poesia, Inverso, Poeti Oggi, Clandestino, La Macchina Sognante. Sue poesie sono state tradotte in spagnolo dal Centro Cultural Tina Modotti e in catalano sulla rivista online “Lletres Bàrbares”.
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