Cinque poesie di Raffaele Floris tratte dalla raccolta inedita "Monete fuori corso"

 

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Procedere per schegge

Non per la morte, solo per la vita
si estinguerà la luce dell’ibisco
che si è incurvato al tedio dell’estate.
Cos’è questo procedere per schegge
che infiammano le notti di catrame?
Cos’è questa progenie di fantasmi
che puntano sul vizio delle carte
per vincere la sorte e condannarci
a un coro petulante di cicale?
L’estate muore, come le sterpaglie
che bruciano nei campi, presidiati
dal volo ininterrotto dei piccioni.
I giorni sono pelle di serpente
raccolta dal signore dei rottami.
Chissà che ne faremo dell’autunno,
quando verrà a picchiare sul battente,
chissà se piangerò nelle tue mani.
Tienila accesa tu quella lucerna,
non dare corpo all’ombra che rimane.

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Frammenti

Non dare corpo all’ombra che rimane
perché è un sentiero inutile, una strada
che non ha sbocchi. Viene per frammenti
l’autunno e si fa beffe delle imposte
che sbattono, dei giochi abbandonati
allo sconforto della tua cantina.
Ma noi sappiamo bene di quell’ombra
che sempre ci accompagna, lo sappiamo
cos’è la vita. Non ci pare vero
se giunti a questo punto non c’è tempo
per quei frammenti, e scorgerli non basta
per vivere. Ma dirci di quei giorni,
di quel declino lento della luce
è già qualcosa e poi non costa niente.
Soltanto questo, forse, ci appartiene.

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Il baricentro

Soltanto questo, forse, ci appartiene:
l’enigma senza fine della notte,
il dedalo dei passi sulle strade
di pece. Hai preso il largo nel recesso
più fitto della macchia, alla deriva
del tempo che ci umilia. Il baricentro
è ancora lì, nessuno può negarlo;
la bussola è un quadrante sbigottito
perché qualcuno adesso ha tolto l’ago:
trovi la rosa e non c’è più la spina.
Così non sai che fartene dei venti
nella stagione inerte del grecale.
Occorre la cautela degli amanti
che accendono fiammiferi nel buio;
ci serve la vertigine del pozzo,
l’uncino dei tornanti, il miele amaro:
per vivere, o magari per provarci.

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Da una vita

Per vivere, o magari per provarci,
apri le imposte e lascia che la luce
osservi i suoi precetti, nonostante
l’autunno ci preceda, come sempre.
Attende un’incertezza, un passo falso,
con l’aria di chi recita una parte
occasionale, come un teatrante.
Perciò tu falla entrare, quella luce:
potrai tenerla o dirmi che novembre,
in fondo, lo aspettiamo da una vita.

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Può bastare così

In fondo, lo aspettiamo da una vita
questo momento, e non ci pare vero
che, giunti a questo punto, non sentiamo
più niente. Cercavamo un refrigerio
dopo l’arsura, un mestolo nel secchio
del pozzo e la parvenza di un giaciglio
dove posare il capo. Quelle corse
scomposte alla sorgente delle lacrime
hanno lasciato il segno, ma soltanto
chi c’era può saperlo. Può bastare
così per questo vuoto, unico frutto
della stanchezza: un frutto di stagione,
si potrà dire. È un nome che scompare
quello del melograno, o dell’alienga
che si metteva ad appassire al buio
della cantina. C’era questa voce:
che i morti la gradissero, a novembre.
Ma giunti a questo punto può bastare
così. Soltanto il tempo dirà come
si vive quando tutto il resto muore.


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NOTA BIOBIBLIOGRAFICA

Raffaele Floris (Pontecurone,1962) è incluso nell’Antologia della poesia in Piemonte e Valle d’Aosta (puntoacapo 2012) e nell’Antologia della poesia in provincia di Alessandria (ivi 2014), nell’Antologia di micronarrativa In poche parole (puntoacapo 2023) e in vari blog e riviste letterarie online. Pubblicazioni: Il tempo è slavina, ed. Lo Faro (Roma 1991) – silloge poetica; L’ultima chiusa, ed. Joker (Novi Ligure 2007) – silloge poetica; La croce di Malta, puntoacapo (2013) – romanzo breve; L’òm, l’aşi e ‘r pulóu, PiM ediz. (2016) – detti, proverbi e filastrocche in dialetto pontecuronese, con cenni di grammatica; Mattoni a vista, puntoacapo (2017) – silloge poetica; Senza margini d’azzurro, puntoacapo (2019) – silloge poetica; La macchina del tempo, puntoacapo (2022) – silloge poetica, Pansele în păhar – Viole nel bicchiere, quindici poesie tradotte in lingua rumena a cura di Cosmopoli ed. (2023)
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