(Redazione) - Muto canto - 06 - Mistica e Animali in Clarice Lispector
di Anna Rita Merico
Lì
dove, decisamente fuori da luogo e tempo, accadono segni d’anima e,
il dentro, s’appalesa in forme perturbanti.
Clarice
Lispector, una mistica contemporanea. Una scrittrice capace di
addentrarsi nelle pieghe di stranianti, lancinanti, minute visioni
aprendo varchi inattesi. Con quel Suo cristallino bisturi di
precisione s’incunea nel minuto del piccolo e ne scava immagini
come se lei fosse sempre lì a sgambettare all’interno di stracolmi
trittici medievali.
Con
gioia urla l’alleluia per il volersi cibare
direttamente della placenta 1
prima di scavalcare il noto ed addentrarsi nell’ignoto. Il viaggio
affascinante che indica è racchiuso in un progetto di mistica
all’inverso. Cerca l’è non nell’alterità del sacro ma nell’é del minuscolo della realtà vicina. Nel minuscolo della realtà
vicina in cui la cosa (insetto, ricordo, respiro, immagine) è e
abita il tempo. Tempo millesimale colto nella frazione all’interno
della quale la cosa
è.
Albrecht Durer, Cervo volante, 1505 |
Maestra
di capogiro, Clarice Lispector riscrive le leggi su dove si trovi il
pensiero della mistica: viaggio nella dimensione dell’immanenza lì
dove accade la scoperta che il presente è negato perché l’attualità
è sempre in un altrove, un altrove incognito. Per giungere all’è,
dunque, Clarice si pone all’interno di una precisa tensione: voler
catturare il tempo, l’incognita
dell’istante.
E’
una mistica che non indaga più gli empirei del pensiero e dei cieli.
E’ una mistica che s’incunea tra antenne, ali, blatte, molli di
corpi.
Nel
muoversi lascia che accada il primo slittamento. E’ uno slittamento
che va verso la visione dell’amore come materia
sensibilizzata dal brivido degli istanti.
Gli istanti sono astratti e, in essi, si muove l’interezza del
corpo. E’ corpo impegnato nella sapienza della scrittura attraverso
cui cogliere ogni tempo della storia piantando stiletto nel ventre
della parola trasmutata in silenzio.
Nell’elevazione
alla Sua mistica, Lispector ingaggia lotta con la materia
prima dinanzi
al cui cospetto occorre conoscere le Leggi del nascere-morire. Come
arcana ameba Lispector cerca vibrazioni e nomina la sottrazione sacra
da cui giunge: dolore per la perdita, è dolore che consente
trascendimento. Mi metallizzo - lei
dice - sono fuori dal genere e raggiungo l’impersonale: si mostra,
così, dal dentro di un’infinita fragilità. Dilegua ogni possibile
Dio ed ogni possibile Me. Compare l’it, dentro d’ogni essenza.
L’it come possibilità di venire
in contatto con la vita primitiva animalica.
Il bestiario medioevale carica immagini coinvolgendo, nelle
metamorfosi degl’incesti creativi, l’infinito sentire attraverso
cui lottare e abbandonarsi.
Clarice
Lispector obbliga ad essere letta con l’intero corpo e con gli
uncini del più intimo sentire. E’ una mistica che obbliga a
regressioni potenti all’interno dell’alveolo centrale
dell’ascolto lì dove accade di poter cadere, essere, trovarsi in
uno stato di grazia allorché la gioia è suprema, il silenzio è
leggero e l’annunciazione del mondo avviene nel dominio
dell’adesso.
Quello
che ti scrivo è un <questo>
Nuda,
essenziale, pronta a mostrarsi regina del dentro.
“Sono tornata. Sto pensando a tartarughe. Una volta ho detto per pura intuizione che la tartaruga era un animale dinosaurico. Poi mi è capitato di leggere che lo è davvero. Ho ogni cosa. Un giorno dipingerò tartarughe. Mi interessano molto. Tutti gli esseri vivi, a parte l’uomo, sono una scandalosa meraviglia: fummo modellati e avanzò molta materia prima – it – e si formarono allora le bestie. Perché una tartaruga? Forse il titolo di quello che ti sto scrivendo dovrebbe essere un po’ così e in forma interrogativa: <E le tartarughe?> Tu che mi leggi diresti: è vero che da molto tempo non penso alle tartarughe.” 2
Grande Clarice, i suoi passi di scrittura eretica sono profondi, visionari, mistici interrogativi filosofici.
____
NOTE
1 - Clarice Lispector, Acqua viva, traduzione di Angelo Morino, Sellerio
Editore Palermo 1997, pg 11. Tutti “i corsivi” sono dalle
pagine del testo indicato.
2 - ivi pg 47
Interessante:-)
RispondiEliminaGrazie, una scrittura (quella di Lispector) profonda per indagine e contenuto
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